UN BACIO SULLA FRONTE
E io, cosa dico di te?
Ti faccio la mia dichiarazione con le parole più belle che ho:
tu sei stato l'affare migliore della mia vita.
I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
- il primo per gli amici dei social
- il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. (...) Mc 8,27-35
per i social
E io, cosa dico di te? Ti faccio la mia dichiarazione con le parole più belle che ho: tu sei stato l'affare migliore della mia vita.
UN BACIO SULLA FRONTE
Silenzio, solitudine, preghiera: è un momento carico di intimità per questo gruppetto di uomini. È una di quelle ore speciali in cui l'amore si fa tangibile, lo senti sopra, sotto, intorno a te, come un manto luminoso; momenti in cui ti senti «docile fibra dell'universo» (Ungaretti).
In quest'ora importante, Gesù pone una domanda che sarà un bivio per le scelte di fede e di vita dei suoi amici: ma voi, chi dite che io sia?
Le sue domande sono sempre scintille che accendono, sono bivacchi impazienti di partire. Gesù vuole i suoi poeti incamminati nella vita.
La domanda inizia con un “ma voi”, una avversativa in opposizione a ciò che dice la gente, a dire non accontentatevi di una fede “per sentito dire”, mai!
Ma voi con le barche abbandonate, voi che avete camminato con me per tre anni, voi miei amici, che ho scelto a uno a uno, chi sono io per voi?
Gesù aveva fame di domande, come i bambini. Parole aperte che rompono i recinti, forse le prime parole assetate e affamate attraverso le quali respiriamo, mangiamo, baciamo ed esprimiamo desideri.
Con le domande, Gesù si comporta come fanno gli innamorati: che cosa ti è successo quando mi hai incontrato? Quanto posto ho nella tua vita, quanto conto per te? E l'altro risponde: tu sei la mia vita! Sei la mia donna, il mio uomo, il mio amore.
Gesù non ha bisogno di Pietro per sapere se è più bravo dei profeti di prima, lui vuole sapere se è innamorato, se gli è sbocciato quel cuore che può essere la culla o la tomba di Dio, che può fare grande o piccolo l'Immenso nella misura in cui gli fai spazio, se gli dai tempo e passione.
La gente, chi dice che io sia? Che sei un profeta, una creatura di fuoco e roccia, come Elia e il Battista; voce e respiro di Dio. Ma Gesù non si attarda sui sondaggi d’opinione, ed ecco la grande domanda: voi, chi dite che io sia? Un salmo lo chiama «roccia e nido» (84,4); un altro «sole e scudo» (5,13), ma è ancora e sempre ciò che la gente dice. Gesù vuole di più.
C’è un ultimo nome, quello che gli dà il mio patire e il mio gioire. E’ la mia croce che contiene il mio sapore di Dio per averlo molto cercato, qualche volta sentito, in qualche modo sfiorato con le dita dell’anima. Non una persona di ieri, come i profeti, non un ricordo, lui non è tra le cose passate.
Volete sapere davvero qualcosa di me e di voi? Vi do un appuntamento: un uomo in croce. E prima ancora, uno che si china a lavare i piedi ai suoi. Amore che dà tutto, come quello dei bambini.
E io, cosa dico di te? Ti faccio la mia dichiarazione con le parole più belle che ho: tu sei stato l'affare migliore della mia vita: sei per me quello che è la primavera per i fiori e il vento per l'aquilone; quello che è il porto per la mia nave al largo.
Sei venuto con il soffio di un bacio sulla fronte, e hai fatto risplendere la mia vita.