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martedì 12 marzo 2019

Disastro aereo. A bordo una «internazionale del bene» - Cordoglio del Papa e del mondo - Il ricordo delle vittime

Disastro aereo. 
A bordo una «internazionale del bene»: chi sono le vittime

Otto connazionali tra i 157 morti del Boeing precipitato vicino ad Addis Abeba: tra loro l'archeologo Sebastiano Tusa e tre volontari di Bergamo


I volti delle vittime italiane: dall'alto a sinistra, in senso orario: Sebastiano Tusa, Carlo Spini con la moglie Gabriella Vigiani, Matteo Ravasio, Paolo Dieci, Maria Pilar Buzzetti e Virginia Chimenti

Tutti legati all'Africa in un modo o nell'altro. O per amore verso quel continente, o per lavoro o per passione. Gli otto italiani che hanno perso la vita nello schianto dell'aereo dell'Ethiopian Airlines vicino Addis Abeba, avevano l'Africa nel cuore. Sono quattro cooperanti, tre funzionarie Onu e un archeologo.


Sebastiano Tusa, 66 anni, era un noto archeologo molto conosciuto anche a livello internazionale. Un "tecnico" con la passione per la politica. Sovrintendente del Mare della Regione Siciliana, docente di Paleontologia presso l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, dall'11 aprile 2018 era stato chiamato a ricoprire la carica di assessore ai Beni culturali per la Regione Siciliana nella giunta guidata da Nello Musumeci, dopo le dimissioni del critico Vittorio Sgarbi.

Matteo Ravasio, Carlo Spini e Gabriella Vigiani appartenevano alla Onlus bergamasca 'Africa Tremila'. Ravasio, commercialista 50enne, era tesoriere dell'associazione. Carlo e Gabriella, moglie e marito con 4 figli, vivevano a San Sepolcro, nell'Aretino. Il sindaco, al telefono con LaPresse, li ricorda con commozione e voce rotta dal dolore. "Sono moderni testimoni di pace - dice -. Con il loro fare cercano di portare la pace tra i popoli, anche in Africa". Lui medico in pensione e lei infermiera caposala dell'ospedale di Sansepolcro, "hanno una famiglia bellissima. Sono conosciutissimi e stimati, tutti gli vogliono bene", racconta il sindaco. "Da tanti anni, anche prima della pensione, viaggiavano per aiutare il prossimo in Africa. Portavano la loro esperienza organizzando tante iniziative qui. Hanno sempre fatto quello in cui credevano", afferma Cornioli.

Dal mondo del volontariato viene anche Paolo Dieci, romano, presidente di Link 2007, una rete delle più importanti Ong italiane. 56 anni, sposato e padre di tre figli, aveva fatto della cooperazione internazionale la sua vita. Nella lista delle vittime anche tre giovani donne: Maria Pilar Buzzetti e Virginia Chimenti, impegnate per il World food program dell'Onu, e Rosemary Mumbi.

Il luogo dell'impatto con l'aereo della Ethiopian Airlines (Ansa)

Sul volo ET 302 c'era una piccola "Internazionale del Bene", un microcosmo impegnato nelle battaglie più nobili o nelle regioni più sfortunate della Terra: ambientalisti, cooperanti, climatologi impegnati contro il surriscaldamento del Pianeta... I passeggeri provenivano da 35 Paesi diversi, dal Regno Unito alla Russia, dalla Nigeria alla Slovacchia, oltre alla stessa Italia.

Tra i sette britannici c'era la 36enne Joanna Toole, ambientalista che collaborava con la Fao e che da agosto viveva in Italia. A Nairobi avrebbe rappresentato l'agenzia all'assemblea Onu sull'ambiente, al pari della connazionale 30enne Sarah Auffret che doveva rappresentare l'Association of Arctic Expedition Cruise Operators.

Una delle vittime del disastro aereo, Sarah Auffret (Ansa)

Nella lista delle vittime c'è anche l'ambasciatore nigeriano Abiodun Oluremi Bashua che, dopo una vita spesa nel servizio diplomatico di Abuja, era passato a lavorare per l'Economic Commission for Africa delle Nazioni Unite. Insieme a lui, c'era Pius Adesanmi, docente nigeriano alla Carleton University di Ottawa, in Canada, autore tra l'altro di una raccolta di saggi satirici.

