Il Vescovo Paolo Ricciardi, Ausiliare di Roma per la pastorale sanitaria, si rivolge ai ministri straordinari dell’Eucaristia in una bella lettera ricca di riflessioni sul ministero a loro affidato, scritta in collaborazione con l’Ufficio liturgico e il Centro per la pastorale sanitaria della Diocesi di Roma, li incoraggia nel loro impegno e ricorda che il loro ruolo è quello di “ponte tra la casa del malato e i sacerdoti, tra i malati e la comunità” e li invita a fare squadra in modo da “crescere nella fede, confrontarsi ed arricchirsi vicendevolmente”.
Riportiamo di seguito alcuni stralci.
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Sono un vescovo ausiliare di Roma, delegato per la Pastorale della Salute. Vi sto scrivendo io, perché il vostro è un servizio ai malati.
Sono un vescovo ausiliare di Roma, delegato per la Pastorale della Salute. Vi sto scrivendo io, perché il vostro è un servizio ai malati.
Vi scrivo perché voi siete “l’esercito della consolazione” per tante persone.
Vi scrivo, in unione con l’Ufficio Liturgico e il Centro per la Pastorale della Salute, per incoraggiarvi, perché il rischio dell’abitudine e la perdita di entusiasmo possono “raffreddare” il vostro ministero.
Vi scrivo per ricordarvi che agite a nome di una comunità cristiana, di una diocesi, della Chiesa universale.
Vi scrivo per dirvi prima di tutto grazie:
Grazie perché con voi il Signore ogni giorno entra in tante case e in tanti luoghi di cura, per essere Pane nel cammino di chi non può camminare fisicamente e uscire, ma continua a muoversi nella Chiesa e a commuovere la Chiesa.
Grazie perché voi siete un segno quotidiano di speranza per tanti che hanno bisogno di aiuto.
Grazie, perché il vostro “Sì” che avete detto a Dio è un “Sì” all’uomo che soffre, a cui dare il Pane della vita e la grazia della carità fraterna.
Grazie perché voi siete Chiesa in uscita, “tabernacoli in moto” che ogni giorno percorrono le vie del mondo.
Grazie perché ci siete.
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Non si è istituiti ministri per aiutare il sacerdote alla distribuzione della comunione a Messa (anche se a volte può essere necessario l’aiuto quando ci sono tanti fedeli). Si è ministri principalmente per portare la comunione ai malati. Tanti malati, anziani o giovani, desiderano incontrare il Signore e sentirsi parte alla comunità. La tua presenza di ministro è offerta di Cristo e offerta della Chiesa. La casa del malato (o una stanza di ospedale) è un altro tabernacolo cui accostarsi con delicatezza e rispetto. Nessuno – neanche tu – può capire cosa prova quella persona e la sua famiglia. Il suo letto, o la sua sedia a rotelle, è come la tua teca che custodisce l’ostia. Abbi rispetto della persona e della famiglia che hai davanti, senza cadere nel rischio di sapere tutto, di “dare i consigli giusti” per affrontare la malattia.
Stai piuttosto in silenzio e, dopo aver vissuto
con il dovuto raccoglimento il rito della
comunione ... non aver fretta di
uscire.
Il momento dopo la comunione è molto
importante per chi è malato. Prendere il caffè
con te ... è un’occasione
di festa per lui e per la sua famiglia.
Condividere questo tempo significa avere cura
della persona.
Il Signore è contento di soffermarsi in
questa famiglia, attraverso di te, come faceva
a Betania, da Marta e Maria (cfr. Lc 10,38-42).
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A volte ti troverai sopraffatto dalle domande di chi chiede: “Perché?” o forse tu stesso ti farai queste domande. Non affannarti a cercare risposte, perché non ce ne sono. Cerca piuttosto di aiutare a vivere questa prova unendola a quella di Cristo. Solo così il dolore fisico e la sofferenza dell’anima diventano salvifici, contribuiscono alla nostra salvezza e a quella degli altri.
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A Gesù Cristo, Pane disceso dal Cielo per sfamare l’umanità, affido di nuovo il vostro servizio ai malati. Senza di Lui non potremo far nulla. Lui è nutrimento dell’anima, Lui la medicina dello spirito. Lui la fonte di ogni bene.
Vi auguro di essere sempre più arricchiti dalla testimonianza di fede e di fedeltà dei malati che vi sono stati affidati dalla Chiesa. Dio vi benedica.
Il vescovo Paolo