STUPORE, INCANTO E PACE,
TRA NATALE E CAPODANNO CON DON TONINO BELLO
Cosa può e deve ispirare il mistero dell'Incarnazione a partire dalla statuina meno conosciuta del presepe, quella del pastore meravigliato. L'insegnamento del compianto vescovo di Molfetta alla vigilia della Giornata mondiale della pace nei ricordi personali e diretti del presidente della Fondazione che porta il nome dell'ex presidente nazionale di Pax Christi
Era il Dicembre del 1977 quando con don Tonino Bello ci si incontrava in Parrocchia per allestire il presepe. L'occasione di condividere con lui un momento creativo era per noi giovani molto importante: si attendeva con impazienza che il giorno volgesse al termine e puntuali lo aspettavamo. Imparammo molte cose in quelle serate fatate: che presepe viene dal latino praesepium che significa mangiatoia, che il presepe educa alla contemplazione e allo stupore. Contemplazione e stupore che lui stesso ci trasmetteva quando ideava e costruiva sentieri e montagne, ruscelli e casette, stalle e capanne: nei suoi occhi leggevamo il mistero del Natale.
Ho appreso solo successivamente dell'esistenza di una statuina del presepe, forse la meno conosciuta, che ci insegna ad aprire il cuore allo stupore: è quella dell'Incantato o Pastore meravigliato. Un fanciullo con le mani vuote, le braccia aperte e il viso estasiato che esprime appunto meraviglia. Racconta la tradizione che il fanciullo non era ben visto dagli altri pastori perché non portava nessun dono a Gesù. " Gli dicevano: Non hai vergogna? Vieni a Gesù e non gli porti niente? L’Incantato non rispondeva: era totalmente assorto nel guardare il Bambino. E quando i rimproveri si fecero insopportabili intervenne Maria: Incantato non viene a mani vuote! Non vedete che porta al mio Gesù la sua meraviglia, il suo stupore!"
Pastore dell'essenziale, l'Incantato va oltre ogni cosa! Ci dice ancora oggi che la nascita di un bambino suscita gioia e stupore, perché ci pone dinnanzi al mistero della vita. Divenuto Pastore, don Tonino scriveva "la meraviglia è la base dell'adorazione, l'empietà più grande non è tanto la bestemmia o il sacrilegio, la profanazione di un tempio o la dissacrazione di un calice, ma la mancanza di stupore. Senza stupore è difficile l'incontro con Dio". E Francesco sembra fargli eco: "Vivi, ama, sogna, credi! Sogna un mondo che ancora non si vede... Impara dalla meraviglia, coltiva lo stupore!"
Sognare un mondo che ancora non c'è significa già iniziare a costruirlo. Un mondo di pace, senza guerre . Un mondo senza disuguaglianze , un mondo senza inganni. Perché anche il Natale può essere un inganno se passata la pausa festiva tutto ritorna come prima, se ogni giorno dimentichiamo che laddove ci sono armi, prepotenza, potenza, dominio, non è Natale. Ecco perché il Natale, quello vero, più che darci quiete deve trasmettere inquietudine: inquietudine per chi oggi è senza pane, senza casa, senza lavoro, senza salute, senza un amore, senza Dio. Senza speranza! Era inquieto don Tonino. Perché uomo di speranza.
Per questo amava il presepe. Perché il presepe “si inerpica (più della teologia) sui crinali scoscesi della rivelazione col bilico dei suoi ponti, col paradosso delle sue montagne, con la trasognata semplicità dei suoi personaggi.( ) Ma lo (amava ) soprattutto perché suggerisce un'arditezza ancora più grande: che Lui, il Signore, è disposto a ricollocare la sua culla, ancora oggi, tra le pietraie della mia anima inquieta".
Così, con questa certezza, don Tonino, Pastore Incantato, ai fedeli confidava in una notte di Natale: "Cara città, vorrei affidare a ben altro che a un foglio di giornale il mio augurio di buon Natale per te. Vorrei, se mi fosse concesso, lasciare nella mezzanotte il trasognato rapimento della liturgia, e aggirarmi per le tue strade, e bussare a tutte le porte, e suonare a tutti i campanelli, e parlare a tutti i citofoni, e dare una voce sotto ogni finestra illuminata e dire a ognuno. " Non scoraggiarti. È nata la speranza! ".
E allora nostro compito sarà quello di far crescere la speranza nel cuore del mondo. E' il mondo il cantiere di Dio. E' in questo cantiere deve nascere la Pace. Ci dice papa Francesco nel suo messaggio della 54a Giornata mondiale della pace: «Quanta dispersione di risorse vi è per le armi, in particolare per quelle nucleari, risorse che potrebbero essere utilizzate per priorità più significative per garantire la sicurezza delle persone quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni sanitari. Anche questo, d'altronde, è messo in luce da problemi globali come l'attuale pandemia da Covid-19 e dai cambiamenti climatici. Che decisione coraggiosa sarebbe quella di "costruire con i soldi che s'impiegano nelle armi e in altre spese militari un "Fondo mondiale" per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei paesi più poveri "». Sono inequivocabili le parole dei Profeti: e allora cambiamo! Oggi dobbiamo prendere coscienza che le spese militari conducono al declino economico, non favoriscono lo sviluppo ma lo depotenziano, portano maggiore insicurezza e maggiore instabilità politica.
Da qui bisogna partire se vogliamo davvero essere gli attori del cambiamento d'epoca che stiamo vivendo. Utilizzare le risorse per le armi significa investire nella morte, utilizzare le stesse risorse per eliminare la fame, le povertà, investire per la salute, garantendo oggi a tutti i vaccini anti covid, significa credere nella vita, dar senso appunto al Natale, viverlo come incanto di pace: «Gesù è venuto non perché tutto restasse come prima, ma perché cambiasse la vita di tutti. Natale è rinascere noi e far nascere un mondo nuovo».
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Giancarlo Piccinni 31/12/2020)