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venerdì 29 marzo 2019

Lucetta Scaraffia e tutto lo staff femminile si dimettono dal mensile "Donna chiesa mondo" - Editoriale e lettera a Papa Francesco - La replica di Andrea Mondo

Lo strappo delle donne in Vaticano. 
Lucetta Scaraffia spiega all'Huffpost le dimissioni di massa da "Donne chiesa mondo"

Editoriale e lettera a Papa Francesco: "silenziate" le denunce sugli abusi sulle religiose. "Sfiducia e delegittimazione, così non potevamo continuare"


Lucetta Scaraffia e le altre 10 donne della redazione della rivista vaticana "Donne, Chiesa, Mondo", inserto mensile dell'Osservatore Romano, si sono dimesse per protesta contro la direzione del quotidiano della Santa Sede. "Disistima, sfiducia, delegittimazione progressiva. Così non si poteva andare più avanti" afferma piuttosto amareggiata Lucetta Scaraffia, contattata telefonicamente dall'Huffpost, sottolineando il peggioramento delle condizioni di "libertà" e di "rispetto" dentro l'Osservatore Romano.

In particolare la fondatrice dell'inserto mensile denuncia in un editoriale e in una lettera a Papa Francesco la volontà della direzione di silenziare le denunce degli abusi sulle religiose, il ritorno a una selezione "dall'alto" di donne in base all'obbedienza e l'imposizione di un "diretto controllo maschile" sulla redazione. Accuse respinte in una nota da Andrea Monda, direttore dell'Osservatore Romano, che prende atto delle dimissioni e volta pagina, assicurando che "Donne chiesa mondo" andrà avanti anche senza Scaraffia e le altre.

Professoressa Scaraffia, come è maturata questa decisione?

"Da quando si è insediata la nuova direzione abbiamo vissuto molte difficoltà. Sono almeno due mesi che vediamo la pubblicazione di articoli totalmente opposti rispetto alla linea del nostro mensile, è stato un processo di delegittimazione crescente. È uscito ad esempio un articolo firmato da Monica Mondo, una recensione molto critica su un filmato che mostrava abusi su religiose, che portava avanti posizioni opposte alle nostre".

Siete state compatte nella decisione di lasciare?

"Sì, siamo 11 donne, ci siamo dimesse tutte. Abbiamo pensato che era meglio andare via noi, prima di essere logorate del tutto. Ci siamo sentiate circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva".

La situazione è peggiorata con il cambio di direzione all'Osservatore Romano, con l'uscita di Giovanni Maria Vian e l'arrivo di Andrea Monda. Cosa si aspetta ora?

"Non avevamo l'appoggio della nuova direzione dell'Osservatore Romano, indirizzata piuttosto a depotenziarci. Non c'è stato rispetto. Non ci hanno chiamato, eppure sapevano da tempo che sollevavamo questo problema"

Nell'editoriale in cui annuncia la fine della pubblicazione di Donne Chiesa Mondo, Lucetta Scaraffia denuncia il ritorno a una "selezione delle donne che parte dall'alto, alla scelta di collaboratrici che assicurano obbedienza", e la rinuncia "a ogni possibilità di aprire un vero dialogo, libero e coraggioso, fra donne che amano la Chiesa nella libertà e uomini che ne fanno parte". Condizioni che impongono alla redazione di interrompere dopo 7 anni l'esperienza del giornale.

L'editoriale di Lucetta Scaraffia.

Con questo numero la redazione interrompe, dopo sette anni, la pubblicazione di "Donne Chiesa Mondo". Constatiamo infatti che non ci sono più le condizioni per continuare la nostra collaborazione con "L'Osservatore Romano". Il mensile era nato da una iniziativa femminile autonoma, realizzato da un gruppo di donne che si erano aggregate nel corso degli anni, ed era stato approvato e sostenuto da due papi, Benedetto XVI e Francesco. Si trattava per il Vaticano di un'esperienza nuova per la sua autonomia, premiata dall'attenzione e dell'interesse di cui il mensile, pubblicato in spagnolo da "Vida Nueva", in francese da "La Vie" e in inglese diffuso in rete, gode nei media di tutto il mondo. Questa linea non ha trovato l'appoggio della nuova direzione dell'Osservatore Romano, indirizzata piuttosto a depotenziare "Donne Chiesa Mondo", avviando collaborazioni e iniziative che appaiono concorrenziali, con l'effetto di mettere le donne l'una contro l'altra invece di sollecitare confronti aperti, e dimostra così di non considerare i membri della redazione interlocutori sufficientemente "affidabili". Si torna così alla selezione delle donne che parte dall'alto, alla scelta di collaboratrici che assicurano obbedienza, e si rinuncia a ogni possibilità di aprire un vero dialogo, libero e coraggioso, fra donne che amano la Chiesa nella libertà e uomini che ne fanno parte. Si torna all'autoreferenzialità clericale e si rinuncia a quella parresia tante volte chiesta da papa Francesco, nella cui parola e nel cui magistero tanto ci riconosciamo. Di conseguenza non possiamo che dichiarare concluso il nostro lavoro, interrotto bruscamente benché ci siano ancora progetti aperti – per esempio l'approfondimento dei cinque sensi – e articoli commissionati o addirittura scritti. Ma riteniamo necessaria questa scelta per salvaguardare la nostra dignità ed evitare così il processo di logoramento purtroppo già in corso.

