Il lungo silenzio mediatico sulla Siria ha retto fino ad oggi, e per romperlo c’è voluta appunto questa nuova strage di Hama, non ancora conclusa e quindi dal bilancio purtroppo ancora provvisorio.
Chi tiene il conto delle vittime accertate in Siria dal 15 marzo scorso, data d’inizio dell’insurrezione contro gli Assadm, è arrivato a una cifra importante, quasi 2000
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La Siria è un Paese sull'orlo della guerra civile. E il bilancio dell'offensiva dell'esercito di Bashar el Assad è traumatico: quasi 140 le vittime di cui un centinaio solo ad Hama. All'alba i tank sono entrati nella città 200 chilometri a nord di Damasco e hanno aperto il fuoco contro la folla che nelle scorse settimane aveva manifestato contro il regime. Le fonti locali dicono che i carri armati dell'esercito hanno investito la città e i suoi dintorni con una pioggia di granate, a un ritmo di almeno quattro al minuto. Acqua ed elettricità verso i principali quartieri sono stati tagliati: una tattica abitualmente usata dai militari nelle operazioni di repressione.
In Siria è un massacro quotidiano. Ieri le agenzie hanno battuto la notizia dell'ennesima strage nella città di Hama, dove tank e cecchini appostati sui tetti hanno preso di mira la popolazione. Un bilancio provvisorio parlava di almeno cento morti. Dispacci di agenzia che arrivano quotidiani con il loro carico di sangue, quasi del tutto ignorati da un Occidente che invece si è precipitato a bombardare - per le stesse motivazioni - la Libia di Gheddafi. Viene allora da chiedersi in cosa differiscano libici e siriani.
Carri armati e granate sulla folla. Oltre cento morti
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La “domenica del massacro” che ha visto le cannonate dei carri armati del regime del presidente Bashar el Assad sulla popolazione di Hama compiere una carneficina con oltre un centinaio di morti e centinaia di feriti ha l’impronta del made in Italy.
Massacro in Siria - Cannonate sulla folla