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giovedì 13 gennaio 2022

Tonio Dell'Olio: La vignetta di Biani - David Sassoli: "Siamo davvero sicuri che questa sia la nostra carta di identità? Che questa assenza di concertazione sia all’altezza della nostra storia?" discorso al Consiglio europeo del 24 maggio 2021

Tonio Dell'Olio
La vignetta di Biani
 
 PUBBLICATO IN MOSAICO DEI GIORNI IL 13 GENNAIO 2022


È ancora una volta una vignetta semplice semplice a dirla lunga e a farci riflettere sui tempi e sugli uomini, sulle vicende e sulle nostre paure, sulle incoerenze, sulla retorica e su mille altre cose ancora.

Di Mauro Biani compare oggi su Repubblica una vignetta che vede un uomo in piedi e con le mani in tasca che dice solenne: "Seguiremo l'esempio di Sassoli" mentre alle sue spalle c'è il mare da cui spunta la testa di un migrante che dice: "Vòltati". 

Come si dice spesso: "Vale un editoriale". Non solo perché fotografa il tic collettivo dell'enfasi troppo spesso rituale e senza ricadute concrete ma soprattutto perché ci incalza a guardare. È un invito a incontrare volti e sguardi per lasciarsene convertire. Gli occhi sono scrigni che raccolgono e custodiscono le storie con le loro sconfitte e i loro successi. E gli occhi ci sono stati dati per vedere. Per vederli. Biani ci provoca ad abbandonare la selettività a cui abbiamo educato i nostri sguardi e a non voltare le spalle alla miseria che ha colore e profumo della nostra stessa umanità. Senza retorica.

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Per ricordare e comprendere meglio il pensiero di David Sassoli pubblichiamo il testo dell'ultima parte del suo discorso, in qualità di Presidente del Parlamento europeo, al Consiglio europeo del 24 maggio 2021


Immigrazione

Signore e signori,

so che oggi non parlerete di immigrazione, ma credo che l’anno che abbiamo alle spalle - in cui siamo stati insieme capaci di scelte coraggiose e inedite - ci ponga davanti alla responsabilità di fare scelte altrettanto coraggiose.

Una grande potenza come l’Unione Europea può presentarsi come attore globale solo se mostra di essere capace di gestire unita un fenomeno strutturale come quello della mobilità umana.

Anche in questi giorni assistiamo invece a naufragi di carrette del mare nel Mediterraneo, a persone disperate che arrivano a nuoto sulle coste spagnole, a tante tragedie umane che si consumano nel cammino attraverso i Balcani o sulle alpi italiane e francesi.

Siamo davvero sicuri che questa sia la nostra carta di identità? Che questa assenza di concertazione sia all’altezza della nostra storia?

Io credo di no e penso che sia necessario insieme agire su tre versanti.

Primo, salvare vite umane. Questo è un obbligo giuridico e morale e non possiamo lasciare questa responsabilità solo alle ONG che svolgono una funzione di supplenza nel Mediterraneo. Dobbiamo tornare a pensare a una grande operazione comune dell’Unione Europea nel Mediterraneo che salvi vite e tolga terreno ai trafficanti. Occorre un meccanismo europeo di ricerca e salvataggio in mare, che utilizzi le competenze di tutti gli attori coinvolti, dagli Stati membri alla società civile alle agenzie europee.

Secondo, le persone bisognose di protezione devono poter arrivare nell’Unione Europea in modo sicuro e non rischiando la vita. Abbiamo bisogno di canali umanitari da definire insieme all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e di un sistema europeo di reinsediamento fondato sulla nostra responsabilità comune. Stiamo parlando di persone che possono dare un contributo importante anche alla ripresa delle nostre società colpite dalla pandemia e dal calo demografico, grazie al loro lavoro e alle loro competenze.

E infine, quindi, abbiamo bisogno di una politica europea di accoglienza degli immigrati. Il Parlamento europeo ha adottato proprio la scorsa settimana la sua risoluzione in materia. Definiamo insieme i criteri di un permesso unico di ingresso e di soggiorno e valutiamo a livello nazionale le necessità dei nostri mercati del lavoro, che sono grandi - lo abbiamo visto durante la pandemia quando interi settori economici si sono fermati per l’assenza di lavoratori immigrati. Saremo all’altezza della ripresa se sapremo aprire le porte a una immigrazione regolata e necessaria per il futuro delle nostre società e dei nostri sistemi di protezione sociale.

Signore e signori,

Non è sufficiente limitarsi a chiedere di essere più vicini ai cittadini negli interventi durante la Giornata dell'Europa. Tale principio deve guidare ogni nostra singola azione ed essere al centro di tutte le nostre discussioni, anche quelle che avranno luogo quest'oggi.

Grazie.