Rifugiati, l’allarme della Caritas: “A Roma situazione più difficile”. Nella capitale 1500 persone vivono in insediamenti spontanei (baraccopoli, tendopoli, edifici abbandonati) al di sotto degli standard di salute e sicurezza.
Immigrazione, otto migranti dispersi nel canale d’Otranto mentre altre quattro persone sono state tratte in salvo dopo che la loro piccola imbarcazione è naufragata a circa sei miglia dalla punta del Salento, tra Leuca e Torre Vado.
Notizie già scivolate precipitosamente in basso, a pagina 26, tra le “varie dal Mondo”: i neo disperati, i neofiti della miseria guardano a antichi affanni come a una minaccia. Per chi invece soggiorna nelle comode tane del privilegio abituato a distogliere gli occhi staccando un assegno scaricabile dai redditi e preferirli invisibili, meglio non incontrarli con i loro secchi e le scope nei corridoi degli algidi uffici, meglio se sono vittime così li si può frettolosamente liquidare con la pietas e meglio ancora se sono morti chè così ci si toglie il pensiero.
Così la Giornata mondiale dei rifugiati diventa un’altra, l’ennesima commemorazione, un giorno della memoria evaporata della solidarietà e della compassione, che non vuole dire pietà o beneficienza ma vivere i dolori degli altri come fossero anche nostri, sia pure nel timore che diventino talmente nostri dal dover provare pena per noi stessi, stranieri in ogni luogo, spaventati dal domani e annichiliti dalla miseria.
Leggi tutto: Colpevoli di fame
Sperimentazione di un modello di dialogo e intervento a favore dei richiedenti e titolari di protezione internazionale in situazione di marginalità
... Nelle grandi città italiane molti rifugiati vivono nei cosiddetti “insediamenti spontanei”: vere isole di emarginazione, spesso a pochi metri da stazioni e centri commerciali, che accolgono centinaia di persone, convinte di non avere alternativa. Se pur con livelli di gravità diversi, in tutti questi insediamenti le condizioni abitative sono abbondantemente al di sotto di ogni standard minimo accettabile in relazione alla salute e alla sicurezza...
Come può accadere questo? Quali percorsi si possono pianificare per superare una situazione inaccettabile, che offende la dignità di tante persone?
Un giorno a Lampedusa e a Zuwarah, a Evros e a Samos, a Las Palmas e a Motril saranno eretti dei sacrari con i nomi delle vittime di questi anni di repressione della libertà di movimento. E ai nostri nipoti non potremo neanche dire che non lo sapevamo. Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa almeno 18.286 persone. Di cui 2.352 soltanto nel corso del 2011. Il dato è aggiornato al 19 giugno 2012 e si basa sulle notizie censite negli archivi della stampa internazionale degli ultimi 24 anni.
Leggi tutto: Un cimitero chiamato Mediterraneo
Ragazzi di Tunisi dispersi al largo di Lampedusa nel marzo 2011 |
Vedi anche il nostro precedente post: