Esortazione Apostolica "Querida Amazonia"
le considerazioni di Luis Badilla, Tonio Dell'Olio, Salvatore Cernuzio
Guarda il video con l'intervento di Luis Badilla direttore de Il Sismografo
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(a cura Redazione "Il sismografo")
Sembra che ci sia in atto una discreta ma collaudata operazione per depotenziare e declassare alcune delle riflessioni e parole del Papa nella sua Esortazione post sinodale "Querida Amazonía". E come accade sempre in questi casi, non nuovi né rari, intervengono gli "interpreti" che danno versioni ufficiali, autorevoli e autorizzate. Sta accadendo con i primi quattro punti dell’Esortazione, ma anche altri, e che sono fondamentali per capire e leggere l’intero testo nel modo corretto. Siccome, fino a prova contraria, ciò che conta è quello che ha scritto il Papa e che porta la sua firma, vogliamo rilanciare quanto Francesco dice nell'apertura dell'Esortazione a proposito del suo documento conclusivo e il documento finale dell'Assemblea sinodale.
“1. L’amata Amazzonia si mostra di fronte al mondo con tutto il suo splendore, il suo dramma, il suo mistero. Dio ci ha donato la grazia di averla presente in maniera speciale nel Sinodo che ha avuto luogo a Roma tra il 6 e il 27 ottobre e che si è concluso con un testo intitolato Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale.
Il senso di questa Esortazione
2. Ho ascoltato gli interventi durante il Sinodo e ho letto con interesse i contributi dei circoli minori. Con questa Esortazione desidero esprimere le risonanze che ha provocato in me questo percorso di dialogo e discernimento. Non svilupperò qui tutte le questioni abbondantemente esposte nel Documento conclusivo. Non intendo né sostituirlo né ripeterlo. Desidero solo offrire un breve quadro di riflessione che incarni nella realtà amazzonica una sintesi di alcune grandi preoccupazioni che ho già manifestato nei miei documenti precedenti, affinché possa aiutare e orientare verso un’armoniosa, creativa e fruttuosa ricezione dell’intero cammino sinodale.
3. Nello stesso tempo voglio presentare ufficialmente quel Documento, che ci offre le conclusioni del Sinodo e a cui hanno collaborato tante persone che conoscono meglio di me e della Curia romana la problematica dell’Amazzonia, perché ci vivono, ci soffrono e la amano con passione. Ho preferito non citare tale Documento in questa Esortazione, perché invito a leggerlo integralmente.
4. Dio voglia che tutta la Chiesa si lasci arricchire e interpellare da questo lavoro, che i pastori, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici dell’Amazzonia si impegnino nella sua applicazione e che possa ispirare in qualche modo tutte le persone di buona volontà.”
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L'Amazzonia casa nostra
di Tonio Dell'Olio
“E ora torniamo alle cose di casa nostra” - dice il solerte giornalista radiofonico dopo aver parlato dell'Esortazione post-sinodale “Querida Amazzonia”. Probabilmente lo dice senza rendersi conto che le questioni amazzoniche sono di casa nostra molto più di tante altre. Ci riguardano da vicino come l'aria che respiriamo e l'acqua che beviamo e il sole che ci riscalda o ci surriscalda. L'Amazzonia è “casa nostra” perché l'aria non ha mai consentito i confini che la terra ha dovuto accettare come ferite e cicatrici di guerre. Ed è un peccato che, nei commenti dei quotidiani del giorno dopo, la riflessione sull'ambiente e sulle persone che abitano quel continente, sui drammi che si consumano sulla pelle di popolazioni che vivono all'ombra della foresta da mille e mille anni, sulla natura sventrata dagli interessi delle multinazionali del legno e delle miniere, sia stata banalizzata con la questione sulla legge del celibato dei preti. Un vero peccato lo sguardo strabico che punta a giudicare l'intero pontificato di Francesco da quella che viene presentata come una sconfitta “della sua linea”. Come se essere riusciti a portare la discussione sull'Amazzonia a Roma, nel cuore dell'occidente e del nord, e aver pubblicato un documento vaticano col titolo in spagnolo, non fossero piuttosto i simboli di una svolta epocale tanto per il mondo intero che per la chiesa universale ultramillenaria. Pertanto la miopia non è solo geografica (spaziale) ma anche storica (temporale). Urge intervento di chirurgia refrattiva o almeno cambiare gli occhiali.
