NUOVA ZELANDA
Farid e la moglie uccisa in moschea
«Basta odio, prego per l’assassino»
Poi è tornata a cercare il marito in carrozzina,
che nel frattempo veniva salvato da altri:
è stata colpita da una raffica
di Daniele Sparisci, inviato a Christchurch
Nuvole grigie e vento. Le pettorine gialle dei volontari svolazzano, sul marciapiedi di Hagley Avenue è una processione silenziosa di facce consumate dal dolore e dalla fatica. Camminano verso l’ingresso del centro polifunzionale che il Comune di Christchurch ha messo a disposizione per i parenti delle vittime. Johnny Islam indossa una giacca di pelle e non dorme da giorni: da venerdì non sa nulla dell’amico Zakaria Bhwjah, come lui arrivato dal Bangladesh, e adesso fa la spola fra qui e l’ospedale in cerca di notizie. Non ha perso la speranza, parla dolcemente e non alza mai la voce anche se è distrutto.
La lezione più bella contro la follia razzista arriva da questa gente umile e composta che non riesce a odiare. Come Farid Ahmed, anche lui di origini bengalesi. Anche lui era nella moschea Al Noor seduto sulla carrozzina, come ogni giorno da vent’anni da quando non muove più le gambe a causa di un automobilista ubriaco che lo ha investito. È una delle figure più carismatiche e ascoltate dalla comunità musulmana locale, sua moglie Husna organizzava corsi per bambini e insegnava. Si trovava nella sezione femminile quando l’attacco è cominciato. È riuscita a far uscire alcune delle donne e dei più piccoli presenti. Avrebbe potuto mettersi in salvo, invece è tornata dentro all’edificio per cercare il marito ma è stata raggiunta da una raffica. «Urlava alle altre “correte di qui, presto” conducendole in un giardinetto al sicuro — ricorda lui — “poi si è girata pensando a me. Proprio quando stava per raggiungere l’ingresso è stata colpita. Era così impegnata a salvare vite da dimenticarsi della sua». Tutto questo lui lo ha saputo dai racconti di altri. La fuga di Farid sulla carrozzina infatti è rocambolesca e si ferma appena fuori su una panchina mentre il killer ricaricava le armi («L’avrà fatto sette volte») e «prendeva di mira altri bersagli continuando a sparare anche ai cadaveri».
In quei momenti Farid pensava: «Non ce la farò mai su una sedie a rotelle, è arrivato il mio momento: mi beccherò una pallottola in fronte. Però ero calmo, non avevo paura, e così mi sono diretto verso la porta sul retro e lui non mi ha visto». Fra i primi sopravvissuti a essere intervistato parlava con voce serena ignorando la tragica fine della moglie. Glielo dirà un poliziotto mentre altri gli mostreranno la foto del corpo. Anche Farid, terminata la sparatoria, aveva provato a rintracciarla e non dimenticherà mai le grida, i corpi in terra e le richieste di aiuto dalla sala principale. E i telefoni che continuavano a squillare a vuoto. La sua storia ha fatto il giro del mondo, per il coraggio e la compassione.
Pur sconvolto dalla perdita di Husna («Insieme facevamo una squadra ed eravamo felici: mi è rimasta accanto anche dopo l’incidente e si è presa cura di me») davanti alle telecamere della Bbc sostiene che se incontrasse Brenton Tarrant, il suprematista australiano accusato di essere il responsabile dei due attentati che hanno provocato 50 morti, lo perdonerebbe: «Gli direi che dentro di sé ha del potenziale per essere una persona migliore: generosa, gentile, potrebbe salvare il mondo invece di distruggerlo. Non lo odio né provo risentimento, pregherò perché anche lui possa diventare un uomo giusto». Lo dice con la solita voce tranquilla e per spiegare meglio il concetto usa una metafora: «In una cassetta di frutta capita di trovare due o tre mele marce, ma non pensi che sia tutto da buttare. Siamo un popolo solo anche se qualcuno vuole dividerci e creare tensioni». Ma per fortuna da queste parti non funziona, l’odio è una terra straniera.
(Fonte: Corriere della Sera - 17 marzo 2019)
GUARDA IL VIDEO
Papa Francesco:
Sono vicino ai nostri fratelli musulmani
e a tutta quella comunità.
Sono vicino ai nostri fratelli musulmani
e a tutta quella comunità.
GUARDA IL VIDEO
Servizio TG2000
Servizio TG2000