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sabato 31 maggio 2025

Quei bambini cresciuti nella vendetta e nell'odio: che adulti saranno?

Milena Santerini*

Quei bambini cresciuti nella vendetta e nell'odio: che adulti saranno?

Sono almeno 3000 le sole vittime sotto i cinque anni. I superstiti cresceranno colpiti dal trauma della guerra, dei bombardamenti e delle mutilazioni, senza scuola né futuro. Ci si chiede se questa generazione di minori sarà capace di credere nei diritti umani

Foto di copertina, Reuters

Negli ultimi mesi, la situazione dei bambini nella Striscia di Gaza è precipitata in una crisi umanitaria senza precedenti, caratterizzata da un numero elevatissimo di vittime, malnutrizione diffusa, collasso dei servizi sanitari e distruzione delle infrastrutture essenziali. Le cifre esatte delle vittime degli attacchi israeliani non si conoscono – forse 50.000 – ma si stima che tra loro vi siano almeno 3000 bambini sotto i cinque anni. Dopo il blocco degli aiuti, da marzo 2025, e la parziale ripresa di questi giorni, si aggiungono, per i minori del nord della Striscia, malnutrizione o anche deperimento. Il sistema sanitario è al collasso: 26 dei 36 ospedali di Gaza sono stati messi fuori uso da oltre 400 attacchi e l’unico ospedale pediatrico nel nord non è più operativo. Mancano medicine e generi di prima necessità. Oltre 1 milione di bambini vivono in tende di fortuna, esposti al freddo e senza accesso a servizi essenziali.

Questi bambini che stanno crescendo colpiti dal trauma della guerra, dei bombardamenti, delle mutilazioni o della perdita dei familiari, presentano il rischio di conseguenze a lungo termine nella loro vita. Preoccupa anche l’impatto della perdita della scuola. Prima della guerra, la Striscia di Gaza vantava un sistema educativo ben strutturato, con un tasso di alfabetizzazione superiore al 95% tra i bambini di età compresa tra 6 e 12 anni. Oggi moltissime scuole sono distrutte o danneggiate

Uno studio, frutto di un'iniziativa congiunta dell'UNRWA (l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi), della Facoltà di Scienze dell'Educazione dell'Università di Cambridge e del Centre for Lebanese Studies, ha valutato l’impatto della mancata scolarizzazione: nel migliore dei casi il ritardo sarà di due anni, ma se la guerra non finirà presto, potrebbe arrivare a cinque anni. I ricercatori calcolano che i mesi di scuola persa finora abbiano aumentato la "povertà di apprendimento" – la percentuale di bambini incapaci di leggere un testo elementare entro i 10 anni – di almeno 20 punti percentuali.

Ma la conseguenza più devastante potrebbe essere quella di perdere la fiducia e la speranza nel futuro (proprio nell’anno Giubilare che papa Francesco aveva dedicato a essa). Ci si chiede se questa generazione di bambini sarà capace di credere nei diritti umani, nell’uguaglianza e nella pace, dopo essere stati traditi così crudelmente. Dal punto di vista sociale e politico, sarebbe purtroppo molto facile aspettarsi ragazzi che crescono animati da spirito di vendetta, facile preda del terrorismo e della radicalizzazione di gruppi estremisti. Gideon Levy, giornalista del quotidiano israeliano Haaretz, ha scritto un articolo intitolato "Israel Is Fostering the Next Generation of Hatred Against Itself" descrivendo come le azioni militari israeliane stiano seminando un odio profondo nei bambini palestinesi, e come stia crescendo un'altra generazione di resistenti.

A loro, come ai bambini israeliani vittime del massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, la comunità internazionale dovrà restituire la fiducia che siamo davvero capaci di protezione e cura nei loro confronti, e che quindi vogliamo davvero scegliere la pace.

*Milena Santerini, ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica del S.Cuore
(fonte: Famiglia Cristiana 30/05/2025)