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giovedì 14 marzo 2019

"Per il cristiano è possibile pregare il Padre nostro e poi chiudere il cuore a chi è nel bisogno?" Fra Gaetano La Speme (AUDIO INTEGRALE)

"Per il cristiano è possibile pregare il Padre nostro 
poi chiudere il cuore a chi è nel bisogno?"
Fra Gaetano La Speme


Incontro del 27.02.2019
promosso dalla Caritas di Noto 
presso la Chiesa del Sacro Cuore di Pachino




(Fonte: Caritas di Noto) 

La sera del 27 febbraio abbiamo vissuto insieme un momento di altissimo livello spirituale, nella Chiesa del Sacro Cuore di Pachino, con Fra Gaetano La Speme. Siamo stati da lui invitati a vedere la migrazione e i migranti alla luce del Vangelo, poiché leggendolo ci accorgiamo da subito che gli stranieri appartengono alla storia di Gesù. Fra Gaetano ha riportato le parole dell'Omelia della notte di Natale del 2017 di Papa Francesco: "Maria e Giuseppe si videro obbligati a partire. [...] Si trovarono ad affrontare la cosa forse più difficile: arrivare a Betlemme e sperimentare che era una terra che non li aspettava, una terra dove per loro non c'era posto. E proprio lì, in quella realtà che era una sfida, Maria ci ha regalato l'Emmanuele. Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. [...] La fede di questa notte ci porta a riconoscere Dio presente in tutte le situazioni in cui lo crediamo assente. Egli sta nel visitatore indiscreto, tante volte irriconoscibile, che cammina per le nostre città, nei nostri quartieri, viaggiando sui nostri autobus, bussando alle nostre porte. E questa stessa fede ci spinge a dare spazio a una nuova immaginazione sociale, a non avere paura di sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto". I passi del Vangelo che ci raccontano l'infanzia di Gesù ci mettono subito dinnanzi ad una domanda: Gesù come vedeva gli stranieri? Come si sentiva in mezzo a loro? Se guardava alle sue origini, vedeva che gli stranieri gli erano familiari come lo erano i suoi connazionali, nel suo sangue scorre sangue straniero. Per Gesù gli stranieri erano familiari! Inoltre, fra Gaetano ha citato il Vangelo di Matteo, che ci dice (Mt 25, 34-36): "Venite, benedetti del Padre mio, [...] Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". Queste parole ci ricordano i due polmoni della chiesa: la missione e l'ospitalità. La missione ci porta ad andare fuori, ad essere Chiesa in uscita; l'ospitalità ci chiede di accogliere. L'uno e l'altro appartengono all'esperienza di Gesù e della Chiesa. Tra l'altro, leggendo l'incontro di Gesù con la Samaritana (Gv 4), ricordiamo quanto sia vitale che l'accoglienza si abbeveri di reciprocità. Le parole profetiche di Don Tonino Bello ci impongono una seria riflessione: "Siamo bravi solo a dare. Mai a ricevere. Che cosa può darmi un terzomondiale, se non un pericolo di infezioni? Quando capiremo che l'altro, il povero, non chiede aiuto, ma chiede scambio?" Allora, non è un'esagerazione pensare che accogliere l'immigrato che viene a trovarci, sedere alla stessa mensa, sia anticipazione del Regno dei Cieli. Il regno che viene è il regno dove tutti mangiano lo stesso pane, siedono alla stessa mensa.
 
Per il cristiano, chiede Fra Gaetano, è possibile pregare il Padre nostro e poi chiudere il cuore a chi è nel bisogno? In un tempo storico come quello che stiamo vivendo, risulta essenziale per noi aprire il cuore a questa domanda e a questa realtà che ci circonda - alla quale, tuttavia, spesso si preferisce la cecità o l'avversione. Lo straniero ci appartiene, lo dice il Vangelo 

L'audio integrale dell'incontro