Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



venerdì 1 marzo 2019

Il Vangelo per sentito dire di Luca Baratto - In risposta al ministro Fontana, che tenta di giustificare il “prima gli italiani” con il precetto “ama il tuo prossimo”.

 In risposta al ministro Fontana, che tenta di giustificare il “prima gli italiani” 
con il precetto “ama il tuo prossimo”

Il Vangelo per sentito dire 
di Luca Baratto 



Il Vangelo per sentito dire. Non si può che definire così l’uscita di Lorenzo Fontana, il ministro per le politiche della famiglia, che a Pisa due giorni fa ha giustificato la politica sovranista – «prima gli italiani» – del suo partito con l’insegnamento di Gesù. Sui migranti, ha affermato Fontana, “ci dicono che [noi leghisti] siamo cattivi cristiani. Però bisognerebbe anche guardare un po’ il catechismo. C’è un passaggio da tener conto: “ama il prossimo tuo”, cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità».

GUARDA IL VIDEO
Le dichiarazioni del ministro Fontana

Il ministro associa la parola “prossimo” alla parola “prossimità”, suggerendo che il mio prossimo è quello che mi sta e mi è più vicino. Una interpretazione ap-prossima-tiva, se vogliamo continuare con le assonanze, buona per chi si accontenta del Vangelo per sentito dire, ma non ha intenzione di leggere le Scritture.

Nel Vangelo secondo Luca, al capitolo 10, è un maestro della legge a chiedere a Gesù: “Chi è il mio prossimo”. Una domanda posta precisamente per definire i limiti della responsabilità verso l’altro: sono limiti ristretti al mio gruppo o mi spingono a guardare più lontano?

Gesù risponde con la parabola del buon samaritano, quella in cui un sacerdote e un levita – persone autorevoli della comunità a cui appartenevano gli ascoltatori di Gesù – lasciano sulla strada un poveretto malmenato dai briganti, mentre un samaritano – una persona particolarmente disprezzata dagli uditori del racconto – lo aiuta. E fin qui siamo nell’ambito del “Vangelo per sentito dire” perché l’originalità dell’insegnamento di Gesù sta nella domanda che segue la parabola.

“Gesù chiede al dottore della legge: ‘Quale dei tre personaggi ti pare essere stato il prossimo di colui che s’imbatté nei ladroni?’ Egli rispose: ‘Colui che gli usò misericordia’. Gesù gli disse: ‘Va’, e fa’ anche tu la stessa cosa’”.

Nella parabola il prossimo non è la persona soccorsa, ma il soccorritore! Non è l’altro, sei tu! Il prossimo non è la persona identificabile da particolari criteri di necessità – aiutiamo gli stranieri che ne hanno veramente bisogno, dice il ministro – o geografici – prima gli italiani. Il prossimo sei tu che decidi di farti vicino e di prenderti cura dell’altro, chiunque sia e a qualunque luogo appartenga. Il prossimo non è una categoria, ma frutto di una decisione, è una relazione nella quale tu decidi di renderti disponibile oppure no.

Ha ragione il ministro quando dice «Se io amo le persone che arrivano dall’altra parte del mondo, però poi mi dimentico del disabile o della persona in difficoltà o del vicino di casa, sono un ipocrita». Verissimo, ma è altrettanto vero il contrario, perché è soltanto la tua decisione di renderti indisponibile verso lo straniero a definirlo come un “non prossimo”.

L’interpretazione data dal ministro è dunque un travisamento del Vangelo proposto attraverso un linguaggio bonario, dall’apparenza ragionevole. «Parlo con il buon senso di un padre di famiglia ….» ha più volte affermato, proponendo la retorica pericolosissima, tipica dello scenario politico attuale, in cui il mondo in cui viviamo è descritto con frammenti di problemi veri uniti a elementi che invece travisano la realtà e, nel caso del Vangelo, la verità.

Il fatto è che in Italia e in Europa esiste ormai un cristianesimo di identità che assume caratteri diversi, se non opposti, al cristianesimo di fede. Il cristianesimo di identità è ben descritto da Fontana quando afferma che il suo è un partito che ama: «amiamo il nostro territorio, la nostra gente, la nostra comunità, la nostra tradizione, la nostra identità». Questo tipo di amore che definisce un’identità più che una fede e definisce strettamente chi è dentro e chi è fuori, è quello che meno di tutti si adatta all’insegnamento di Gesù che è un continuo sconfinare, superare i confini geografici ma soprattutto culturali del mondo per un messaggio universalista di inclusione. Prima o poi qualcuno di autorevole nel mondo cristiano dovrà dire chiaramente che il cristianesimo di identità e il cristianesimo di fede sono due cose diverse che si assomigliano solo per ap-prossima-zione.
E, comunque, è sempre bene che ognuno si prenda le responsabilità delle proprie opinioni politiche evitando di citare il Vangelo per sentito dire.
(Fonte: Riforma)

