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giovedì 12 ottobre 2023

In appello ribaltata la sentenza di primo grado a Mimmo Lucano - L'accoglienza non è più reato!

In appello ribaltata la sentenza di primo grado a Mimmo Lucano
L'accoglienza non è più reato!



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Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, è stato assolto in appello da tutti i reati tranne l’abuso di ufficio 


L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano non è stato il promotore di un’associazione a delinquere finalizzata alla gestione illecita dei fondi destinati ai progetti Sprar e Cas dei migranti. Per il tribunale di appello, infatti, il reato non sussiste. E’ stata dunque ribaltata la sentenza di primo grado. A porre fine all’incubo di una giustizia strumento della politica xenofoba è stata la Corte d’Appello di Reggio Calabria, dopo sette ore di camera di consiglio anulando quasi interamente la decisione del Tribunale di Locri che, a settembre del 2021, aveva comminato a 13 anni e quattro mesi l’ex primo cittadino, dopo l’inchiesta sul “modello Riace”, ampiamente utilizzata dai leader della destra che con i decreti dei suoi ministri calpesta i diritti umani dei migranti, condannandoli a morte attraverso i respingimenti illegali e immorali.
A carico di Mimmo Lucano resta solo un abuso d’ufficio e precisamente l’accusa di falso in relazione a una delibera del 2017.

L’ex sindaco di Riace era a processo per associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio si è visto assegnare in appello un anno e sei mesi di reclusione, con pena sospesa, contro la richiesta della Procura generale di 10 anni e 5 mesi. In primo grado, per lui la condanna da parte del tribunale di Locri era stata di 13 anni e 2 mesi di carcere. Dalla lettura del dispositivo emerge che la Corte ha assolto Lucano dai reati più gravi. La Corte ha assolto tutti gli altri 17 imputati, che invece erano stati condannati in primo grado.

La Corte d’appello di Reggio Calabria, presieduta da Elisabetta Palumbo, ha dunque deciso una decurtazione di 12 anni rispetto al primo grado. Lucano era finito alla sbarra nell’ambito del processo Xenia su presunte irregolarità nella gestione dei progetti di accoglienza dei migranti nel Comune di Riace, che alla Corte dAppello non è risultato che fossero state compiute.

“L’11 ottobre, il tribunale di Reggio Calabria emetterà la sentenza in appello sull’operato di Domenico (Lucano, ndr) e dei suoi collaboratori. Bisognerebbe premiare, non condannare, il modello Riace. A Reggio Calabria è in ballo la criminalizzazione della solidarietà. Come digiuno di giustizia, saremo l’11 ottobre davanti alla prefettura di Napoli, piazza del Plebiscito, in comunione con quanti sono in attesa della sentenza davanti al tribunale di Reggio Calabria”, aveva annunciato nei giorni scorsi padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, a nome del Digiuno di giustizia e in solidarietà con i migranti, parlando della nuova stretta del governo sui migranti. “Fino a quando governo italiano, continuerai ad elaborare decreti su decreti per espulsioni, rimpatri, respingimenti, disumani e disumanizzanti, contro i profughi? È un grido di orrore che lanciamo questo mese, come Digiuno di Giustizia, per gli ultimi provvedimenti di pura perversione verso chi bussa alla nostra porta in cerca di speranza”.

“Davanti al fallimento del Memorandum con la Tunisia e all’arrivo di oltre centomila profughi a Lampedusa, la presidente del Consiglio. Meloni, (sotto pressione del leghista Salvini!), ha deciso che tutti i profughi che arrivano in Italia, saranno rinchiusi in strutture militarizzate, i Centri per il Rimpatrio (Cpr). Per realizzare questo – dice il missionario da sempre in prima linea per gli ultimi – il governo Meloni ha deciso di costruire in ogni regione del Paese un Cpr per rinchiudervi chiunque entri illegalmente in Italia, compresi i minori di sedici anni, se mancassero strutture idonee ad accoglierli, ma solo per 90 giorni. Ma nel provvedimento non è previsto l’aumento dei posti di accoglienza riservati ai minori. In più ”per i sedicenti minori”, afferma il ministro Piantedosi, l’autodichiarazione di minore età non verrà più accettata, ma sarà verificata con accertamenti. È da sottolineare che un insieme di valutazioni e non un singolo esame, come la sola Rx del polso, è dirimente a stabilire l’età cronologica di un soggetto, specie se minorenne. Di fatto, l’accertamento dell’età ossea tramite il metodo più usato secondo Greulich-Pyle è inidoneo per valutare età cronologica dei giovani profughi provenienti da Asia e Africa, in quanto tarato su referti di adolescenti anglosassoni!”.

Padre Zanotelli ha voluto ricordare nell’intervista che “in Italia ci sono già dieci Cpr gestiti da privati con condizioni igieniche terribili, cibo scadente, scarsa assistenza medica, abuso di psicofarmaci e parecchi suicidi. Sarà il Genio Militare a costruire questi nuovi Cpr: veri lager militarizzati. Così i Cpr, hot-spots e i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) diventano opere presidiate dall’Esercito e destinate alla difesa e sicurezza nazionale, equiparate a caserme o arsenali. È la piena militarizzazione del comparto migratorio. Ma il genio del male non finisce di stupirci: solo chi pagherà 4.938 euro non sarà rinchiuso nei lager. È la prima volta che viene introdotto nel diritto italiano un meccanismo di garanzia economica per evitare la detenzione. Chi è stato capace di accogliere il fratello, sorella, figli che bussavano alla porta è stato Domenico Lucano, già sindaco di Riace, che ha fatto fiorire il suo borgo abbandonato, con un modello di integrazione tra riacesi e profughi”.
(fonte: Faro di Roma, articolo di Irina Smirnova 11/10/2023)

