Le dure parole di Don Ciotti:
“sulle armi (e sui migranti) in Italia c’è come un tradimento della Costituzione,
un documento costato tanto sacrificio e dolore”
C’erano tanti bambini, giovani e moltissime famiglie ad accogliere oggi a Villacidro, piccolo paese del Sud Sardegna devastato dalla sete di lavoro e dalle troppe promesse non mantenute, Don Luigi Ciotti, ospite d’onore della XXXII edizione della Marcia della Pace che si tiene ogni anno durante il periodo delle feste natalizie.
Un sacerdote, Don Luigi, da sempre in prima linea nel difendere i più poveri, gli umili, gli indifesi e gli ultimi che soffrono. Un sacerdote che viaggia da tempo sotto scorta per il suo impegno contro le mafie e che non ha mai tradito o barattato il suo impegno sociale, spesso andando contro corrente e senza preoccuparsi di chi lo minacciava.
Tra i primi a riceverlo in piazza il vescovo della piccola diocesi di Ales - Terralba Mons. Roberto Carboni, il suo predecessore Mons. Giovanni Dettori, accolto nuovamente con genuino affetto da tanti uomini e donne di questa periferia isolana, e Don Angelo Pittau promotore e organizzatore dell’evento. Poi è stata la volta dei tanti sindaci e parroci del territorio a cui Don Ciotti ha voluto stringere la mano e scambiare qualche breve parola.
Il lungo e colorato serpentone dei partecipanti, circa 3 mila, si è poi snodato per le strade del paese dopo un primo momento di preghiera comune guidato dallo stesso Mons. Carboni. In testa i tanti striscioni, tenuti per mano dai più giovani, dai volontari delle molteplici associazioni locali e da molti migranti che hanno trovato ospitalità in terra sarda. Striscioni e cartelli che richiamavano sempre il tema ufficiale della marcia, quell’appello alla “buona politica al servizio della pace” che Papa Francesco ha scelto come messaggio per la 52^ Giornata della Pace del prossimo 1 gennaio.
Un messaggio concreto, attuale che in questa terra, ormai ritornata ad essere triste luogo di emigrazione, si è arricchito di un eloquente sottotitolo “La buona politica per la Sardegna: solidarietà, lavoro, bene comune”. Tanti anche i dissocupati in prima fila con al proprio fianco i genitori o nonni che ancora non si vogliono arrendere alla sola idea di vedere anche il loro ultimo figlio o nipote prendere la via del mare per ritornare a sperare e poter credere in un futuro più roseo.
Il corteo, che a ogni incrocio si è arricchito di nuovi partecipanti strappati momentaneamente alle loro attività e impegni quotidiani, ha concluso il suo tragitto in Piazza Madonna del Rosario dove sono iniziati gli interventi previsti dal programma, tutti incentrati sul tema principale senza però tralasciare quei problemi sociali che stanno a cuore della gente di tutti i giorni. Dopo il saluto dell'arcivescovo di Cagliari Mons. Arrigo Miglio e del delegato della Conferenza Episcopale Sarda per la Carità Mons. Giovanni Paolo Zedda, che ha evidenziato l’attualità del tema proposto da Papa Francesco e il suo stretto legame con quanto il Vangelo ci chiama a compiere come fedeli in Cristo, sono stati il Professor Giampiero Farru, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato Sardegna Solidale, e il sindaco di Villacidro Marta Cabriolu a soffermarsi sui problemi reali e spiccioli di chi si trova ogni giorno difronte a una politica lontana dai cittadini.
Volontari e primi cittadini che, sempre più in solitudine, devono ascoltare le istanze della povera gente, di chi non ha più voce o lacrime per piangere e ha bisogno di una speranza su cui aggrapparsi. Uomini e donne vittime semplici e nascoste di una politica che, sempre con maggior frequenza, non bada più al bene comune ma a uniformarsi agli slogan gridati, a ciò che impone l’economia, al senso comune del momento e alla crescente paura del diverso.
Spunti di riflessione che hanno anticipato l’accorato intervento di Don Luigi Ciotti che, prendendo spunto dalla presa di posizione ufficiale dei vescovi sardi sulla necessità che la politica nazionale e regionale si interroghino sull’esistenza in Sardegna di fabbriche di armi che, proprio a pochi chilometri da Villacidro, sfornano strumenti di morte che uccidono ogni giorno bambini, giovani e anziani inermi in tante parti del mondo e, soprattutto, nello Yemen. Tutto sulla pelle dei lavoratori sardi che subiscono un sottile ma terribile ricatto perché costretti a fabbricare bombe e missili in silenzio perché consapevoli del fatto che per loro non ci potrà essere nessun altro lavoro nè alcun altro stipendio possibile al di fuori di quello che oggi ricevono per costruire qualcosa che provocherà solo morte e sofferenza. Su questo il fondatore di Libera è stato chiaro. La costituzione italiana, un documento costato tanti sacrifici e sofferenze al suo popolo, contiene un articolo dove è chiaramente scritto che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Proprio per questo Don Ciotti ha apertamente parlato di qualcosa che può essere inteso come “tradimento” da parte di chi dovrebbe far rispettare la costituzione perché è innegabile che “seguire ciò che chiede il mercato senza porsi il problema del depauperamento del valore umano” non è e non potrà mai essere buona politica. Questo perché “il lavoro non può giustificare la creazione di strumenti di morte per persone dei paesi sottosviluppati, ci deve essere una via di mezzo, perché il lavoro è anche dignità, e non deve essere sopraffatto da interessi che molte volte vengono curati dalle multinazionali”.
Nel proseguo del suo applauditissimo intervento Don Ciotti non ha voluto far mancare un suo personale appello ai politici sardi, assessori e consiglieri regionali in testa, presenti sul palco quando rivolgendosi a loro ha detto “Voi che vivete in questa terra meravigliosa, voi che sapete cosa vuol dire l’accoglienza e non vi siete mai tirati indietro, pensate anche a chi viene qui a cercare accoglienza”. Poi l’affondo sul campo nazionale: “quello che si sta facendo in Italia, quello che sta facendo la politica è contro la costituzione, quello che è stato fatto sulla pelle dei nostri migranti non deve essere rifatto sulla pelle di chi oggi chiede a noi accoglienza”. Chi ha buone orecchie per intendere, intenda e chi vuol essere veramente cristiano rifletta.
(fonte testo: "Il sismografo" . articolo di Damiano Serpi 29/12/2018)
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