BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE
SANTA MESSA E APERTURA DELLA PORTA SANTA
Una lampada illumina giorno e notte, per volere di san Giovanni Paolo II, l’icona della Salus populi romani, la Madonna con il bambino Gesù, dipinta, secondo la tradizione, da san Luca. Nella basilica di Santa Maria Maggiore, le note dell’antico inno mariano che definisce Maria madre di misericordia, del perdono, della speranza, della grazia, madre piena di santa letizia. È lei che, insieme a noi, si fa pellegrina per non lasciarci soli nel cammino della nostra vita, anche nei momenti di incertezza e di dolore, dice il Papa, nell’omelia alla Messa di apertura della Porta santa, la quinta aperta da Francesco.
E c’è un fil rouge che unisce queste diverse porte che il vescovo di Roma ha voluto aprire.
La prima è stata a Bangui, capitale della Repubblica Centroafricana, una porta che possiamo chiamare della pace. ...
È il tempo del grande perdono, per il Papa. Ed ecco la porta di San Pietro, la Porta Santa per definizione in questo Giubileo straordinario della misericordia. E il Papa lo sottolinea ricordando che dobbiamo anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia, che chiede di abbandonare ogni forma di paura e di timore, perché non si addice a chi è amato.
San Giovanni è la cattedrale di Roma e Papa Francesco ricorda che attraversare la Porta significa agire con giustizia, guardare alle necessità di quanti sono nel bisogno, essere strumenti di misericordia.
Ed ecco la porta dell’ostello della Caritas, alla Stazione Termini di Roma: è la Porta della carità, invito concreto a guardare agli scartati della società, a coloro che sono meno fortunati.
E siamo così arrivati alla basilica liberiana, a quella Porta – Porta del perdono – che si apre verso la madre del Signore, colei che per “benignità”, scrive Dante nel trentatreesimo canto del Paradiso della Divina Commedia, non solo soccorre chi chiede aiuto, e qui si manifesta la sua misericordia, ma interviene “liberamente” ancora prima della richiesta, e qui si manifesta la sua pietà.
È dunque a Maria che Francesco rivolge il suo sguardo in questo tempo difficile, in cui si combatte una terza guerra mondiale a pezzi, e dove le minacce del terrorismo, le violenze e le sofferenze dei più poveri sono, si può dire, all’ordine del giorno.
Passare la Porta Santa della basilica liberiana è, dunque, messaggio che guarda a Maria, ma è anche sintesi di tutte le altre Porte aperte da Francesco. Perché il messaggio di fondo, che unisce tutti i temi affrontati dal Papa è proprio il perdono...
Alle 17. 05 il Papa ha aperto la Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore.
Dopo aver sostato in preghiera sulla soglia della Porta, è entrato per primo nella basilica, seguito dai concelebranti e da alcuni rappresentanti di religiosi e laici, per dirigersi all’altare e proseguire la celebrazione della Messa.
La basilica di Santa Maria Maggiore è la basilica mariana per eccellenza a Roma, oggetto di una devozione pari solo a quella del Santuario del Divino Amore, la cui Porta Santa sarà aperta dal cardinale vicario, Agostino Vallini, il 6 gennaio.
E un “devoto” della Madonna, qui venerata tramite l’icona bizantina di Maria “Salus Populi Romani”, è anche Bergoglio, che si recava a Santa Maria Maggiore fin da quando veniva a Roma da arcivescovo. E anche oggi è solito depositare davanti all’icona mariana un mazzo di fiori, prima e dopo ogni viaggio apostolico: sempre a Santa Maria Maggiore, il Papa si è raccolto in preghiera il giorno dopo la sua elezione.
Dopo aver sostato in preghiera sulla soglia della Porta, è entrato per primo nella basilica, seguito dai concelebranti e da alcuni rappresentanti di religiosi e laici, per dirigersi all’altare e proseguire la celebrazione della Messa.
La basilica di Santa Maria Maggiore è la basilica mariana per eccellenza a Roma, oggetto di una devozione pari solo a quella del Santuario del Divino Amore, la cui Porta Santa sarà aperta dal cardinale vicario, Agostino Vallini, il 6 gennaio.
E un “devoto” della Madonna, qui venerata tramite l’icona bizantina di Maria “Salus Populi Romani”, è anche Bergoglio, che si recava a Santa Maria Maggiore fin da quando veniva a Roma da arcivescovo. E anche oggi è solito depositare davanti all’icona mariana un mazzo di fiori, prima e dopo ogni viaggio apostolico: sempre a Santa Maria Maggiore, il Papa si è raccolto in preghiera il giorno dopo la sua elezione.
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OMELIA
Salve, Mater misericordiae!
E’ con questo saluto che vogliamo rivolgerci alla Vergine Maria nella Basilica romana a lei dedicata con il titolo di Madre di Dio. E’ l’inizio di un antico inno, che canteremo al termine di questa santa Eucaristia, risalente a un autore ignoto e giunto fino a noi come una preghiera che sgorga spontanea dal cuore dei credenti: “Salve Madre di misericordia, Madre di Dio e Madre del perdono, Madre della speranza e Madre della grazia, Madre piena di santa letizia”. In queste poche parole trova sintesi la fede di generazioni di persone che, tenendo fissi i loro occhi sull’icona della Vergine, chiedono a lei l’intercessione e la consolazione.
