Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mc 7,1-8.14-15.21-23
Il brano è molto complesso e ricco di suggestioni. Tratta dell'incomprensione dei discepoli in relazione al legalismo religioso. Esiste in tutte le religioni, compresa la nostra, una religiosità tutta volta all'aspetto esteriore, una religiosità delle "labbra", fatta di parole e gesti da ripetere. Viviamo forme di religiosità fatte di belle parole, di discorsi teologicamente impeccabili, di lunghe preghiere e di rosari, di devozioni a questo o a quel santo, di sacrifici interminabili e chi più ne ha più ne metta. Una religiosità, se così possiamo dire, dell'immagine, bella di fuori ma vuota nel cuore (che nel linguaggio biblico indica la coscienza), che non ne è minimamente interessato.
<< Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite >> , dirà Gesù ai discepoli (8,18) rifacendosi alla tradizione profetica (Ez 12,2 ; Ger 5,21 ; Is 6,9-10), per dire che il nostro modo di vivere la religione rasenta l'idolatria. Esiste invece una religiosità che scuote e cambia la vita di fede, una religiosità in cui l'uomo è pronto all'ascolto obbediente della Parola che, in Gesù, ci esorta ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati. Una religiosità che ci comanda di porre al centro delle nostre fatiche pastorali i poveri, gli umili, gli indifesi (stranieri, orfani, vedove...), tutti gli esuberi, della società, gli scartati dal banchetto della vita. Questa è << una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre >> (Gc 1,27), una religione dove il primato non spetta alle nostre tradizioni religiose, al culto, alla legge (fosse anche la legge di Dio), ma al comandamento dell'amore. L'amore è l'unico comandamento che manifesta al mondo il volto del Padre (cfr.Gv 13,34-35), l'amore "Agapico" che viene da Dio, quello disinteressato, l'amore a perdere, amore che rimanda sempre al bene assoluto dell'uomo, che sta sempre al di sopra di ogni legge e tradizione.