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giovedì 28 marzo 2019

"Mediterraneo e coscienze: libro oscuro. Tutto il male e il mare rimossi." di Marina Corradi - Gli orrori da cui fuggono i "pirati".


Mediterraneo e coscienze: libro oscuro.
Tutto il male e il mare rimossi
di Marina Corradi

Mare Mediterraneo, 27 marzo 2019. Un mercantile turco ha soccorso 110 migranti nel mare al largo della Libia. I salvati, vedendo che la nave faceva prua verso sud, si sono ribellati e hanno costretto il comandante a dirigersi verso l’Europa. Pirateria, tuona Salvini, «mai sbarcheranno in Italia». Intanto la "Elhiblu 1" s’avvicina alle acque maltesi. Malta sta schierando le sue navi militari per impedire che possa accedervi.

Pirati, dirottamenti, incrociatori allineati a difendere una linea di mare. Ha un brutto sapore questo giorno di primavera sul Mediterraneo. Che potranno fare quelle navi militari a un cargo carico di fuoriusciti dai lager libici? Sbarrargli la strada? Scacciarlo, ma come, e verso dove? Verso quale porto?

La Ong "Mediterranea Saving Humans" ricorda all’Europa che chi fugge dai campi di detenzione libici ha diritto a un approdo sicuro e all’asilo, secondo la Convenzione di Ginevra. Convenzione di Ginevra? Sembra roba ormai di altri evi. Sul Mare Nostrum si è aperto un nuovo orizzonte. Le navi delle Ong sono quasi tutte bloccate o sequestrate nei porti, in diversi Paesi. È una cosa molto grave, ha detto il Papa in un’intervista a un giornalista spagnolo, e si è chiesto: «Vogliono che i migranti anneghino?». In questi giorni di mare calmo gommoni e barchette continuano a partire dalla Libia, benché nessuna nave militare o civile sia in grado di soccorrerli.

Dalla Libia si parte ugualmente, disperatamente, come se la morte in mare facesse meno paura che quelle prigioni per detenuti senza colpa. Alcuni ce la fanno, piccole imbarcazioni approdano nascostamente sulle nostre coste. Altre arrancano fra Malta e Lampedusa. La sera del 23 marzo la Guardia costiera maltese lancia la segnalazione di un gommone con 41 persone a bordo, partito dalla Libia e non approdato da nessuna parte. Poi alle Capitanerie di Porto sono cominciate a arrivare le telefonate di parenti che chiedevano notizie dei congiunti. Le motovedette libiche non si sono mosse. Le navi Ong erano paralizzate. La missione europea Sophia di fatto è ferma, svuotata. «Nessuno li sta cercando», ha dichiarato l’Onu riferendosi ai 41 del gommone svanito, e questa breve frase dovrebbe far riflettere, oltre il rumore dei 'pirati' della 'Elhiblu 1'. «Nessuno li sta cercando»: una denuncia drammatica, di cui quasi nessuno si è accorto. Magari quei 41 sono fra quanti sono stati soccorsi ieri dalla Marina libica. Magari sono ancora in mare, alla deriva, o sono già andati a fondo, in silenzio. Ciò che non è visto, testimoniato, ciò che non fa il giro del web, non esiste. Come non fosse mai successo. Ed è questo che può accadere e forse già accade nel Mediterraneo.

Le navi dei soccorsi se ne sono andate, le motovedette libiche tardano a intervenire o non si muovono, i cargo mercantili se anche avvistano i gommoni talvolta, testimoniano i migranti che sono arrivati vivi in Italia, proseguono per la loro strada: ci sono i tempi di consegna da rispettare, e anche la paura di questi disperati, miserabili 'pirati'.

Così in questo nostro mare, fittamente navigato, sorvolato da aerei civili e militari, in questo mare che sui radar delle Guardie costiere pullula di mille punti luminosi, e ciascuno è una nave, è possibile scomparire nel nulla. Ti dicono: il naufragio non è dimostrato, magari sono arrivati a terra, chi lo sa. Ti dicono che non si può parlare di morti, se semplicemente un gruppo di uomini e donne e bambini non si trova più. Giornalisticamente si potrebbe dire: manca la notizia. Sì, manca perché nel Mediterraneo ci sono sempre meno riflettori, telecamere, testimoni. E ciò che accade in silenzio, lontano dai nostri occhi, semplicemente 'non' è. Del resto molti, in questa Italia innamorata degli slogan solisti del sovranismo più repulsivo, non vogliono proprio questo? Non vedere, non sapere. Vogliono pensare ai problemi propri, che sono tanti; alle speranze e alle paure proprie, al rendimento dei Bot, a scrivere su Facebook, a tentare la fortuna al gratta-e-vinci. Ciò che davvero accade nel Mediterraneo a molti non interessa. E quei gommoni, quegli uomini disperatamente pronti a tutto, quelle donne incinte, i pianti dei bambini nel mare nero, di notte, sono miseria e disperazione invisibile, un libro che potrebbe farci stare male e che, d’altronde, davvero ci riguarda? Il Papa se lo chiede e ce lo chiede con accorato dolore. Ma è un libro oscuro, che non vogliamo aprire.
(fonte: Avvenire 28/03/2019)
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La nave turca El Hiblu 1, ha soccorso 108 persone nel mar mediterraneo che stavano scappando dai lager libici. Quando i naufraghi hanno capito le intenzioni del capitano di riportarli verso le coste libiche, hanno preso il controllo della nave per dirottarla verso l’Europa. Matteo Salvini li ha per questo definiti «pirati»... "poveri naufraghi che dirottano il mercantile che li ha salvati perché vogliono decidere la rotta della crociera"... arrivando a parlare di "criminalità organizzata". Brandendo una mappa, durante una diretta Facebook ha aggiunto "L'Italia, scordatevela" e vergando vistosamente sulla cartina "In Italia NO".