(fonte: Mosaico dei giorni 13 febbraio 2020)
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Amazzonia, il Vaticano: “Non era un sinodo sul celibato. L’esortazione del Papa è magistero, il documento finale no”
di Salvatore Cernuzio
Chiarito che il Papa con la sua esortazione post-sinodale “Querida Amazonia” pubblicata oggi non ha aperto alcuno spiraglio all’ipotesi dei preti sposati, chiarito anche che «il Sinodo sull’Amazzonia non era un Sinodo per discutere sul celibato dei preti, nonostante il tema abbia avuto un certo peso», come ribadito con garbo dal portavoce vaticano Matteo Bruni nella conferenza stampa di presentazione del documento, ad animare il dibattito è ora un’altra questione. Ovvero il punto 3 dell’esortazione papale, in cui Francesco presenta «ufficialmente» il documento finale del Sinodo, spiegando di aver «preferito non citare tale Documento in questa Esortazione» ma invitando «a leggerlo integralmente».
La domanda, sollevata in una Sala Stampa vaticana affollata come nel giorno della rinuncia di Ratzinger, è se dunque il Documento finale rientri nel Magistero papale ordinario. E lì, di conseguenza, venga implicitamente incorporata la proposta dei preti sposati contenuta al paragrafo III (che aveva ricevuto la maggioranza dei voti favorevoli e 41 “non placet”) che chiedeva di «ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo». Questo per permettere alle comunità indigene residenti in zone sperdute della foresta - che un prete lo vedono al massimo una volta al mese, viste le distanze che variano dalle 8 ore agli 8 giorni - di accedere ai sacramenti.
Un dubbio avvalorato anche dal fatto che nella sua Episcopalis Communio, la costituzione sul Sinodo dei Vescovi del 2018, Francesco afferma all’articolo 18 che «se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro».
Quella dei preti sposati (o meglio, trattandosi di diaconi, degli “sposi pretati”) si può considerare quindi una discussione ancora aperta? Per qualcuno si tratta di questioni di lana caprina. Un chiarimento sembra invece urgente per l’ala più progressista della Chiesa che, lamentando un venir meno del concetto stesso di sinodalità, sperano in un ripensamento nel prossimo futuro del tema, magari con un Sinodo ad hoc. Come pure per le frange tradizionaliste (comunque mai soddisfatte di una decisione del Pontefice regnante) che attendono il pretesto per rilanciare campagne allarmiste.
A smorzare gli animi di entrambe le parti ci ha pensato sempre il portavoce Bruni affermando durante la conferenza stampa: «Documento finale no magistero, esortazione è magistero». «Il Sinodo era una risposta a esigenze pastorali di evangelizzazione», ha aggiunto, «il Papa, nell’esortazione, le ha recepite e al numero 90 ha risposto con tre parole: preghiera, generosità, formazione».
Da parte sua il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, interpellato sulla questione, è ritornato sull’articolo 18 dell’Episcopalis Communio soffermandosi in particolare sulla locuzione «se approvato espressamente…»: «Il testo è molto chiaro - ha detto -. Quella del Santo Padre, nell’esortazione apostolica, è stata una presentazione, non un’approvazione del testo finale. Non c’è una parola canonica chiara come dispone l’Episcopalis Communio che parla di approvazione espressa e non indiretta. L’esortazione ha valore magisteriale, il documento tutt’al più una valenza morale».
Quanto all’assenza completa in “Querida Amazonia” di cenni sull’ordinazione sacerdotale di uomini sposati proposta dai Padri sinodali, Baldisseri ha fatto notare che Papa Francesco «non ha detto una parola su nessun numero del documento finale. Ha detto semplicemente: “Non lo cito”». Allo stesso modo, non si è parlato di «rito amazzonico», altra proposta emersa nei Circoli minori, bensì «di leadership dei laici». Dunque «il Papa ha allargato l’orizzonte, mi pare che abbia risposto sui passi da fare e sono quelli di esortare i vescovi alle vocazioni, di chiedere ai vescovi generosità perché inviino missionari in Amazzonia. Il Papa ha insistito inoltre sulla formazione sacerdotale prima, durante e dopo, adatta o adattata alla regione. Ha considerato i vari punti in un processo sinodale». Processo, appunto, «perché il tempo è superiore allo spazio, come dice il Pontefice», ha sottolineato il porporato, «il che vuole dire che il campo è aperto e la Chiesa è in cammino».
