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martedì 12 marzo 2019

Grazie a Carlo, Gabriella, Maria Pilar, Matteo, Paolo, Rosemary, Sebastiano e Virginia, forse riscopriamo il volto del nostro Paese di cui essere fieri e il senso autentico delle parole "bontà" e "solidarietà".


E' la strage dell'Italia più bella. Otto vite spezzate insieme al loro sogno di costruire un mondo migliore... Per TG2000 il servizio di Pierluigi Vito.

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Bentornata Bontà, l’intelligenza antidoto all’indifferenza
di Andreina Corso
Etiopia. Le vite dei volontari morti nello schianto dell'aereo nelle lacrime di coccodrillo di giornalisti e politici che hanno usato la penna come una spada nel denigrare le missioni delle persone buone, competenti e coraggiose

Il luogo dello schianto del Boeing dell’Ethiopian Airlines,
vicino Bishoftu, a 60 km da Addis Abeba © Afp
Bentornata Bontà. Come non sentire la ferita dell’anima quando a morire, tragicamente, sono gli invisibili, i volontari, la gente buona e generosa che si occupa degli altri, dei più poveri e sconfitti nei Paesi martoriati dalla fame e dalle guerre.

La morte ha rivelato agli occhi di chi questo mondo non lo vede, non lo vuole conoscere, lo respinge, l’umanità che non si è voluta incontrare, la morte è arrivata e ha sconfitto la volgarità dei luoghi comuni, il disprezzo dei politici nei confronti di volontari coraggiosi spinti solo dal desiderio di aiutare gli altri.

E ora le lacrime di coccodrillo di giornalisti che hanno usato la penna come una spada nel denigrare le missioni delle persone buone, competenti e coraggiose come quelle a bordo del Boeing della Ethiopian Airlines precipitato domenica mattina appena dopo essere decollato da Addis Abeba, destinazione Nairobi.

C’erano otto italiani tra i 157 passeggeri: i loro nomi sono inclusi nella lista confermata sia dal governo dell’Etiopia che da quello keniano. Lacrime di coccodrillo anche quelle dei politici, indecente ogni eventuale parola pronunciata da coloro che ora farebbero bene a tacere.

E con loro la «gente» complice che ha permesso e avallato con indifferenza sequestri di vite umane, che si è arrogata il diritto dispotico di isolare in mare della povera gente in cerca di libertà e di pace. Bentornata parola Bontà. Sembra facesse schifo, anche se è bene ricordare che il poeta andaluso Rafael Alberti ci ha spiegato che la bontà è soprattutto intelligenza.

Si riferiva certamente a quel processo del ragionare sulla complessità, avendo a cuore, sempre, la valorizzazione della persona umana. Si sa, sono discorsi da poeti, molti diranno, ma la poesia (unica forma di sopravvivenza, unico possesso duraturo, Ovidio), in una giornata così luttuosa diventa indispensabile per non disperare.

Nessuno chiederà più scusa a quelle vite laboriose e affamate di giustizia e verità. Hanno messo a disposizione dei loro simili più sfortunati e ignorati la loro bella e gioiosa intelligenza, il loro tempo, frutto di una ‘buona’ e innocente speranza nel desiderio di restituire a ogni uomo, donna, alle loro famiglie un presente sopportabile e un futuro possibile. Nessuno si senta offeso nel pronunciare la parola Bontà.
(fonte: Il manifesto, 12/03/2019)

Aereo caduto, nuova energia da una tragedia
di Elisabetta Soglio
La tragedia del Boeing precipitato in Etiopia ha scosso il mondo delle ong. Moltissimi si sono riconosciuti nella passione e nel senso di solidarietà di Carlo, Gabriella e Matteo. Moltissimi hanno ritrovato sui volti delle ultime fotografie l'entusiasmo giovane di Virginia, Maria Pilar e Rosemary e l'amore per la propria terra di Sebastiano


