Ci giunge davvero gradita l'uscita editoriale di “La misura eroica” (p. 210, € 17,00, Mondadori) seconda opera di Andrea Marcolongo giovane grecista nata a Livorno e residente a Saraievo. Di lei avevamo già apprezzato “La lingua geniale” dove la scrittrice espone ai lettori 9 ragioni per amare e quindi studiare il greco antico, lingua imprescindibile per la nostra cultura. Andrea Marcolongo per anni si è guadagnata la vita scrivendo discorsi per conto terzi. Insomma è stata quella che si chiama una scrittrice fantasma. Con questo suo nuovo libro, da studiosa esperta quale è ci fa rivivere il mito immortale degli Argonauti i giovanetti Achei che secondo Apollonio Rodio per primi varcarono il mare al seguito dell'eroe Giasone a bordo della nave Argo.
Il titolo del libro a mio parere in qualche modo è contraddittorio. Infatti un eroe per quello che comunemente si intende è qualcuno capace di imprese fuori dall'ordinario e quindi non usa la “misura” invocato nel titolo che invece è propria delle pesone comuni. Invece eroe non è solo il vincitore di sfide straordinarie ma anche chi giorno dopo giorno decide la sua vita con la misura con cui la vorrà vivere.
Quindi chi giorno dopo giorno accetta di confrontarsi con se stesso per superare i suoi limiti e accedere alla libertà fino a sentire tutto il mondo come patria comune di tutti gli uomini non è meno eroe di quelli di cui narrano le leggende.
Così seguendo le parole di Andrea Marcolongo anche noi salpiamo a bordo della nave vivente Argo al seguito di Giasone e dei giovani ellenici che furono i suoi compagni per navigare per primi sul mare (“E primo corse a fendere / Co' remi il seno a Teti” per usare le parole poetiche di Vincenzo Monti). La loro meta sono le lontane e misteriose terre di Colchide alla ricerca del mitico Vello d'oro. Questo primo viaggio avventuroso compiuto secondo la leggenda sul mar Mediterraneo vide Giasone e i suoi compagni partiti ancora giovanetti ma superando questa impresa ossia navigando nel mare della vita ritornano a casa diventati adulti. Seneca diceva che “nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a qual porto vuole approdare” eppure il mito degli Argonauti ci insegna che non importa conoscere il porto cui approdare ma l'importante è avere chiaro quale sia la meta cui siamo diretti. Quando navighiamo nelle acque della vita questo è l'essenziale. Su questo tema le citazioni si sprecano, da Eugenio Bennato che nella canzone “Che il Mediterraneo sia” dice: “nisciune è pirata nisciune è brigante simme tutte navigante” al grande poeta portoghese Fernando Pessoa “In questo mondo viviamo tutti a bordo di una nave salpata da un porto che non conosciamo diretta a un porto che ignoriamo, dobbiamo avere per gli altri una amabilità da viaggio”. Anche il mito degli Argonauti come tutti i miti ci parla soprattutto della nostra della vita. Quella vita che noi solo possiamo decidere come viverla. L'autrice con la splendida frase “non si potrà mai essere del tutto soli se si prova nostalgia per qualcuno” ci dice che una vita dedicata pensando solo a noi stessi è una vita sprecata e accompagnata dalla tristezza. Ma sono tante le cose che questo libro ci insegna. Innanzitutto ci fa ripercorrere le avventure di Giasone e dei giovanetti achei alla ricerca del Vello d'oro per tornare poi alla nativa Ellade arrichiti da quanto hanno scoperto con questo viaggio. Poi ovviamente si tratta del significato che il viaggio in questa nostra realtà quotidiana del terzo millennio. Infine vi è la singolare evocazione di un manuale di un ufficiale di marina che dovette abbandonare di corsa la sua nave in quanto colpita e affondata da un sottomarino tedesco. Questo racconto nel racconto, ci suggerisce come talvolta dobbiamo abbandonare ciò su cui sino in quel momento abbiamo navigato senza tuttavia dimenticare che quanto lasciamo nel passato ci ha formati come uomini. E' sempre emozionante partire insieme a Giasone verso terre misteriose per poi fare ritorno a casa arricchiti, come scrisse il grande Pablo Neruda: “Ho tanto navigato e ora sono tornato a casa per costruire la mia allegria”. Ogni viaggio ci cambia e quando facciamo rientro non siamo più gli stessi e in modo diverso vedremo la città ove facciamo rientro. Come scrisse il grande Dag Hammarskjöld “Mai tornerai. Un altro uomo troverà un altra città”.
Sì leggiamo questo libro e viviamo in modo diverso quello splendido viaggio che è la vita insieme ai nostri compagni di umanità.
Leggi la scheda del libro
Sì leggiamo questo libro e viviamo in modo diverso quello splendido viaggio che è la vita insieme ai nostri compagni di umanità.
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