Parole riprese dal cardinale Micheal Czerny, il gesuita cecoslovacco sottosegretario della Sezione “Migranti e Rifugiati” del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. A lui il compito di sciogliere i nodi, veri e presunti, dell’esortazione che ha definito «un documento di riconciliazione». «Credo che il modo migliore per comprendere il Sinodo è vedere tutto nell’ottica di un processo, un viaggio. Si parla per questo di Sinodo… - ha commentato -. Siamo arrivati ad un punto importante ma ci sono ancora tanti chilometri da percorrere. Le domande sono in evoluzione, continueranno ad essere oggetto di dibattito e discernimento e arriveremo a decisioni fatte a livello di Diocesi e Conferenze episcopali. Se si guarda ad una chiusura, mi spiace, ma non è così».
Già questa mattina Czerny in una intervista a Vatican News chiariva che, sulla possibilità di ordinare uomini sposati, «Francesco è rimasto fedele a quanto aveva detto già prima del Sinodo. La possibilità di ordinare uomini sposati può essere discussa dalla Chiesa. Ed esiste già, per esempio nelle Chiese orientali. Questa discussione va avanti da molti secoli, e il Sinodo l’ha liberamente affrontata, non in forma isolata, ma nell’intero contesto della vita eucaristica e ministeriale della Chiesa. Il Papa afferma nell’Esortazione che il tema non è numerico, e che favorire una maggiore presenza di sacerdoti non sarebbe sufficiente».
In ogni caso, focalizzandosi solo su un unico punto - e su questo si sono ritrovati d’accordo tutti i relatori - si rischia di perdere il focus dell’intera esortazione e dello stesso Sinodo sull’Amazzonia, ovvero il grande amore del Papa per questa ampia porzione di mondo dal quale dipendono gli ecosistemi globali. Amore reso evidente già dal titolo del documento, “Querida Amazonia. Cara Amazzonia”, a mo’ di intestazione di una lettera, che il Pontefice ha firmato a San Giovanni in Laterano, come avviene per i documenti ai quali riconosce un contenuto particolarmente pastorale, e che ha voluto simbolicamente pubblicare oggi 12 febbraio, quindicesimo anniversario del martirio di suor Dorothy Stang, la missionaria brasiliana di origine statunitense, della congregazione delle Suore di Nostra Signora di Namur, uccisa per le sue battaglie a favore dei contadini dell’Amazzonia brasiliana. «È bello ricordarla con la presentazione dell’esortazione, contiene parole che sarebbero state care anche a lei», ha detto Matteo Bruni con una punta di commozione.
Commossi erano anche i due rappresentanti amazzonici al banco dei relatori, padre Adelson Araújo dos Santos, teologo e docente di Spiritualità alla Gregoriana, originario di Manaus, e suor Augusta de Oliveira, vicaria generale delle Serve di Maria Riparatrici, che hanno condiviso la loro emozione nel veder trasparire dalle quaranta pagine del testo la passione e la preoccupazione del Successore di Pietro per l’Amazzonia, terra ferita e violentata dai continui soprusi subiti dai suoi territori e dai suoi abitanti. «Il Papa ama questi popoli», ha affermato padre Araújo, e per loro esprime «quattro sogni: culturale, sociale, ecologico ed ecclesiale». Suor Oliveira ha invece voluto ringraziare il Papa «per il suo coraggio e la sua azione profetica»
Di coraggio ha parlato anche Carlos Nobre, lo scienziato brasiliano tra i maggiori climatologi al mondo, vincitore del Premio Nobel nel 2007, che ha seguito tutti i lavori dell’assemblea sinodale di ottobre: «A nome della comunità scientifica appoggio le proposte socio-ecologiche della esortazione» che è «figlia della Laudato si’», ha detto. Per poi aggiungere: ««Sono convinto che l’importante appello di Papa Francesco incoraggerà la Chiesa cattolica a svolgere il suo importante ruolo profetico in Amazzonia e oltre. Grazie, Papa Francesco, per questa esaltante esortazione».
(fonte: Vatican Insider 12/02/2020)
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