Intervista all'imprenditrice sociale Selene Biffi, al centro della storia vera narrata nel libro scritto a quattro mani con Carlo Annese. La scuola per cantastorie, l'Afghanistan e una scelta di vita controcorrente: questi gli ingredienti di un'opera da non perdere
Un altro mondo è possibile? Sì, grazie a persone come Selene Biffi. Che va in Afghanistan con un progetto rivoluzionario proprio mentre la comunità internazionale, Stati Uniti in prima fila, sta cercando il modo più ‘silenzioso’ per venire via da un paese oggi allo sbando nonostante i 13 anni di presenza della Nato, ovvero dalla reazione occidentale contro Al Qaeda e i Talebani dopo l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001. È un ritorno, quello di Selene (oggi 32enne, originaria di Mezzago, in Brianza, ha ricevuto almeno 40 premi internazionali per il suo lavoro nel campo dell’innovazione sociale) a Kabul: vi era stata qualche anno prima come funzionaria dell’Onu in campo educativo, ci è tornata nel 2013 per scommettere sul miglior antidoto a violenze e sbando sociale, la cultura. “Ho deciso di aprire una scuola per cantastorie, un’antica tradizione che si sta perdendo ma che ha un valore immenso da quelle parti”, spiega. E così, in men che non si dica la Qessa academy apre i battenti e, tra mille difficoltà, porta al diploma i primi studenti.
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«C'era e non c'era» (così cominciano le storie nella tradizione afghana) una ragazza italiana che voleva cambiare il mondo. Una favola? Sì, ma non troppo lontana dalla realtà. Perché Selene Biffi in fondo sa come si può cambiare il mondo, un'idea alla volta. Quando, nel 2013, torna in Afghanistan dopo una prima esperienza con l'Onu, ha progetti chiari e coraggio da vendere. Selene fa un lavoro strano: crea start-up sociali, imprese con fini umanitari. E a Kabul vuole aprire una scuola. L'Afghanistan è un Paese con un tasso di analfabetismo pari quasi all'80%; un Paese in cui gli insegnamenti e la cultura si tramandano di generazione in generazione spesso soltanto attraverso il racconto orale.
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