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venerdì 16 maggio 2025

Dalla stazione di Milano a San Pietro: il lungo cammino della parola "Pace" nei pensieri dei migranti

Dalla stazione di Milano a San Pietro:
il lungo cammino della parola "Pace" nei pensieri dei migranti

 Partita il 5 maggio dalla stazione centrale di Milano, la marcia dello scrittore Eraldo Affinati con gli alunni delle scuole Penny Wirton è arrivata in Vaticano. Una lettera in pergamena con i pensieri sulla pace di tanti immigrati in Italia è stata imbucata da Affinati per Papa Leone XIV. Un viaggio simbolico lungo la via Francigena, tra incontri, storie di guerra e speranza, per dare voce a chi ha il coraggio di pronunciare parole spesso dimenticate

Nella foto, Eraldo Affinati, a sinistra, con il professor Piero Arganini,
 responsabile della scuola Penny Wirton di Parma davanti alla buca delle lettere vaticana.

Dopo una lunga marcia iniziata il 5 maggio dalla stazione centrale di Milano la lettera in pergamena con le declinazioni del significato della parola Pace da parte di tanti immigrati presenti in Italia è stata imbucata dallo scrittore Eraldo Affinati nella buca delle lettere del Vaticano in piazza San Pietro.

Un progetto che ha coinvolto gli alunni stranieri delle scuole Penny Wirton in Italia, presente in 65 città italiane e che offre insegnamento gratuito della lingua italiana ai migranti. L’idea dello scrittore è nata riprendendo la lettera che il 29 luglio 1999 venne ritrovata nelle tasche di due ragazzini africani morti assiderati nel carrello di un aereo partito dalla Guinea Conakry e atterrato a Bruxelles. Una testimonianza quanto mai attuale che veicolava messaggi semplici, richieste come cibo, istruzione e sanità.

Il percorso ha così toccato alcuni dei tratti più importanti della via Francigena, dove insieme a tanti ragazzi si sono vissuti momenti indimenticabili come quello della fumata bianca vissuta nel Monastero di Celolle: «Stavo partecipando ai vespri, erano le 18,30 circa, poi abbiamo visto le immagini del nuovo Papa, eravamo con un cellulare in mezzo alla campagna e abbiamo sentito vibrare quella parola Pace pronunciata da Papa Leone XIV, parola su cui si è basato il nostro progetto».

Da Milano a Parma. Da Mazzarosa a Siena, l’incontro con tanti ragazzi immigrati è stata per lo scrittore un’esperienza di vita : «Queste mie parole sono frutto della nostra vita, non sono invenzioni letterarie», dice Affinati mentre ricorda la conversazione con un ragazzo ucraino di Kharkiv durante il tragitto: «Mi diceva che la sua lingua è il russo, ma che avvertiva la sua lingua madre come la lingua del nemico e questo mi ha dato tanto da riflettere».

In Piazza San Pietro a Roma, il 14 maggio, Anna Luce Lenzi, moglie di Affinati e fondatrice insieme allo scrittore delle scuole Penny Wirton ha atteso con in mano la missiva in pergamena da donare al Papà l’altra parte del gruppo con in testa Affinati che invece ha camminato a piedi dal parco dell’Insugherata. Una volta ricongiunti è avvenuta la sosta a Palazzo Migliori, donato da Papa Francesco alla Comunità di Sant’Egidio: «Lì ho sentito pronunciare da un ragazzo del Camerun parole del tipo dobbiamo essere amici, non nemici, e con un vissuto quanto mai tragico raccontava che pace è dare un pezzetto di pane a chi ne ha bisogno».

Dopo la consegna della lettera dove gli immigrati hanno affidato alla parola pace sogni, ferite e desideri il ricordo va dritto a quelle primissime parole pronunciate da Papa Leone XIV: «La pace sia con voi». Per Affinati è una parola che non può essere confusa in mezzo a tante altre: «Bisogna avere coraggio di usare questa parola, spesso non la si pronuncia per non confonderla in mezzo a tante altre, così come avviene per la parola amore, questi ragazzi immigrati che ho incontrato hanno avuto il coraggio di pronunciarla. Credo che bisogna essere in grado di riuscire a proporre azioni in grado di legittimare le nostre parole», conclude lo scrittore portavoce di tanti ragazzi della Nigeria, del Mali, del Burkina Faso, del Camerun, dell’Uganda, del Congo, del Bangladesh, dell’Afghanistan, della Columbia, del Perù, della Cina, dell’Albania, della Tunisia, del Marocco, dell’Egitto. Una volta consegnata la speranza e la preghiera è che Papa Leone XIV possa veicolare tutte queste declinazioni sulla parola Pace tra i potenti della terra, come sta già facendo.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Alessandro Puglia 15/05/2025)