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giovedì 3 luglio 2025

La campanella di fine anno non suona a Gaza di Ibrahim Faltas

La campanella di fine anno 
non suona a Gaza 
di Ibrahim Faltas,
Vicario della Custodia di Terra Santa

Domande e risposte dei bambini di Terra Santa


I bambini osservano, guardano, assorbono anche i minuscoli dettagli della vita che li circonda. I bambini ascoltano, prendono e apprendono, esplorano il mondo degli adulti e lo restituiscono con visioni personali e particolari.

In Terra Santa, come in altre regioni scenario di guerra, i bambini ricevono stimoli e informazioni legati alle parole, ai suoni e alle luci, ai silenzi e all’isolamento a cui li costringe l’anormalità della situazione in cui vivono. Affinano la loro sensibilità e partecipano con entusiasmo invece alla “normalità” delle attività scolastiche.

A Gaza anche quest’anno la campanella della fine delle lezioni non è suonata. Tutti gli edifici scolastici sono stati distrutti. Le lezioni non hanno più orari. Non ci sono più aule, libri, quaderni e matite. Che rimangono però nella memoria dei loro cuori e menti innocenti.

In altre città della Terra Santa una apparente normalità ha fatto proseguire i programmi scolastici che però spesso sono stati fermati dal suono delle sirene che annunciano l’arrivo di missili.

Questi stimoli e informazioni si aggiungono alle personali sensibilità dei bambini, che impongono agli educatori di avere attenzione e cura di emozioni così delicate e profonde.

Missili in arrivo e in uscita hanno annullato molte cerimonie per la consegna dei diplomi di fine ciclo scolastico, le “graduation”, attese con fervore dai bambini delle scuole di Terra Santa e dalle loro famiglie. Non sono solo momenti di festa, ma occasioni di confronto e di bilancio fra i tanti che hanno a cuore la crescita e lo sviluppo di bambini e ragazzi.

Un tocco di emozione in più è ciò che contraddistingue la “graduation” dei bambini che lasciano la scuola materna per affrontare le scuole elementari. In pochi anni di vita, questi bambini crescono fisicamente e intellettualmente in modo straordinario, ed, entrando nel ciclo delle primarie, fanno in qualche modo ingresso nel ciclo di una vita, che fin da piccoli gli si presenta irta di difficoltà, ma che subito imparano ad affrontare con energia, intelligenza e spesso anche con ironia.

«È giusto soffrire a causa della guerra? Non è giusto!»: sono le domande e le risposte che spesso si fanno e che rivolgono agli adulti. Domande che altrove sarebbero impensabili alla loro età. Domande e risposte che stupiscono per la fermezza e per la serietà con cui se le pongono. I bambini vogliono conoscere la verità e chiedono risposte soddisfacenti per sconfiggere la guerra che li sconvolge e li turba. Nelle divise che indossano in questa occasione speciale, mostrano orgogliosi i diplomi mentre ognuno di loro ha un pensiero e una riflessione per i bambini di Gaza.

Pensano alle loro sofferenze fisiche e morali, si preoccupano per la loro salute, chiedono se hanno cibo e un letto dove riposare, ma soprattutto chiedono se i bambini di Gaza hanno accanto i genitori. La loro principale preoccupazione è la presenza di padri e madri per bambini che hanno già sofferto troppo. Commuove questa loro sensibilità che è anche l’affermazione di un diritto dell’infanzia: avere la protezione senza limiti di chi gli ha dato la vita è un loro diritto essenziale.

La preghiera semplice di san Francesco, recitata con fervore, rispetto e senza errori da bambini di soli cinque anni, ha concluso un momento sereno e “normale” per una comunità scolastica che si pone, come principale obiettivo, formare e istruire persone alla pace. La missione delle scuole della Custodia di Terra Santa, seguendo il carisma francescano, guarda alla formazione e allo sviluppo personale come percorso di speranza sulla strada della pace. L’impegno e la forza costanti degli educatori arrivano proprio dai bambini e dalla loro richiesta di pace, di verità, di giustizia. 

(Fonte: L'Osservatore Romano - 02.07.2025)