Rasati per solidarietà.
Il gesto dei rugbisti del Benetton Treviso per l'amico malato
Un’intera squadra di rugby, la Benetton di Treviso, ha i crani rasati a zero. Non solo la squadra intesa come giocatori, ma anche come allenatore, dirigenti, magazzinieri. Sono tutti malati di tumore e sotto chemio? No, uno solo. Ma tutti gli altri han deciso di fargli compagnia. La decisione l’han presa subito, appena il compagno s’è ammalato ed è stata fatta la diagnosi: allora fu chiaro che la cura avrebbe attraversato un momento duro, l’amico avrebbe perso i capelli, e il cranio pelato avrebbe rivelato al mondo che era malato. Lui si sarebbe depresso e vergognato? In quest’epoca c’è anche una vergogna del non star bene, non poter rendere al massimo. I compagni han deciso di mimetizzarsi con lui: eran tutti capelluti quando lui stava bene, e quindi lui non si distingueva, saranno tutti rapati ora che lui sta male. Gliel’han detto in anticipo? No. Volevano fargli una sorpresa. Vedendo la faccia turbata e commossa di lui, volevano sentire che si turbavano e si commuovevano anch’essi.
Lui si chiama Nasi Manu. Sono andati dal barbiere? No, han chiamato il barbiere negli spogliatoi: gli spogliatoi sono il luogo dove la squadra si compatta prima della partita, e governare lo spogliatoio, caricare di tensione i giocatori, fa parte del mestiere dell’allenatore. Un allenatore che non sa governare lo spogliatoio, vuol dire che non ha in pugno la squadra, e quindi rischia di perdere il posto. Quel che i giocatori si dicono, si promettono, si giurano negli spogliatoi, fa già parte della partita. Ci son partite di calcio che Sky comincia a trasmettere un quarto d’ora prima che comincino, in quel quarto d’ora va negli spogliatoi e ci fa vedere i calciatori, chi incontra chi, che atmosfera regna. La partita è già cominciata.
Così la squadra del Benetton ha deciso che il rito della rasatura doveva avvenire negli spogliatoi, perché quello è lo spazio di saldatura fra i giocatori. Alla decisione non ha fatto seguito subito l’attuazione, perché c’eran delle trasferte all’estero di alcuni giocatori, membri delle loro nazionali, e non si voleva mostrare la rasatura di alcuni sì e di altri no. Si è aspettato che tutti fossero presenti. Si voleva che l’amico sfortunato sentisse l’affetto di tutti, nessuno escluso. Si usa spesso l’espressione 'fare squadra'. Ecco cosa significa. Non significa soltanto giocare come gruppo, ma vivere come gruppo. Il taglio dei capelli era un rito unificante. Perciò è stato filmato, in modo che possa esser rivisto quando è utile rivederlo. Si dice (non lo so se sia vero, ma mi piace crederlo) che nell’ultima partita del Triplete, Mourinho abbia tenuto alla squadra, naturalmente nello spogliatoio, un’arringa brevissima, questa: 'Ragazzi, non siete più giovanissimi.
O adesso o mai più'. «Li suoi compagni fece lui sì aguti, con quest’orazion picciola, che a stento poscia li avrìa ritenuti». E infatti vinsero. Sotto le Piramidi Napoleone arringò il suo esercito dicendo: «Soldati, trenta secoli di storia vi guardano». Qui al Benetton si guarderanno il video, per sentirsi uniti. Perché spartire il bene unisce, ma spartire il male di più. E non c’è dubbio che il Benetton, che per una disgrazia del genere poteva anche scomporsi e sfaldarsi, si trova adesso più compatto di prima. E il compagno malato non si sentirà causa di una crisi della squadra, ma del rafforzamento. Si racconta che, pranzando a casa di amici giapponesi, Sartre fosse imbarazzato dopo che s’era tolto le scarpe e accoccolato sul tappeto, perché aveva un buco nel calzino. Gli ospitanti si allontanarono un attimo e tornarono tutti con lo stesso buco nel calzino. L’amico è sacro e non deve sentirsi a disagio. Se ha disagio, spartiscilo con lui. È quel che fa la squadra Benetton. Non so con chi gioca la prima partita, ma spero che vinca.
(P.S.: Treviso ieri ha compiuto un’impresa battendo gli Harlequins londinesi 26-21).
(fonte: Avvenire, articolo di Ferdinando Camon 9/12/2018)
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