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In una lettera a Papa Francesco, inoltre, Lucetta Scaraffia comunica la decisione. "Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione". Fa inoltre diretto riferimento al silenzio che si sta cercando di imporre alle denunce sugli abusi sulle religiose.

Lettera di Lucetta Scaraffia a Papa Francesco.

Caro papa Francesco,

con grande dispiacere Le comunichiamo che sospendiamo la nostra collaborazione a "donne chiesa mondo", il mensile dell'Osservatore Romano da noi fondato, del quale Benedetto XVI ha permesso la nascita proprio sette anni fa e che Lei ha sempre incoraggiato e sostenuto.

Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione. Con la chiusura di "donne chiesa mondo" si conclude, o meglio si spezza, un'esperienza nuova ed eccezionale per la Chiesa: per la prima volta un gruppo di donne, che si sono organizzate autonomamente e che hanno votato al loro interno le cariche e l'ingresso di nuove redattrici, ha potuto lavorare nel cuore del Vaticano e della comunicazione della Santa Sede, con intelligenza e cuore liberi, grazie al consenso e all'appoggio di due papi.

La nostra iniziativa, come saprà, ha avuto e ha un successo non comune, con un'edizione cartacea in spagnolo pubblicata in spagnolo da "Vida Nueva", una più recente in francese con "La Vie" e un'edizione in inglese diffusa in rete.

In questi sette anni il nostro obiettivo di dare voce alle donne che, come Chiesa, lavorano nella Chiesa e per la Chiesa, aprendosi a un dialogo con le donne di altre religioni, si è realizzato e ha coinvolto migliaia di laiche e di consacrate, confrontandosi di continuo con il pensiero e con la visione di laici, di consacrati, di presbiteri, di vescovi.

I temi affrontati sono stati tanti: dalle scoperte scientifiche alla presenza politica; dalla rilettura arricchita dalle acquisizioni della storia più recente di sante dottori della Chiesa, come Teresa d'Avila e di Ildegarda di Bingen, al diritto canonico; dalle speciali qualità femminili emerse nell'annuncio del Vangelo e nelle azioni di pacificazione nel mondo alle richieste delle consacrate nella Chiesa di oggi.

In ogni numero è stato dato spazio alla meditazione dei testi evangelici, a cura delle sorelle della comunità monastica di Bose, e all'esegesi biblica da parte di studiose anche non cattoliche. Da questo secondo filone sono nati tre libri sulle donne dell'Antico Testamento, su quelle dei vangeli e su quelle di san Paolo, curati da Nuria Calduch Benages e pubblicati anche in spagnolo.

La nostra redazione, che si è riunita annualmente per un ritiro spirituale di tre giorni presso il monastero di Bose, ha lavorato come laboratorio intellettuale e interiore, attenta ad ascoltare e ad accogliere quanto le lettrici segnalavano come luogo fecondo e come realtà di ricerca, convinte come Lei che la realtà è superiore alle ideologie, per aprire nuove strade di dialogo. E siamo state pronte a percorrere cammini anche inesplorati. Particolarmente ricco e interessante è stato l'approfondimento del rapporto con le donne musulmane, che è stato accompagnato dalla riscoperta di una fitta presenza femminile nell'antica tradizione islamica, oggi quasi ignorata.

Ci siamo sentite spesso come minatori che scoprivano filoni metalliferi preziosi e li portavano alla luce e alla conoscenza di tutti: una vera ricchezza umana e universale, e in questo senso "cattolica".

Certo, fra le molte lettere che abbiamo ricevuto dalle lettrici, fra cui numerose consacrate, sono emersi anche casi e vissuti dolorosi che ci hanno riempite di indignazione e di sofferenza. Come ben sa, non siamo state noi a parlare per prime, come forse avremmo dovuto, delle gravi denunce dello sfruttamento al quale numerose donne consacrate sono state e sono sottoposte (sia nel servizio subordinato sia nell'abuso sessuale) ma lo abbiamo raccontato dopo che i fatti erano emersi, anche grazie a molti media. Non abbiamo più potuto tacere: sarebbe stata ferita in modo grave la fiducia che tante donne avevano riposto in noi.