La giornata dopo, è il momento della commozione collettiva. Degli abbracci, del ricordo, delle telefonate che si rincorrono e delle mail che rimbalzano da una parte all'altra dell'Italia. La tragedia del Boeing precipitato in Etiopia, strappando fra le altre anche le vite di alcuni cooperanti italiani, ha scosso il mondo delle ong. Moltissimi hanno avuto in questi anni contatti con Paolo Dieci, attivissimo e instancabile operatore impegnato anche con incarichi organizzativi e rappresentativi. Moltissimi si sono riconosciuti nella passione e nel senso di solidarietà di Carlo, Gabriella e Matteo, anima e cuore della ong bergamasca Africa Tremila. Moltissimi hanno ritrovato sui volti delle ultime fotografie l'entusiasmo giovane di Virginia, Maria Pilar e Rosemary e l'amore per la propria terra di Sebastiano.

Una tragedia che colpisce perché - si leggeva ieri nei messaggi circolati sui social - quando parti sai che potrebbe succedere un imprevisto, ed è un rischio calcolato non la follia di un irresponsabile. Ma quando capita, anche se non è accaduto a te, resti senza fiato. Eppure in tutte le parole usate ieri è parso quasi di veder scorrere una energia nuova: come se davvero questo sacrificio abbia donato nuove motivazioni, abbia generato altra voglia di fare bene il bene, abbia dato maggiore forza alle convinzioni di chi spende la propria vita nel servizio al prossimo e non riesce a concepirsi diversamente da così. Questa commozione collettiva non è sentimentalismo, ma la fonte di una convinzione ritrovata dal singolo e da questa grande comunità che è il mondo della cooperazione, quello di cui fa parte anche Silvia Romano che non abbiamo dimenticato: e oggi più che mai aspettiamo il suo ritorno a casa. E chi cerca di dipingere queste realtà di bene come sporche e interessate, chi negli ultimi mesi ha cercato di infangare il lavoro di tante ong trasparenti, efficaci, innovative, forse ora potrebbe partire da queste storie e da questi volti per provare, quanto meno, a mettere in discussione le proprie (spesso troppo facili) certezze.
(fonte: Corriere della Sera, 12/03/2019)

Il sacrificio dei buoni
di Concita Di Gregorio


Vorrei dire delle ragazze. 
Ci sono tre ragazze fra gli otto italiani morti in quell’aereo: tutti – l’archeologo, il coordinatore delle ong italiane, la coppia di Bergamo, il tesoriere – lavoravano per migliorare le condizioni di vita di chi in questo mondo sta peggio di noi. Molto peggio anche del più povero di noi. Li aiutavano a casa loro, si direbbe nel brutale lessico del tempo. Fra loro tre ragazze: Pilar Buzzetti, Rosemary Mumby e Virginia Chimenti, in missione per il World Food Programme dell’Onu.
Pilar, 30 anni, si era specializzata alla Luiss, poi alla Sioi, Società italiana per l’organizzazione internazionale. Andava a Nairobi alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite. 
Virginia, 26 anni, aveva fatto il liceo Avogadro e la Bocconi. 