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Non reggono in Appello le accuse mosse a Lucano. 
L’ex sindaco condannato a un anno e 6 mesi


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ANGOSCIA E GIOIA
La rivincita di Mimmo Lucano: 
«È la fine di un incubo, ora la Rai mandi in onda la fiction su Riace»


VIDEO | Cronaca della giornata dell’ex sindaco del piccolo centro della Locride in attesa della sentenza d’Appello che ha ridotto la pena da 13 anni a 1 e 6 mesi: «Sono stato calpestato anche politicamente, ma qui si faceva accoglienza vera». Gli avvocati: «È stato riconosciuto che ha fatto tutto per il bene dell'umanità»


«Quindi è oggi? Allora ti aspetto più tardi da me, laprimu na buttighjia e festeggiamu». Ci vuole l’ottimismo di Antonio, 85 anni passati da un pezzo, faccia omerica cotta dal sole e bastone d’ordinanza in mano, per stemperare la tensione dell’attesa. Mimmo Lucano non era a Reggio stamattina. Circondato dagli amici più fidati, ha atteso la sentenza nella sua Riace, nella piazza di quel “villaggio globale” diventato negli anni il cuore pulsante del progetto che ha fatto di questo minuscolo paese a sud del sud d'Italia il manifesto di un altro modo di intendere le migrazioni.
Una mattina sul filo della tensione quella trascorsa dall’ex sindaco tra le case ormai semi deserte del paese vecchio. Lontani i giorni in cui le viuzze del centro collinare erano vive di gente proveniente da mezzo pianeta, in paese sono rimasti in pochi che, a piccoli gruppi, si avvicinano all’ex sindaco per informarsi sulla situazione. «Mi sento in colpa anche per gli altri - racconta Lucano riferendosi ai collaboratori dell’utopia Riace finiti alla sbarra assieme a lui - anche il loro destino e legato al mio e a quello che Riace ha significato. Perché mi sembra evidente che alla sbarra ci sia finito tutto il modello Riace». Ci vogliono sette ore di camera di consiglio per riformare radicalmente la sentenza di primo grado che aveva smontato l’idea stessa del progetto d’accoglienza.
«Ma pena sospesa che significa?». Lucano ha appena ascoltato dai suoi legali, al telefono, il sostanziale ribaltamento della sentenza di primo grado e fatica a trattenere l’emozione. C’è voluto l’abbraccio degli abitanti del suo paese - quasi tutti gli imputati del processo Xenia risiedono nel piccolo centro jonico - per farlo tornare alla realtà. Una realtà che fino alle 17 di mercoledì diceva 13 anni e rotti di condanna con annessa morte definitiva del progetto Riace e che ora, dopo la lettura del dispositivo, rimette tutto in gioco. «Questo processo non riguardava solo me e gli altri imputati – dice -. Sostanzialmente alla sbarra c’era finito Riace e il suo modo alternativo di intendere accoglienza e integrazione. La sentenza di oggi ribalta tutto».
È un fiume in piena l’ex sindaco diventato suo malgrado una bandiera da sventolare o da strappare.

«È la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso - rimarca -. È la fine di incubo che per anni, ingiustamente, mi ha reso agli occhi della gente un delinquente. Sono stato attaccato, denigrato e accusato, anche a livello politico e non solo, quindi, giudiziario, per distruggere il 'modello Riace', la straordinaria opportunità creata per accogliere centinaia di persone che avevano bisogno e per ridare vita e ripopolare i centri della Calabria. A questo punto spero che pure la Rai si ricreda e mandi in onda la famosa fiction girata con Fiorello a Riace».

Lucano non dimentica i suoi legali a cui rivolge «un grande grazie». «Il compianto Antonio Mazzone, Pisapia e Daqua, non miei legali ma miei fratelli, uomini e professionisti che hanno capito sin da subito di avere di fronte un innocente», dice. E conclude: «Essendo anche io un comune e mortale essere umano è probabile che in questa vicenda abbia commesso degli errori ma di un aspetto, in particolare, sono sicuro, molto sicuro e convinto: ho sempre agito con l'obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all'accoglienza e all'integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture».

Il commento degli avvocati Daqua e Pisapia

«Oggi è una bella pagina per la giustizia italiana». Ha commentato così l'avvocato Andrea Daqua la sentenza della Corte d'Appello di Reggio Calabria.

«È stata una bella vittoria - ha aggiunto uno dei legali di Lucano - una soddisfazione per lui perché non abbiamo mai dubitato della sua innocenza, della sua onestà morale e intellettuale. La pena è stata ridotta così tanto - ha concluso Daqua - perché siamo stati in grado di dimostrare l'abnormità del giudizio di primo grado. Gli errori e le valutazioni scorrette erano evidenti. La Corte d'Appello ha saputo prenderne atto. L'associazione a delinquere è caduta perché non è mai esistita. È caduto tutto il castello accusatorio. È finito 'l'accanimento non terapeutico' a cui è stato sottoposto Lucano».

Per l'altro avvocato di Lucano, Giuliano Pisapia, «un anno e sei mesi con pena sospesa è una stupidaggine. L'importante è che è stato riconosciuto che Mimmo Lucano ha fatto tutto per il bene dell'umanità, per il bene di chi ha bisogno. Non ha fatto nulla per se stesso. Poi piccoli errori ognuno li può fare. Quello che è importante è che Lucano è stato considerato dalla Corte d'Appello come uno che ha sempre lavorato per gli altri, mai per se stesso».
(fonte: LaCNews24, articolo di Vincenzo Imperitura 11 ottobre 2023)