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martedì 21 settembre 2021

LA LIBERTÀ CI FA PAURA Conversazione di papa Francesco con i gesuiti slovacchi

LA LIBERTÀ CI FA PAURA 
Conversazione di papa Francesco con i gesuiti slovacchi
a cura di P. Antonio Spadaro
(Estratto)


Bratislava, domenica 12 settembre 2021 ore 17,30. 
Papa Francesco ha appena concluso in Nunziatura l’incontro con i rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Il tempo di sistemare le sedie dopo il momento precedente, ed ecco 53 gesuiti slovacchi prendono posto nella sala. 
Francesco entra e saluta: «Buonasera e benvenuti! Grazie per questa visita. Non sapevo che ci fossero tanti gesuiti qui in Slovacchia. Si vede che “la peste” si espande dappertutto». Il gruppo scoppia in una risata. Francesco chiede domande perché, afferma provocando nuovamente una risata, «io davvero non me la sento di fare un discorso ai gesuiti».

...

***

Un gesuita chiede: «Come sta?».

Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene. Fare quell’intervento chirurgico è stata una decisione che io non volevo prendere: è stato un infermiere a convincermi. Gli infermieri a volte capiscono la situazione più dei medici perché sono in contatto diretto con i pazienti.

Un gesuita che ha lavorato per quasi 15 anni alla Radio Vaticana chiede che cosa i gesuiti devono avere a cuore per il lavoro pastorale in Slovacchia.

A me viene sempre in mente una parola: «vicinanza».

Vicinanza con Dio, innanzitutto: non lasciare la preghiera! ...
Secondo: vicinanza tra voi, l’amore tra i fratelli ...
Terzo: la vicinanza al vescovo. ... E, quando dico vescovo, dico anche il Papa.
Quarto: vicinanza al popolo di Dio. Dovete essere come ci aveva detto Paolo VI il 3 dicembre del 1974: dove ci sono incroci di strade, di idee, lì ci sono i gesuiti. ...
Dunque, ecco vi chiedo quattro vicinanze: con Dio, tra voi, con i vescovi e il Papa, e quella con il popolo di Dio, che è la più importante.


... Quale visione di Chiesa possiamo seguire?».

Tu hai detto una parola molto importante, che individua la sofferenza della Chiesa in questo momento: la tentazione di tornare indietro. Stiamo soffrendo questo oggi nella Chiesa: l’ideologia del tornare indietro. ... La vita ci fa paura. Ripeto una cosa che ho detto già al gruppo ecumenico che ho incontrato qui prima di voi: la libertà ci fa paura. In un mondo che è così condizionato dalle dipendenze e dalla virtualità ci fa paura essere liberi. ... Occorre stare attenti e vigilare. La mia non è una lode all’imprudenza, ma voglio segnalarvi che tornare indietro non è la strada giusta. Lo è, invece, andare avanti nel discernimento e nell’obbedienza.

...

Uno dei presenti ricorda che il Papa parla spesso delle colonizzazioni ideologiche che sono diaboliche. Fa riferimento, tra le altre, a quella del «gender».

L’ideologia ha sempre il fascino diabolico, come dici tu, perché non è incarnata. In questo momento viviamo una civiltà delle ideologie, questo è vero. Dobbiamo smascherarle alle radici. La ideologia del «gender» di cui tu parli è pericolosa, sì. Così come io la intendo, lo è perché è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna. L’astrazione per me è sempre un problema. Questo non ha nulla a che fare con la questione omosessuale, però. ...

Un gesuita ringrazia il Papa per le sue parole dedicate al dialogo ebraico-cristiano.

Il dialogo va avanti. Bisogna assolutamente evitare che ci siano interruzioni, che il dialogo si spezzi, si interrompa per fraintendimenti, come a volte accade.

Uno dei partecipanti dice al Papa della situazione della Chiesa slovacca e delle tensioni interne. Alcuni vedono lei addirittura come eterodosso, altri invece la idealizzano. Noi gesuiti – afferma – cerchiamo di superare questa divisione. Chiede: «Lei come affronta la gente che la guarda con sospetto?».

Per esempio, c’è una grande televisione cattolica che continuamente sparla del Papa senza porsi problemi. Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l’ho anche detto ad alcuni di loro.

Sì, ci sono anche chierici che fanno commenti cattivi sul mio conto. A me, a volte, viene a mancare la pazienza... Io comunque vado avanti senza entrare nel loro mondo di idee e fantasie. Non voglio entrarci e per questo preferisco predicare, predicare… Alcuni mi accusavano di non parlare della santità. Dicono che parlo sempre del sociale e che sono un comunista. Eppure ho scritto una Esortazione apostolica intera sulla santità, la Gaudete et Exsultate.

Adesso spero che con la decisione di fermare l’automatismo del rito antico si possa tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II. ... Ci vuole molta pazienza, preghiera e molta carità.

Un gesuita parla della paura diffusa dei rifugiati.

Io credo che bisogna accogliere i migranti, ma non solo: occorre accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Servono tutti e quattro questi passaggi per accogliere veramente. ...

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Leggi il testo integrale dell'articolo (pubblicato anche su La Stampa) dal sito La Civiltà Cattolica in cui sono disponibili foto dell'incontro ed anche la versione dell'articolo in più lingue