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mercoledì 3 febbraio 2016

JESUS, febbraio 2016 - La bisaccia del mendicante di ENZO BIANCHI - Rispondere alle creature

JESUS, febbraio 2016

La bisaccia del mendicante
Rubrica di ENZO BIANCHI


Rispondere alle creature

Penso sovente che nei tempi passati gli umani sentivano di appartenere alla vita, di fare parte del flusso della vita nell’universo, mentre oggi pensano che la vita appartenga a loro: “La vita è mia e me la gestisco come voglio!”, sembra essere un pensiero diffuso. Parole insipienti, uscite da menti che paiono inconsapevoli di fare parte di una nutrita comunità di co-creature.

Eppure, più mi inoltro nell’anzianità, più sento di vivere nel ciclo vitale delle creature del cielo e della terra, visibili e invisibili. Quando cammino nei boschi in mezzo ai quali è collocato il mio eremo, sento che quello spazio è più il regno degli animali e delle piante che non il mio. Regna il vento che fa stormire le fronde, regna la terra che profuma di humus, regna il filo d’erba che cerca la luce tra sassi e foglie secche, regna la volpe che se ne va tenendo fisso il muso verso di me, regnano i grandi e neri sassi della morena… Anche queste creature sono il mio prossimo, e gli animali respirano la mia stessa aria, come me osservano il bosco.

Ma in questa comunità di co-creature che condividono lo stesso spazio e vivono insieme per un certo tempo, noi umani siamo un’eccezione, perché ci poniamo domande e cerchiamo un senso alla nostra esistenza. Riconosciamo l’animalità che è in noi, come gli animali siamo mossi da istinti e pulsioni, ma siamo capaci di dominarle e di vincerle (cf. Gen 4,7). Con gli animali abbiamo in comune comportamenti istintivi, come la paura, la diffidenza, l’aggressività, l’istinto di conservazione, la pulsione sessuale; conosciamo come loro il piacere di stare l’uno accanto all’altro, la necessità delle cure materne, anche la gioia del vivere bene. Eppure noi umani accediamo a una capacità ulteriore: quella della ragione, dunque del linguaggio, del dialogo, della comunione.

Per questo diventiamo “responsabili”, capaci di rispondere agli animali e alle altre creature, anche a quelle inanimate. Sentiamo come un compito – anche se molte volte contraddiciamo questo comando che ci viene dalla coscienza – di essere custodi della terra, incaricati di preservare la bellezza e l’armonia della casa comune: la nostra madre terra! È forse un caso che gli umani, in ogni cultura, dicano di aver ricevuto da Dio il comando di rispettare e custodire la terra (per quanto riguarda la Bibbia, cf. Gen 2,15)? Noi la chiamiamo “madre”, perché sentiamo che lei ci ha generati e che a essa ritorneremo come nel grembo materno (cf. Gen 3,19). Tutti siamo ospiti di questa terra, tutti compagni di viaggio, tutti voluti e creati da Dio. Agostino con molta audacia arrivava a scrivere:

“Adorate lo sgabello dei suoi piedi, perché è santo” (Sal 99,5). Cosa dobbiamo adorare? Lo sgabello dei piedi di Dio, cioè la terra, come si trova in un altro passo delle Scritture: “La terra è lo sgabello dei miei piedi” (Is 66,1) … Mi volgo dunque a Cristo e in lui trovo come si possa adorare la terra. Egli, infatti, dalla terra assunse la terra, poiché la nostra carne proviene dalla terra e lui prese carne dalla carne di Maria.

E Basilio di Cesarea, che anche da vescovo si recava ogni giorno al mercato e spesso passeggiava nei boschi, così pregava:

O Signore,
accresci in noi la fraternità
con i nostri piccoli fratelli, gli animali.
Concedi che possano vivere non per noi,
ma per se stessi e per te.
Fa’ che comprendiamo che essi amano, come noi, la vita
e che ti servono secondo la loro vocazione,
meglio di quanto facciamo noi.
Tu che salvi uomini e animali (cf. Sal 35,7),
a tutti concedi il tuo amore infinito
e aiutaci ad avere compassione di tutte le tue creature.

Sì, sono molti i legami visibili e invisibili che fanno di tutti noi abitanti del pianeta terra una grande comunità, nella quale è quanto mai necessario rispetto reciproco, umiltà, solidarietà. Noi umani siamo solo voce di tutte le creature nel rallegrare il mondo, nel piangere e sospirare redenzione, nell’attendere una terra nuova e un cielo nuovo. Perciò il comandamento sintesi di tutti gli altri è: “Ama la terra come te stesso!”.