UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 20 marzo 2019
Mercoledì, 20 marzo 2019
Il Papa è arrivato alle 9.15 in piazza San Pietro, e ha cominciato il consueto appuntamento del mercoledì, a cui partecipano 12.500 fedeli, stando ai dati della Prefettura Pontificia, facendo salire a bordo della papamobile 7 bambini, maschi e femmine, riconoscibili dai cappellini gialli e bianchi che indossano per l’occasione. Come di consueto, i bambini sono i protagonisti del giro della jeep bianca scoperta tra i settori delimitati dal colonnato del Bernini. Il Papa li ha accarezzati e baciati, con gesti anche premurosi, come quando ha rimesso un cappuccio in testa a un bambino per ripararlo dal vento che glielo aveva strappato, o quando ha consolato un bimbo che piangeva con parole e sorrisi rassicuranti. Tra i gruppi presenti all’udienza generale, c’è oggi anche “La Carovana della Terra”, iniziativa nata nel 2015 per promuovere la pace e l’abolizione delle armi nucleari. Ha raggiunto oggi piazza San Pietro anche una piccola rappresentanza di fedeli provenienti dagli Emirati Arabi Uniti, l’ultimo viaggio internazionale del Papa, che alla fine di questo mese si appresta a partire alla volta delMarocco. Al termine del giro tra i vari settori della piazza, prima di compiere il tratto a piedi che lo separa dalla sua postazione al centro del sagrato, Francesco si è congedato dai suoi piccoli ospiti, facendoli scendere dalla papamobile e salutandoli uno ad uno.
Catechesi sul “Padre nostro”: 10. Sia fatta la tua volontà
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Proseguendo le nostre catechesi sul “Padre nostro”, oggi ci soffermiamo sulla terza invocazione: «Sia fatta la tua volontà». Essa va letta in unità con le prime due – «sia santificato il tuo nome» e «venga il tuo Regno» – così che l’insieme formi un trittico: «sia santificato il tuo nome», «venga il tuo Regno», «sia fatta la tua volontà». Oggi parleremo della terza.
Prima della cura del mondo da parte dell’uomo, vi è la cura instancabile che Dio usa nei confronti dell’uomo e del mondo. Tutto il Vangelo riflette questa inversione di prospettiva. Il peccatore Zaccheo sale su un albero perché vuole vedere Gesù, ma non sa che, molto prima, Dio si era messo in cerca di lui. Gesù, quando arriva, gli dice: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». E alla fine dichiara: «Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,5.10). Ecco la volontà di Dio, quella che noi preghiamo che sia fatta. Qual è la volontà di Dio incarnata in Gesù? Cercare e salvare quello che è perduto. E noi, nella preghiera, chiediamo che la ricerca di Dio vada a buon fine, che il suo disegno universale di salvezza si compia, primo, in ognuno di noi e poi in tutto il mondo. Avete pensato che cosa significa che Dio sia alla ricerca di me? Ognuno di noi può dire: “Ma, Dio mi cerca?” - “Sì! Cerca te! Cerca me”: cerca ognuno, personalmente. Ma è grande Dio! Quanto amore c’è dietro tutto questo.
Dio non è ambiguo, non si nasconde dietro ad enigmi, non ha pianificato l’avvenire del mondo in maniera indecifrabile. No, Lui è chiaro. Se non comprendiamo questo, rischiamo di non capire il senso della terza espressione del “Padre nostro”. Infatti, la Bibbia è piena di espressioni che ci raccontano la volontà positiva di Dio nei confronti del mondo. E nel Catechismo della Chiesa Cattolica troviamo una raccolta di citazioni che testimoniano questa fedele e paziente volontà divina (cfr nn. 2821-2827). E San Paolo, nella Prima Lettera a Timoteo, scrive: «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (2,4). Questa, senza ombra di dubbio, è la volontà di Dio: la salvezza dell’uomo, degli uomini, di ognuno di noi. Dio con il suo amore bussa alla porta del nostro cuore. Perché? Per attirarci; per attirarci a Lui e portarci avanti nel cammino della salvezza. Dio è vicino ad ognuno di noi con il suo amore, per portarci per mano alla salvezza. Quanto amore c’è dietro di questo!