Ora ci sembra che un'iniziativa vitale sia ridotta al silenzio e che si ritorni all'antiquato e arido costume della scelta dall'alto, sotto il diretto controllo maschile, di donne ritenute affidabili. Si scarta in questo modo un lavoro positivo e un inizio di rapporto franco e sincero, un'occasione di parresia, per tornare all'autoreferenzialità clericale. Proprio quando questa strada viene denunciata da Lei come infeconda.

Santo Padre, a Lei e al Suo predecessore dobbiamo la gratitudine per questi sette anni di lavoro appassionato che – ne siamo sicure – ha contribuito, se pure in piccola parte, a dare coscienza, pensiero e anima femminili alla Chiesa nel mondo: perché davvero, come si legge nella Sua esortazione apostolica Evangelii gaudium (104) le donne "pongono alla Chiesa domande profonde che la sfidano e che non si possono facilmente eludere".

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La replica di Andrea Monda. 

Il direttore dell'Osservatore Romano prende atto della decisione, ma sottolinea di aver garantito a Lucetta Scaraffia e alla sua squadra "la stessa totale autonomia e la stessa totale libertà che hanno caratterizzato l'inserto mensile da quando è nato, astenendomi dall'interferire in qualsiasi modo sulla fattura del supplemento mensile del giornale e limitandomi a offrire il mio doveroso contributo (nel suggerimento di temi e persone da eventualmente coinvolgere) alla libera valutazione della professoressa Scaraffia e della redazione del supplemento". Monda respinge quindi l'accusa di aver voluto "depotenziare il mensile Donne Chiesa Mondo", spiegando di aver "confermato integralmente il budget" e aver garantito "la traduzione e la diffusione in altri Paesi nonostante la necessità generale di contenere i costi della Curia". Monda respinge anche l'accusa di aver "selezionato qualcuno, uomo o donna, con il criterio dell'obbedienza" e quella di aver tradito la parresia di Papa Francesco. Quanto al futuro del supplemento mensile, Monda scrive che "non era in discussione. E che dunque la sua storia non si interrompe ma continua. Senza clericalismi di alcun genere".
(fonte: Huffingtonpost, articolo di Carlo Renda)


Per completezza d'informazione proponiamo anche il testo integrale della 
Nota del Direttore Andrea Monda sull'Osservatore Romano del 27 marzo 2019

Prendo atto della libera e autonoma decisione della Professoressa Scaraffia di interrompere la collaborazione con “L’Osservatore Romano”, e di considerare chiusa la sua direzione di Donne Chiesa Mondo.

A lei, insieme all’augurio di ogni bene, va il nostro sincero ringraziamento per il prezioso lavoro svolto in questi anni con grande impegno e in piena libertà.

In questi pochi mesi da quando sono stato nominato Direttore ho garantito alla Professoressa Scaraffia, e al gruppo di donne della redazione, la stessa totale autonomia e la stessa totale libertà che hanno caratterizzato l’inserto mensile da quando è nato, astenendomi dall’interferire in qualsiasi modo sulla fattura del supplemento mensile del giornale e limitandomi a offrire il mio doveroso contributo (nel suggerimento di temi e persone da eventualmente coinvolgere) alla libera valutazione della Professoressa Scaraffia e della redazione del supplemento.

Il mio impegno non è stato in alcun modo quello di depotenziare il mensile Donne Chiesa Mondo, al quale è stato semmai confermato integralmente il budget ed è stata garantita la traduzione e la diffusione in altri Paesi nonostante la necessità generale di contenere i costi della Curia.

Il mio impegno è stato e rimane quello di potenziare l’edizione quotidiana de “L’Osservatore Romano” (non certo in termini di concorrenzialità ma di complementarietà con il supplemento) come è naturale e giusto che sia.

In nessun modo ho selezionato qualcuno, uomo o donna, con il criterio dell’obbedienza. Semmai, al contrario, evitando di interferire con il supplemento mensile, ho sollecitato nella fattura del quotidiano confronti realmente liberi, non costruiti sul meccanismo degli uni contro gli altri o dei gruppi chiusi. E l’ho fatto proprio nel segno della apertura e della parresia chiesta da Papa Francesco, nelle cui parole e nel cui magistero tutti ci riconosciamo.

Se, sulla base della attualità ecclesiale e culturale, ho dedicato attenzione a temi come quello della pluralità e della differenza nel mondo della Chiesa, ciò deriva solo dalla centralità che questi temi, proprio grazie al ruolo delle donne, hanno acquisito.

Il prossimo lunedì 1 aprile — solo per fare un esempio — si terrà nei locali della redazione una tavola rotonda a partire dalla pubblicazione del saggio, firmato da 17 teologhe e studiose di chiara fama, “La voce delle donne” (Ed. Paoline).

Quanto al futuro del supplemento mensile de “L’Osservatore Romano”, posso assicurare che esso non era in discussione. E che dunque la sua storia non si interrompe ma continua. Senza clericalismi di alcun genere.