Fuggire dal rumore del mondo
di David Le Breton
Recensione di Aldo Pintor
Tutti noi occidentali viviamo in una società assordante. Sempre sommersa da rumori che ormai rischiano di provocare la morte di qualunque comunicazione autentica. In quanto nel ventunesimo secolo dopo l'infausta vittoria del neoliberismo è stato rimosso tutto ciò che non produce profitto. Pertanto anche il silenzio che notoriamente è estraneo alle logiche economiche è caduto in desuetudine. Per poter riscoprire quanto questo elemento sia importante per una esistenza veramente umana e valorizzare l'assenza di suoni consiglio di leggere un libro veramente utile “Sul silenzio” (Raffaello Cortina pp. 278 € 24) di David Le Breton sociologo e antropologo francese che insegna all'università di Strasburgo.
Questa fatica letteraria si conclude con una frase in verità uno po' enigmatica “Ma il silenzio ha sempre l'ultima parola”. La lettura non svela del tutto il significato della frase conclusiva che mantiene intatto il suo mistero come d'altro canto lo mantiene la vita.
L'autore ha scritto varie opere già apprezzate dai lettori italiani e anche in questa non manca di sorprenderci con la sua capacità narrativa unita alla profondità dell'analisi e all'originalità del pensiero. La sua vasta cultura non costituisce ostacolo alla comprensione ma arricchisce il lettore facendogli scoprire aspetti reconditi della dimensione oggi quasi sconosciuta del silenzio.
Il libro comincia con l'analisi della società industrializzata e tecnologizzata che oggi ben conosciamo che ha creato persone che come abbiamo già sottolineato non riescono a vivere senza che qualche rumore di sottofondo disturbi la loro vita stroncando sul nascere qualunque riflessione seria. Ma come giustamente ci fa notare il nostro sociologo ogni comunicazione che sia autentica deve partire dal silenzio e pertanto ragionare sulla comunicazione significa per forza ragionare sul silenzio. Questo come tutti i fenomeni umani non ha una valenza unica, infatti esiste il silenzio come complicità che funge da cemento per amori e amicizie ma c'è pure l'ostinato rifiuto di parlare e allora il silenzio assume una connotazione negativa e prende il nome di mutismo.
Lo scrittore per la stesura di questo libro si avvale di una bibliografia davvero sterminata con largo uso di citazioni di autori antichi e moderni, religiosi e laici. Il libro ci guida verso percorsi poco praticati e conosciuti di questo fenomeno che non è solo umano ma è presente anche in natura. Per esempio davvero interessante è quanto scrive Le Breton a proposito del silenzio dei riti iniziatici presente negli antichi culti misterici diffusi in tutto il bacino Mediterraneo e delle moderne tecniche del silenzio utilizzate nelle terapie psicanalitiche.
Il mondo religioso viene accuratamente esaminato sia nelle religioni monoteistiche ebraismo cristianesimo e islam sia nelle religioni orientali Buddismo e induismo. Ma l'autore non si ferma alle esperienze religiose. Infatti esamina anche quella che chiama mistica profana ossia l'esperienza mistica slegata da una tradizione religiosa conosciuta. Le Breton non nasconde che i rischi che oggigiorno gravano sul silenzio degli spazi profani che riguardano anche il mondo delle religioni.
Leggendo questo libro ci ricordiamo della frase bellissima contenuta nel Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry “Non si vede bene che con il cuore”. Infatti così come per la vista anche per l'udito l'organo che ci consente un profondo e autentico ascolto non è che il cuore che altro non è che l'orecchio interiore. Il silenzio infatti ci può dare la misura di ciò che è benefico per noi, non solo cosa è utile concetto cardine dell'attuale società mercantile (ma come dice Cristian Bobin forse tutte le società sono mercantili).
La rarità del silenzio oggigiorno paradossalmente lo rende prezioso e ci piace concludere come l'autore che l'ultima parola di ogni vita umana è sempre il silenzio.