L'irlandese Michael Ryan, ingegnere del World Food Programme (Wfp) dell'Onu, aveva appena concluso un viaggio di lavoro in Etiopia, mentre la tedesca Anne-Katrin Feigl lavorava per l'Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim) ed era diretta a Nairobi per un corso di formazione.

Dal Kenya provenivano Hussein Swaleh, ex segretario generale della Federazione keniota di calcio, e Cedric Asiavugwa, giovane studente di legge alla Georgetown University a Washington, impegnato in passato ad aiutare rifugiati da Zimbabwe, Uganda e Tanzania.

Sul volo dell'Ethiopian Airlines c'era anche un parlamentare del partito ultra-nazionalista slovacco, Anton Hrnko, insieme alla moglie e ai due figli, un maschio e una femmina, così come l'amministratore delegato svedese del Tamarind Group, Jonathan Seex. A perdere la vita sono stati anche tre giovani medici austriaci, diretti a Zanzibar, e tre turisti russi. 

La tragedia aerea "mi addolora profondamente", sono le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Il Paese guarda con riconoscenza al loro impegno professionale e di vita, speso sul terreno della cultura e dell'archeologia, della cooperazione, di organizzazioni internazionali a servizio dello sviluppo umano", ha sottolineato, rendendo "omaggio alla loro memoria". Nel "giorno del dolore", ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, "ci stringiamo tutti ai familiari delle vittime rivolgendo loro i nostri partecipi, commossi pensieri".
(fonte: Avvenire 11/03/2019)

Dopo aver appreso con tristezza dell'incidente aereo dell'Ethiopian Airlines che ha causato 157 morti, Papa Francesco prega per i defunti di vari Paesi e raccomanda le loro anime alla misericordia di Dio Onnipotente. Il Pontefice invia le sue più sentite condoglianze alle loro famiglie, e invoca la benedizione di Dio, della consolazione e della forza, su tutti coloro che piangono questa tragica perdita. Messaggi di cordoglio sono arrivati anche dalle organizzazioni e delle ong colpite dal lutto. La maggior parte dei passeggeri si stava infatti recando a Nairobi per l’assemblea delle Nazioni Unite sull’ambiente.
Leggi tutto: Cordoglio del Papa e del mondo per le vittime dell’incidente aereo in Etiopia

Aveva già visto tutte le Meraviglie del mondo, le mancava solo Petra, l'Africa era la sua seconda casa e se chiudeva gli occhi anche un solo istante per immaginare il futuro, sognava di aprire un giorno una Onlus tutta sua. Virginia Chimenti, Vivi, viaggiava da quando era bambina. Prendere l'aereo per lei era come infilarsi nella metropolitana...

Il ricordo di Carlo Spini e Gabriella Vigiani che il figlio Marco ha affidato a facebook:

Il dispiacere è immenso, aver perso i genitori in un solo momento ha dell'incredibile, cogliendo me e miei fratelli impreparati. Erano persone stupende che saranno sicuramente ricordate da molti e a moltissimi altri di più mancheranno sia come essere umani ma soprattutto come speranza di vita per loro stessi e le loro famiglie. Prego per tutti questi piccoli di Dio che oggi hanno perso il Dottor Carlo e Mamma Gabriella. Ho sentito una suora Kenyota stasera, erano disperati. Facevano un lavoro immenso che non tutti conoscevano, poco anche io devo dire: lo facevano in silenzio senza farsi pubblicità. Spero che i loro sacrifici non si disperdano così veloci come sono volate via le loro vite. So che il babbo avrebbe tenuto tantissimo a dare risalto al grandissimo lavoro della mamma: noi di casa che vivevamo con loro questa esperienza di vita sappiamo bene che niente sarebbe potuto succedere se non ci fosse stata lei dietro. Era una donna di una forza straordinaria, di un coraggio cristallino, altruista fino a donare il proprio marito che ha amato fino alla morte e che dal quale ne ha ricevuto altrettanto insieme a rispetto e adorazione. Probabilmente erano seduti vicino in quella bara di metallo, e saranno morti tenendosi per mano, avendo l'ultimo pensiero per noi figli e i loro nipoti. Nessuno può conoscere i piani di Dio e certamente non ha bisogno dei miei consigli, ma se oggi non siete insieme in paradiso non so chi altro potrebbe esserci. Continuerete ad amarci e supportarci da lassù come avete sempre fatto e noi non vi dimenticheremo mai. Vi amo tanto.

