BEATI NOI
Lungo le nove beatitudini si srotola lenta la regola della felicità
ce n'è una scritta per me perché contiene la mia missione
I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
- il primo per gli amici dei social
- il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Mt 5,1-12
per i social
BEATI NOI
Lungo le nove beatitudini si srotola lenta la regola della felicità
e ce n'è una scritta per me perché contiene la mia missione
Beati voi, beati noi.
Tutti siamo stati poveri almeno una volta, tutti siamo stati nel pianto, e quell’unica volta ci è bastata.
Lungo le nove beatitudini si srotola lenta la regola della felicità; esse non evocano atti straordinari, ma una trama di storie comuni, nostro pane quotidiano. C'è la sorpresa di coloro che hanno pianto molto e le cui lacrime sono il tesoro di Dio, la sorpresa dei poveri fatti principi del regno.
Ma nell’elenco ci siamo tutti: piccoli, miti, pacificati dentro, quelli dagli occhi puri che agli occhi impuri del mondo non contano niente, ma che sanno posare una carezza sull'anima, bianca e leggera come neve.
Le beatitudini hanno parole che sanno affascinarci, ma poi ci accorgiamo che ci è stato messo fra le mani il manifesto più difficile, stravolgente e contromano che l'uomo possa pensare.
Beati voi poveri. E ci saremmo aspettati: perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi. No! Beati, perché c'è più Dio in voi, c'è più libertà, meno attaccamento all'io e alle cose. Beati perché siete voi, e non i ricchi, a custodire la speranza che è possibile vivere meglio per tutti.
In questo mondo di opulenza e povertà, un esercito silenzioso costruisce oasi di pace, nel lavoro, in famiglia, nelle istituzioni; ostinato nella gratuità e nella giustizia, onesto nelle piccole cose. Gli uomini delle beatitudini, ignoti al mondo, non andranno mai sui network, ma sono loro i legislatori segreti della storia.
Beati quelli che piangono. Paradossale. Felicità e lacrime mescolate insieme, indissolubili.
Ma Dio è dalla parte di chi piange e non del dolore! Infatti, sono detti beati i poveri e non la povertà, non le situazioni. E’ detto felice chi non lo è, ma non perché piangere renda felici, ma perché accade una cosa nuova: «In piedi, voi che piangete, avanti: Dio cammina con voi, vi fascia il cuore, apre futuro». Un angelo misterioso annuncia a chi piange: «Il Signore è con te».
Felici i giusti. Nell'immenso andare della vita, i giusti, coloro che più hanno sofferto, conducono gli altri, li trascinano in avanti e in alto. Lo vediamo ovunque: chi ha il cuore più limpido indica la strada, chi ha pianto molto vede più lontano, chi è più misericordioso aiuta gli altri a ricominciare.
Beati i misericordiosi: sono gli unici che nel futuro troveranno la misericordia che già hanno ora e che si porteranno appresso per sempre, come un equipaggiamento in grado di attraversare l'eternità.
Fra le nove parole ce n'è una scritta per me e che devo individuare perché contiene la mia missione, la mia possibilità di essere più uomo, più libero e più vero. Su di essa sono chiamato a fare il mio percorso, per un mondo bisognoso di storie di bene, di uomini e donne che si occupino della felicità di qualcuno. E Dio si occuperà della loro.
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