Quindi, pregando “sia fatta la tua volontà”, non siamo invitati a piegare servilmente la testa, come se fossimo schiavi. No! Dio ci vuole liberi; è l’amore di Lui che ci libera. Il “Padre nostro”, infatti, è la preghiera dei figli, non degli schiavi; ma dei figli che conoscono il cuore del loro padre e sono certi del suo disegno di amore. Guai a noi se, pronunciando queste parole, alzassimo le spalle in segno di resa davanti a un destino che ci ripugna e che non riusciamo a cambiare. Al contrario, è una preghiera piena di ardente fiducia in Dio che vuole per noi il bene, la vita, la salvezza. Una preghiera coraggiosa, anche combattiva, perché nel mondo ci sono tante, troppe realtà che non sono secondo il piano di Dio. Tutti le conosciamo. Parafrasando il profeta Isaia, potremmo dire: “Qui, Padre, c’è la guerra, la prevaricazione, lo sfruttamento; ma sappiamo che Tu vuoi il nostro bene, perciò ti supplichiamo: sia fatta la tua volontà! Signore, sovverti i piani del mondo, trasforma le spade in aratri e le lance in falci; che nessuno si eserciti più nell’arte della guerra!” (cfr 2,4). Dio vuole la pace.
Il “Padre nostro” è una preghiera che accende in noi lo stesso amore di Gesù per la volontà del Padre, una fiamma che spinge a trasformare il mondo con l’amore. Il cristiano non crede in un “fato” ineluttabile. Non c’è nulla di aleatorio nella fede dei cristiani: c’è invece una salvezza che attende di manifestarsi nella vita di ogni uomo e donna e di compiersi nell’eternità. Se preghiamo è perché crediamo che Dio può e vuole trasformare la realtà vincendo il male con il bene. A questo Dio ha senso obbedire e abbandonarsi anche nell’ora della prova più dura.
Così è stato per Gesù nel giardino del Getsemani, quando ha sperimentato l’angoscia e ha pregato: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). Gesù è schiacciato dal male del mondo, ma si abbandona fiducioso all’oceano dell’amore della volontà del Padre. Anche i martiri, nella loro prova, non ricercavano la morte, ricercavano il dopo morte, la risurrezione. Dio, per amore, può portarci a camminare su sentieri difficili, a sperimentare ferite e spine dolorose, ma non ci abbandonerà mai. Sempre sarà con noi, accanto a noi, dentro di noi. Per un credente questa, più che una speranza, è una certezza. Dio è con me. La stessa che ritroviamo in quella parabola del Vangelo di Luca dedicata alla necessità di pregare sempre. Dice Gesù: «Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente» (18,7-8). Così è il Signore, così ci ama, così ci vuole bene. Ma, io ho voglia di invitarvi, adesso, tutti insieme a pregare il Padre Nostro. E coloro di voi che non sanno l’italiano, lo preghino nella lingua propria. Preghiamo insieme.
Recita del Padre Nostro
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Saluti:
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APPELLO PER LE INONDAZIONI IN AFRICA
In questi giorni, grandi inondazioni hanno seminato lutti e devastazioni in diverse regioni del Mozambico, dello Zimbabwe e del Malawi. A queste care popolazioni esprimo il mio dolore e la mia vicinanza. Affido le molte vittime e le loro famiglie alla misericordia di Dio e imploro conforto e sostegno per quanti sono colpiti da questa calamità.
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.
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Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.
Il cammino di Quaresima, che stiamo percorrendo, sia occasione per ciascuno di autentica conversione, affinché possiamo giungere alla piena maturità di fede in Cristo, desiderosi di diffondere il suo Vangelo in ogni ambiente di vita in cui ci troviamo.
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