Vedi anche: I VOLTI DI AFRICA TREMILA INTERVISTA A CARLO SPINI


“Un uomo generoso”, “un papà meraviglioso”, che spesso andava in Africa “a portare un po’ di aiuto e bontà”. Poche parole, strozzate dalle lacrime. Sono quelle di Manuela Filì nel ricordare il marito Matteo Ravasio, la vittima bergamasca dell’incidente aereo in Etiopia nel quale domenica mattina hanno perso la vita 157 persone. La famiglia, raccolta nel dolore, ha riferito di avere appreso la notizia dalla Farnesina.
Commercialista con studio in via Paleocapa a Bergamo, 52 anni, Ravasio abitava in città con la moglie e la figlioletta di tre anni in un appartamento di via Pignolo. Era anche tesoriere della onlus bergamasca ‘Africa Tremila’, associazione legata a Confartigianato che dal 1995 realizza progetti in campo sanitario, scolastico e alimentare in Africa, Asia e Sud America.

Valeria Patrizia Li Vigni (moglie di Sebastiano Tusa): "Aveva un senso profondo del dovere, dell’archeologia come messaggio di pace, cemento fra i popoli e le loro storie..."
Andrea, il figlio, ricorda così suo padre, l'archeologo morto nel disastro aereo in Etiopia: "Aveva un amore infinito per quello che faceva e per la sua terra. Aveva una grandissima dedizione per il suo lavoro"

Paolo Dieci morto nell'incidente aereo in Etiopia, chi era
Il Cisp annuncia "con immenso dolore la perdita di Paolo Dieci, uno dei suoi fondatori, uno dei suoi più appassionati soci e più competenti cooperanti, il suo Presidente. Il nostro meraviglioso amico. Il mondo della cooperazione internazionale perde uno dei suoi più brillanti esponenti e la società civile italiana tutta perde un prezioso punto di riferimento", si legge sul sito della Ong.
"La visione di una società più giusta, coesa, egualitaria, che ha guidato Paolo nel suo impegno in Italia e nel mondo continuerà a guidare il nostro lavoro. Ci stringiamo attorno alla moglie, ai figli e alla famiglia tutta di Paolo e promettiamo loro di continuare ad onorare la sua memoria mettendo in pratica tutto ciò che da lui abbiamo imparato, provando ad avere la sua stessa lucidità nell'analizzare i problemi delle società contemporanee, la sua stessa perseveranza e pazienza nel provare a risolverne almeno una parte, la sua stessa preparazione e competenza nella realizzazione di ogni singola azione, progetto, programma".
"Oggi - è il testo del messaggio diffuso online - ci sentiamo tutti soli. Da domani, però, ricominceremo a lavorare per affermare i diritti di ogni essere umano in qualsiasi parte del mondo si trovi, così come avrebbe fatto Paolo, con instancabile tenacia".


Maria Pilar Buzzetti si era laureata prima a Roma Tre per poi specializzarsi alla Luiss in Relazioni internazionali ed uscirne con 110 e lode. Dopo un master di preparazione alla carriera diplomatica, ha lavorato per quasi quattro anni al World Food Programme dell'Onu. Era stata consulente anche per l'associazione di studio, ricerca e internazionalizzazione in Eurasia e Africa, e volontaria con il gruppo di Medici Senza Frontiere.
Bella, solare, sportiva, piena di amici, un sorriso contagioso e una passione umanitaria che l'aveva portata in giro per il mondo...