Un monaco 20enne è morto ieri dopo essersi dato fuoco, nell'ultimo atto di una lunga scia di immolazioni che stanno caratterizzando la "Primavera tibetana".
Ancora un monaco tibetano che muore dopo essersi dato fuoco per denunciare il pugno di ferro della Cina contro il popolo e le tradizioni religiose tibetane. Ancora un giro di vite di funzionari ed esercito per controllare, prevenire e reprimere espressioni di dissenso che scaturiscono dai monasteri buddisti. Ancora una volta le fiamme dell’immolazione che non riescono ad accendere la solidarietà di quanti potrebbero e dovrebbero alzare la voce in difesa degli indifesi. Diventiamo sempre più sordi e muti di fronte all’oppressione operata dal più forte, dal troppo forte contro il più debole, il troppo debole, l’inerme. Eppure, la disarmante testimonianza di chi usa violenza contro se stesso per denunciare quella compiuta quotidianamente contro il proprio popolo non cessa di gridare: con più si cerca di soffocarla e con più la brace coperta dalle ceneri lascia sprigionare l’ardore di chi sa di battersi per una causa giusta.
Leggi tutto: "Il fuoco dei monaci nel buio del mondo" di Enzo Bianchi