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mercoledì 22 aprile 2015

GESÙ VOLTO UMANO DI DIO - HOREB n. 70 - 1/2015

GESÙ VOLTO UMANO DI DIO 


HOREB n. 70 - 1/2015



TRACCE DI SPIRITUALITÀ 
A CURA DEI CARMELITANI




Battezzati “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, siamo immersi nel cuore di Dio comunione, coinvolti nel dinamismo trinitario e chiamati a “narrare” nel tempo la storia eterna dell'amore trinitario. Questa è la vocazione del cristiano. 

La narrazione biblica ci ricorda, ancora, che nell'amore trinitario c'è un'esigenza d'incarnazione, ed evidenzia che il dinamismo trinitario ha preso concretezza, spessore corposo e volto umano in Gesù di Nazareth. 

Il credente, allora, necessariamente deve fare riferimento alla figura di Gesù di Nazareth per assumerla come paradigma su cui declinare, sotto l’azione dello Spirito, la propria esistenza storica. 

Va tenuta presente tutta la vita di Gesù, È alla luce del suo vissuto, dalla nascita alla resurrezione, che va ridisegnata una seria prospettiva di cammino di fede. 

Ma in modo particolare va tenuta presente l'incarnazione di Gesù, essa ci dice che Dio per salvare l'uomo ha deciso di farsi uno di noi nel Figlio, ha lasciato la sua inaccessibilità, e si è posto in compagnia con ogni uomo e nella solidarietà più intima apre strada a ogni uomo (cf. Fil 2,6-11). 
Con l’incarnazione, Gesù manifesta nella sua umanità gli aspetti invisibili del Dio vivente e, come ci ricorda Paolo, «ci insegna … a vivere in questo mondo» (Tt 2,12). Ormai la mediazione umana di Gesù di Nazareth è determinante per conoscere ed esperimentare chi è Dio per noi e come, nel Figlio ci coinvolge a vivere in questo mondo. 

In questo senso, l’Incarnazione diventa la categoria interpretativa per dire la fede secondo il progetto di Dio che nel Figlio si rivela e ci salva. 

Dalla logica dell’incarnazione scaturisce, per ogni uomo, l’impegno a saper guardare con lucidità i frammenti di storia, come spazio in cui Dio costruisce il Regno, a saper crescere nella consapevolezza che il Dio in cui crediamo è un Dio che non si è rifiutato di attraversare anche le tragiche esperienze di oscurità e di solitudine che segnano la vita di ogni uomo e che l’evento dell’Incarnazione e della Croce è, in definitiva, lo spazio per il recupero della radicalità cristiana come annuncio di una forma storica di esistenza, caratterizzata dalla piena condivisione del destino umano per rendere trasparente l’amore gratuito e fedele di un Dio che ha dato totalmente se stesso per la vita degli uomini.
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