Guarda il video


La Ong Sea Watch ha contestato il termine "dirottamento", affermando che le azioni messe in atto dalle persone soccorse "erano in difesa personale contro le conseguenze mortali imposte dalla politica disumana dei confini europea".

"Alla #Elhiblu1 deve essere immediatamente assegnato un porto sicuro in un paese europeo dove alle persone salvate siano garantiti i diritti umani fondamentali". È quanto si legge in un tweet della ong Mediterranea.

«Saving Humans sta monitorando, minuto per minuto, il caso della nave mercantile El Hiblu 1, battente bandiera turca, che ha fatto rotta verso nord dopo aver salvato in mare un gruppo di persone fuggite dai campi di concentramento libici, in cerca di rifugio sulle coste europee. L'articolo 33 della Convenzione di Ginevra parla chiaro: "Nessuno Stato contraente espellerà o respingerà in qualsiasi modo un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate" - ricorda la ong in un comunicato -. I governi che si oppongono a questo salvataggio e pretendono che la nave consegni i naufraghi in un porto libico, compiono un reato oltre che un atto disumano. Facciamo appello alle istituzioni europee perché non voltino la testa da un altra parte ed aiutino le persone in fuga dai campi di concentramento libici. Alla El Hiblu 1 deve essere immediatamente assegnato un porto sicuro in un Paese europeo dove alle persone salvate siano garantiti i diritti umani fondamentali».

Anche Luca Casarini, capo missione nella nave Mare Jonio, interviene inviando un video messaggio in esclusiva per Servizio Pubblico, commentando le dure parole espresse dal ministro dell’Interno Matteo Salvini a proposito del dirottamento della El Hiblu 1. «Non si tratta di pirateria ma sono persone che secondo tutte le convenzioni, in particolare quella di Ginevra, hanno il diritto di essere soccorse – spiega Casarini nel video – e portate in un luogo sicuro in Europa, perché stanno scappando da lager, da campi di concentramento, da trattamenti inumani e degradanti, da violenze di ogni tipo da stupri e torture».
«Respingerli è un crimine contro l’umanità e una violazione di leggi nazionali ed internazionali»

Nel video l’attivista conferma che con il centro di monitoraggio a terra stanno monitorando la vicenda con estrema attenzione e preoccupazione. «Come Mediterranea abbiamo chiesto il soccorso da parte dell’Unione Europea e il divieto di respingere queste persone da dove sono scappate» continua Casarini, chiarendo che è stato pubblicato un comunicato ufficiale affinché la Ue intervenga nel rispetto di quanto previsto dalle «convenzioni internazionali» oltre che da un senso di «umanità». Ciò a cui si appella Casarini è il divieto di respingere le persone soccorse riportandole «da dove sono scappare, nell’inferno libico». «Chi lo fa e chi lo propone sta commettendo un grave crimine contro l’umanità» conclude.


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ONU: Ecco gli orrori che attendono i migranti
nei centri di detenzione libici

Il Segretario Generale per i Diritti Umani ONU Andrew Gilmour, che ha presentato il rapporto, afferma che i resoconti di torture e abusi subiti da profughi e migranti sono tra i più strazianti che abbia mai sentito e chiede all'Italia e all'Europa di non ostacolare le ong e di interrompere la collaborazione con i libici


Ginevra - Un rapporto delle Nazioni Unite rileva che i migranti sono sottoposti a ciò che chiamano orrori inimmaginabili dal momento in cui entrano in Libia. Il rapporto dell'Alto commissario U.N. per i diritti umani è stato presentato al Consiglio per i diritti umani degli Stati Uniti a Ginevra. Il Segretario Generale per i Diritti Umani ONU Andrew Gilmour, che ha presentato il rapporto, afferma che i resoconti di torture e abusi subiti da profughi e migranti sono tra i più strazianti che abbia mai sentito. Dice che poche settimane fa, in Niger, ha incontrato migranti e rifugiati liberati di recente dalla detenzione in Libia. "Ognuno di loro - donne, uomini, ragazzi e ragazze - era stato stuprato, molto ripetutamente e torturato con la elettricità", ha detto Gilmour. "Tutti hanno testimoniato della diffusa tecnica di estorsione, in base alla quale i torturatori costringono le loro vittime a chiamare le loro famiglie, che vengono poi sottoposte alle urla dei loro cari lì che, si dice, continueranno fino a quando pagheranno un riscatto".

È stato sottolineato che i protagonisti delle atrocità includono contrabbandieri, trafficanti, funzionari dello stato libico e membri di gruppi armati. Centinaia di migliaia di migranti africani hanno attraversato la Libia negli ultimi anni, cercando di raggiungere l'Europa. Ma i paesi europei sono diventati sempre più ostili alla migrazione e lavorano con la Guardia costiera libica per intercettare le navi migranti nel Mediterraneo. Glimour avverte che migranti e rifugiati vengono restituiti ai centri di detenzione libici dove vengono torturati e sottoposti ad altre violazioni dei diritti umani. 

Per questo chiede la fine delle restrizioni che vietano ai gruppi non profit di salvare i migranti in mare. Esorta inoltre l'Unione europea a porre fine al proprio sostegno alla guardia costiera libica. Adel Shaltut, incaricato d'affari libico, ha reagito alla critica di Gilmour con stupore. Ha detto di essere sorpreso del fatto che il rapporto non mostra alcun apprezzamento per i contributi che il suo paese stava facendo per aiutare i migranti che transitano attraverso la Libia. Adel Shaltut, da parte sua, sottolinea che i migranti sono vulnerabili allo sfruttamento e agli abusi perché sono illegali.
(fonte: VITA 22/03/2019)