Venerdì ci sarà lo sciopero generale degli studenti di tutto il mondo, per chiedere ai governi di occuparsi del futuro: non del loro personale futuro, attività in cui eccellono, ma di quello di tutti – cioè di chi li delega con indefessa fiducia a rappresentarli. La bandiera della protesta è una ragazza di 16 anni, Greta Thunberg. Qualche tempo fa la mamma di Silvia Romano, Francesca, mi ha detto: «Non ha mai dubitato che fare qualcosa di buono per gli altri fosse la cosa migliore». Non per la propria ambizione, per il proprio prestigio, per un applauso dal palco o per un voto: per gli altri, anche se non conviene. Silvia, sequestrata in Kenya, manca da più di cento giorni: non si hanno sue notizie. Ha 23 anni. 
I nostri figli hanno bisogno di sentire che stare al mondo ha un senso. Qui non lo trovano, ci sarà una ragione e qualche colpa. Vanno. Ce ne ricordiamo quando muoiono. Organizziamo funerali di Stato. Borse di studio. Però magari potremmo dar loro un’opportunità mentre sono vivi, all’alba della loro forza. Qui, dove servirebbe così tanto. Non "contrattini", stage, opportunità di crescita non retribuite. Qui, al posto di quelli che di loro ridono, perché sono "anime belle", ingenui che «prima gli esseri umani» e allora si imbarcano, volano. Alice nel territorio del diavolo. 
Sono i nostri figli, i vostri. È per loro che siete stati eletti a rappresentarci. Ricevo ogni giorno decine di lettere di ragazzi come Pilar, come Virginia. Hanno ragione loro. Gli eroi, le eroine, sono loro. È facile piangerli ai funerali, ed è anche indecente.
(fonte: Repubblica, 11/03/2019)

Sull’aereo caduto il volto buono del nostro Paese
di Giangiacomo Schiavi

Le otto vittime italiane dell’aereo caduto in Etiopia facevano parte di quell’esercito che non si tira mai indietro quando qualcuno chiama: l’esercito dei volontari, dei cooperanti, del terzo settore


Un dolore nel dolore e un sogno che si spezza: perché su quell’aereo venuto giù c’era anche la speranza di chi vuole far diventare migliore il mondo, c’era l’impegno di Maria Pilar, Virginia e Rosemary, c’era la passione civile di Paolo, Carlo, Gabriella, Matteo e Sebastiano. Tutti insieme facevano parte di quell’esercito che non si tira mai indietro quando qualcuno chiama: l’esercito dei volontari, dei cooperanti, del terzo settore. Le loro storie e le loro vite si intrecciano nel desiderio comune di fare qualcosa per gli altri, di spendersi in prima persona per non essere spettatori del futuro. Dove c’è un’emergenza, dove si muore per le carestie, dove serve assistenza, in un ospedale, in una scuola, in un campo profughi, in Etiopia, in Congo o in Uganda, ci sono uomini, donne e giovani come loro. Non è un’altra Italia, meno incattivita e rissosa di quella che solitamente rappresentiamo, questa: è l’Italia della porta accanto, dei tanti che a dispetto dei cinici e degli scettici porta un aiuto concreto nelle zone povere del mondo e offre ai giovani esempi di coraggio e di umanità. Non c’era finzione nella scelta di Maria Pilar e Virginia di essere cooperanti, conoscevano i rischi e anche i pericoli delle trasferte in terra africana. Era un riferimento del volontariato Paolo Dieci, tenace difensore dei valori delle ong. Sapeva quel che faceva Carlo Spini, medico in pensione, che al posto del buen retiro si era dato una missione in campo sanitario, scolastico e alimentare verso le popolazioni africane. Ogni viaggio era una fatica, compensata dalla gratitudine e dalla certezza che quando si fa qualcosa per gli altri, e in particolare per chi ha bisogno di aiuto non per vivere ma per sopravvivere, si rende il mondo migliore. La pensava così anche l’assessore Sebastiano Tusa, grande esperto di archeologia, le cui immagini sono passate in tv durante una precedente intervista, mentre l’aereo precipitava. Erano tutti diretti a Nairobi, chi per nuove missioni e chi per partecipare a un convegno sul cambiamento climatico e sulle emergenze ambientali, un modo per essere presenti e capire la portata dei disastri dell’inquinamento, in mare e sulla Terra. Per la stessa battaglia venerdì in Italia ci saranno tanti giovani nelle piazze: una dedica speciale, un ideale abbraccio, dovrebbe essere fatto agli otto volontari rimasti su quell’aereo. I loro ideali restano.
(fonte: Corriere della Sera, 11/03/2019)

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