Il prossimo secondo Fontana
di Tonio dell'Olio 
E per ultimo arrivò il ministro Fontana a spiegare esegeticamente l'amore del prossimo che è a fondamento delle politiche del suo partito. “Migranti? - ha detto il ministro alla famiglia e alla disabilità - Ci dicono che siamo cattivi cristiani. Però bisognerebbe anche guardare un po’ il catechismo. C’è un passaggio da tener conto: ‘ama il prossimo tuo’, cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità”. Per la verità sia il catechismo che il Vangelo di Luca dicono esattamente il contrario di quel che afferma il ministro. Dopo aver raccontato la parabola del Buon Samaritano, Gesù risponde a colui che gli aveva posto la domanda: “Chi è il mio prossimo?”, “Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Pertanto secondo Gesù Cristo (e quindi anche per il catechismo), il prossimo è quello a cui io mi faccio vicino e non semplicemente colui che mi capita attorno. Il prossimo non è tanto quello che ha bisogno quanto colui che gli si avvicina per aiutarlo. E meno male che il ministro non ha interpretato come in quella barzelletta in cui, a chi gli chiedeva l'elemosina o un aiuto, un pio cristiano rispondeva: “Mi spiace, io devo aiutare il prossimo e non te” e continuava a rimandare all'infinito al prossimo che gli avrebbe chiesto un soccorso. Consigliamo al ministro Fontana di ritornare al catechismo. E questa volta si scelga un catechista migliore che non appartenga al suo stesso partito
(Fonte: Mosaico dei giorni del 25.02.2019)

Lettera al direttore di Avvenire
Caro direttore,
è domenica e ho appena sentito con le mie orecchie la frase del ministro Lorenzo Fontana per giustificare lo slogan “prima gli italiani”, usato contro chi italiano di nascita non è: «Migranti? Ci dicono che siamo cattivi cristiani. Però bisognerebbe anche guardare un po’ il catechismo. C’è un passaggio da tener conto: “Ama il prossimo tuo”, cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità». Ma come si permette questa persona di citare il Vangelo in maniera impropria? Come osa ribaltare assolutamente il concetto che Gesù voleva spiegare, e per di più per giustificare l’inqualificabile comportamento in tema di immigrazione della Lega, il partito di cui è vicesegretario? Cito un Angelus del Santo Padre che ci aiuta a capire la splendida pagina del buon samaritano: « In essa Gesù ribalta completamente la prospettiva iniziale del dottore della legge – e anche la nostra! –: non devo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere prossimo. La decisione è mia. Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile». Grazie.

Marco Garbero Chieri (To)

LA RISPOSTA DEL DIRETTORE MARCO TARQUINIO
Che dire, caro signor Garbero? Ha già detto tutto lei, infine con la citazione davvero illuminante della riflessione di papa Francesco all’Angelus di domenica 10 luglio 2016. Grazie, dunque. Aggiungo solo un’annotazione. Nessuno dovrebbe permettersi, sfigurando la Parola che è Cristo, di costringere il Vangelo dentro un slogan propagandistico. Vale per tutti, me compreso. Ma forse vale un po’ di più per i politici, che se si avventurano a tradurre il Vangelo tradendone termini e significato non umiliano il testo sacro, ma se stessi e la dignità del ruolo che sono tenuti a svolgere. Mi spiace che anche Lorenzo Fontana, ministro e numero due della “Lega”, si sia preoccupato di imboccare la strada impossibile della riscrittura confusa e confusionaria degli insegnamenti di Gesù, imitando il leader del suo partito e ingegnandosi a sua volta per porre un respingente argine di comodo all’amore di Dio. Un amore, al quale invece – «ribaltando la prospettiva », dice il Papa – chi si proclama cristiano può e deve tentare di assomigliare nel rapporto con gli altri, il nostro prossimo che è ovviamente e prima di tutto anche quello della porta accanto, ma ha assolutamente tutte le pelli del mondo. Tutte, senza eccezioni e discriminazioni. Tutte, nonostante le differenze e malgrado i nostri limiti, che – insisto – non possiamo pretendere di usare per limitare Dio, per svuotare il “comandamento nuovo” di Gesù e per dividere l’umanità... Eppure il ministro Fontana avrebbe un’altra impresa a cui dedicarsi anima e corpo: dare impulso a una organica, seria, efficace politica per la famiglia. Senza più ritardi, e senza confusioni.
(Fonte: Avvenire)
                                                     

Il prete di SantʼEustachio: «Nel Vangelo il "prossimo tuo" è lʼaltro prima di te»
intervista a don Pietro Sigurani, rettore di SantʼEustachio a Roma,
di Stefano Miliani