E’ più che mai appropriato che in questo giorno noi invochiamo la Vergine Maria, anzitutto, come Madre della misericordia. La Porta Santa che abbiamo aperto è di fatto una Porta della Misericordia. Chiunque varca quella soglia è chiamato a immergersi nell’amore misericordioso del Padre, con piena fiducia e senza alcun timore; e può ripartire da questa Basilica con la certezza – con la certezza! – che avrà accanto a sé la compagnia di Maria. Lei è Madre della misericordia, perché ha generato nel suo grembo il Volto stesso della divina misericordia, Gesù, l’Emmanuele, l’Atteso da tutti i popoli, il «Principe della pace» (Is 9,5). Il Figlio di Dio, fattosi carne per la nostra salvezza, ci ha donato la sua Madre che, insieme a noi, si fa pellegrina per non lasciarci mai soli nel cammino della nostra vita, soprattutto nei momenti di incertezza e di dolore.
Maria è Madre di Dio, è Madre di Dio che perdona, che dà il perdono, e per questo possiamo dire che è Madre del perdono. Questa parola – “perdono” – tanto incompresa dalla mentalità mondana, indica invece il frutto proprio, originale della fede cristiana. Chi non sa perdonare non ha ancora conosciuto la pienezza dell’amore.
E solo chi ama veramente è in grado di giungere fino al perdono, dimenticando l’offesa ricevuta. Ai piedi della Croce, Maria vede il suo Figlio che offre tutto Se stesso e così testimonia che cosa significa amare come ama Dio. In quel momento sente pronunciare da Gesù parole che probabilmente nascono da quello che lei stessa gli aveva insegnato fin da bambino: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). In quel momento, Maria è diventata per tutti noi Madre del perdono. Lei stessa, sull’esempio di Gesù e con la sua grazia, è stata capace di perdonare quanti stavano uccidendo il suo Figlio innocente.
Per noi, Maria diventa icona di come la Chiesa deve estendere il perdono a quanti lo invocano. La Madre del perdono insegna alla Chiesa che il perdono offerto sul Golgota non conosce limiti. Non può fermarlo la legge con i suoi cavilli, né la sapienza di questo mondo con le sue distinzioni. Il perdono della Chiesa deve avere la stessa estensione di quello di Gesù sulla Croce, e di Maria ai suoi piedi. Non c’è alternativa. E’ per questo che lo Spirito Santo ha reso gli Apostoli strumenti efficaci di perdono, perché quanto è stato ottenuto dalla morte di Gesù possa raggiungere ogni uomo in ogni luogo e in ogni tempo (cfr Gv 20,19-23).
L’inno mariano, infine, continua dicendo: «Madre della speranza e Madre della grazia, Madre piena di santa letizia». La speranza, la grazia e la santa letizia sono sorelle: tutte sono dono di Cristo, anzi, sono altrettanti nomi di Lui, scritti, per così dire, nella sua carne. Il regalo che Maria ci dona dandoci Gesù Cristo è quello del perdono che rinnova la vita, che le consente di compiere di nuovo la volontà di Dio, e che la riempie di vera felicità. Questa grazia apre il cuore per guardare al futuro con la gioia di chi spera. E’ l’insegnamento che proviene anche dal Salmo: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. […] Rendimi la gioia della tua salvezza» (51,12.14). La forza del perdono è il vero antidoto alla tristezza provocata dal rancore e dalla vendetta. Il perdono apre alla gioia e alla serenità perché libera l’anima dai pensieri di morte, mentre il rancore e la vendetta sobillano la mente e lacerano il cuore togliendogli il riposo e la pace. Cose brutte sono il rancore e la vendetta.
Attraversiamo, dunque, la Porta Santa della Misericordia con la certezza della compagnia della Vergine Madre, la Santa Madre di Dio, che intercede per noi. Lasciamoci accompagnare da lei per riscoprire la bellezza dell’incontro con il suo Figlio Gesù. Spalanchiamo il nostro cuore alla gioia del perdono, consapevoli della fiduciosa speranza che ci viene restituita, per fare della nostra esistenza quotidiana un’umile strumento dell’amore di Dio.
E con amore di figli acclamiamola con le stesse parole del popolo di Efeso, al tempo dello storico Concilio: “Santa Madre di Dio!”. E vi invito, tutti insieme, a fare questa acclamazione tre volte, forte, con tutto il cuore e l’amore. Tutti insieme: “Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio!”.
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Saluto del Santo Padre all'uscita dalla Basilica:
Buona sera! Questa è una bella e buona serata, davanti alla casa di Maria, nostra Madre, la Madre di Dio. Lei ci ha portato la misericordia di Dio, che è Gesù. Ringraziamo la Madre nostra; ringraziamo la Madre di Dio. E tutti insieme, un’altra volta, diciamo come gli antichi fedeli della città di Efeso: “Santa Madre di Dio!”. Tre volte, tutti insieme: “Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio!”.
Vi auguro un buon anno, pieno della misericordia di Dio, che perdona tutto, tutto. Aprite il vostro cuore a questa misericordia, spalancate il vostro cuore, perché ci sia la gioia, la letizia del perdono di Dio.
Buona serata e pregate per me. E buon anno!
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