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sabato 1 dicembre 2018

Ragusa: il vescovo chiede scusa per Fara, l'eritrea vittima di razzismo in ospedale

Ragusa: il vescovo chiede scusa per Fara,
l'eritrea vittima di razzismo in ospedale


Dopo la visita del sindaco di Pozzallo, l'appello di Emma Bonino, il j'accuse di monsignor Cuttitta: "Non possiamo dirci cristiani e poi negare il Vangelo. Clima di insofferenza figlio di una politica che mira a dividere"

Vestitini, biberon, pannolini. Sono tantissime le persone che si sono fatte avanti per dare una mano a Fara e alla sua neonata. Qualcuno ha persino dato la propria disponibilità per aprire le porta di casa ai due, arrivati al porto di Pozzallo sabato notte. “Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di gente che ha saputo di Fara e di sua figlia e che vuole dare una mano. La nostra provincia è rappresentata da queste persone, non da quel fatto increscioso accaduto ieri”, racconta Angelo Gugliotta della Misericordia di Modica. All’ospedale di Ragusa, dove è ricoverata la piccola, Fara è stata insultata da un gruppo di donne: “Ha un virus, è inaccettabile che stia qui”.

Ieri sera in cattedrale a Ragusa, dopo l'omelia pronunciata per i tre anni del suo episcopato a Ragusa, il vescovo, Monsignor Carmelo Cuttitta ha voluto chiedere scusa, da parte della comunità cristiana, alla giovane migrante aggredita verbalmente all'ospedale Paternò Arezzo. "Una donna eritrea, che si temeva, per il solo colore della sua pelle, potesse contagiare chissà quali malattie agli altri bambini, ci induce a qualche riflessione. Come vescovo di Ragusa - ha detto il vescovo - questo mi induce a chiedere scusa perché ad agire sono stati ragusani, sicuramente battezzati che magari si professano cristiani. E allora spetta anche al vescovo chiedere scusa perché l'umanità non ha colore, perché siamo tutti figli dello stesso Padre, perché non possiamo professarci cristiani e poi assumere comportamenti che negano il Vangelo".

Monsignor Cuttitta ha poi proseguito dicendo: "Viviamo in un clima di crescente insofferenza, alimentato anche da una politica che mira a dividere, a creare allarmi e genera paura e su questa paura e su un linguaggio e su atteggiamenti spregiudicati fonda la sua capacità di accrescere i consensi. L'episodio di ieri è un figlio di questo clima che vuol negare valori come l'accoglienza e la solidarieta' e vuol privare a una consistente parte di umanita' anche il diritto al futuro e alla speranza. Questa donna, mamma un bambino appena nato, si era avvicinata ed è stata allontanata in malo modo. Non possiamo rimanere inerti quando ne va di mezzo la vita degli altri e i disagi degli altri".

Sull'episodio è intervenuta anche Emma Bonino: “Di fronte a tutto ciò non possiamo non sentire l'obbligo di reagire e provare a fermare quest'ondata di odio e xenofobia che sta pervadendo il nostro Paese, cominciando a denunciare pubblicamente ogni episodio, più o meno grave, di cui si ha notizia”, ha scritto su Facebook la leader dei Radicali.

Per fortuna a bilanciare l’episodio ci sono gli attestati di solidarietà di tanti cittadini: “Posso adottare entrambi?”, ha scritto una donna alla Misericordia. “Ogni piccolo gesto può essere utile, io posso portare delle copertine?”, scrive un’altra signora. E ancora: “Io ho biberon, vi servono?”. Tanti i messaggi, ognuno offre qualcosa: dai passeggini ai pannolini.

A mostrare solidarietà a Fara, vittima di violenza sessuale in Libia, e sua figlia ci ha pensato anche il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna che ha incontrato la donna all’hotspot di Pozzallo. “Quello di ieri è un episodio intollerabile, nei confronti di una giovanissima mamma che ha pure subito violenza, dal quale prendiamo le distanze. Non dobbiamo dimenticare che quando si parla di migranti, si parla di persone, essere umani e non di pacchi postali” dice il sindaco che ha regalato un mazzo di fiori e un giocattolo alla diciannovenne eritrea.
(fonte: Repubblica - Palermo, articolo di Giorgio Ruta del 29/11/2018)