Leggono davvero il Vangelo? Non lo distorcono a proprio uso e consumo elettorale, politici come il ministro leghista della famiglia Lorenzo Fontana quando nel detto "ama il prossimo tuo"leggono unʼesortazione a occuparsi di chi è vicino e a mettere in secondo piano i migranti celando, neanche troppo, la volontà di cacciarli via? Non sovvertono il messaggio delle Sacre scritture e della religione in cui dicono di credere? Dovrebbero andare «a lezione di quel catechismo» che citano, se vogliono davvero professarsi cristiani. Lo suggerisce, con garbo, don Pietro Sigurani, rettore di SantʼEustachio a Roma. È il sacerdote che ha cristianamente messo su una mensa per poveri e che ha ricevuto un messaggio minaccioso dove qualcuno privo del coraggio di firmarsi gli pronostica lʼinferno perché reputa che una chiesa non debba essere casa dei poveri. Stravolgendo il messaggio cristiano stesso.

Don Pietro, Fontana ha citato il Vangelo per giustificare la politica anti-immigrati della Lega e del governo. 

Fosse stato a messa domenica ... Gesù Cristo dice "amate i vostri nemici e amate chi vi fa del male", non è per accondiscendere a nostra mentalità chiusa, di autoreferenzialità, è venuto per portare modo nuovo di pensare dove lʼaltro è fratello, il nemico ci è fratello.

Il politico parla del "prossimo tuo" ... Chi è il "prossimo"?
Il ministro non sa cosa vuol dire per noi cristiani il prossimo. Forse non sa cosa dice Gesù Cristo nel Vangelo: "in verità vi dico che i ladri e le prostitute vi precederanno nel regno di Dio". Forse non sa che erano il prossimo i pagani che abitavano a Sidone, nellʼaltra sponda del lago. Era pagano, addirittura un nemico che opprimeva Israele un grande amico di Gesù, il centurione romano, il quale ripete "io non son degno che tu entri nella mia casa" (Luca 7,1-10, ndr). Sono parole di un pagano, non è un prossimo nel senso in cui lo intende il ministro. Penso anche alla parabola del buon samaritano.

Dove si racconta che ...
La ricorda Avvenire. Vicino allʼuomo incappato nei briganti gli amici, ebrei come lui, passano mentre un nemico, il samaritano, lo assiste, lo cura e gli paga lʼalbergo. Forse Fontana ha letto il Vangelo in modo strano.

Politici come Salvini usano i simboli religiosi come il rosario per rivendicare una patente di persona cristiana.
È uno sfruttare il Vangelo. Lo abbiamo fatto anche noi preti, noi come Chiesa qualche volta, non mi meraviglia. Ma il Vangelo è unʼaltra cosa: è lʼaltro che viene prima di me, è lʼaltro per nazionalità, per cultura, per religione, per modo di vivere, per modo di pensare.

Lei segue quanto dice Papa Francesco ma il pontefice incontra molta opposizione nella Chiesa
Lo so. Siccome dò da mangiare a 150 poveri in chiesa mʼhanno messo un cartello per dirmi che andrò allʼinferno perché la chiesa è del Signore e non dei poveri. 

E cosa risponde?
Come ragionano? Perché per loro devo andare allʼinferno? Il cristianesimo si può vivere come una religione o come una fede. Se lo vivo come religione lo vivo come una legge, come fede invece vuol dire viverlo come abbandono alla parola del Signore: non la uso per convalidare i miei pensieri ma abbandono i miei pensieri per affidarmi alla parola di Dio. 

Cosa consiglierebbe come lettura al ministro Fontana e ai tanti che condividono il suo pensiero?
Consiglierei di riandare a catechismo tenendo in mano il Concilio Vaticano II. Consiglierei di leggere cosa dicono i padri della Chiesa. San Giovanni Crisostomo, o dʼAntochia (IV secolo d.C. ndr) dice che se hai due paia di scarpe nellʼarmadio uno è tuo e uno è di chi va scalzo, se hai due vestiti uno è tuo e uno è di chi va nudo. Gesù ha detto: "Sono straniero e mi avete accolto". Il Vangelo è chiaro.

Come è possibile mistificarlo così, allora?
Oggi cʼè una forte assenza di cultura, è il grosso problema di oggi. Non esiste la cultura. Il centro della cultura è il rispetto delle persona umana, è lʼumanesimo. Siamo maestri di umanesimo: se non metti la persona umana chiunque essa sia al centro non esiste più il discorso culturale né di fede. Siamo i maestri dellʼUmanesimo in pittura, scultura, architettura, nella lirica, nella filosofia, non solo Dante Alighieri. Questo paese è la culla dellʼumanesimo ma togliamo la dignità di ogni persona e la cultura non esiste più. Ribadisco: il centro della cultura è la dignità di ogni persona umana. Cosa racconta un ministro quando usa quelle frasi sul prossimo e si dice cristiano? Sarà pure cristiano: prego per lui, prima io e poi lui impariamo a essere cristiani
(Fonte: Globalist)