«Buone Notizie — L’impresa del bene», il settimanale del Corriere della Sera che ogni martedì sarà in edicola, gratis, per raccontare storie positive.
Una tazzina di notizie
(ma senza zucchero)
di Massimo Gramellini
Ho ricevuto la lettera di un ragazzo che si lamentava per l’agenda quotidiana dei media: disastri, schifezze, storie di malessere e di scarsità. E concludeva: «Ma quando lei alla mia età sognava di diventare scrittore, avrebbe preferito leggere un’inchiesta sulla crisi dell’editoria o la storia di uno che ce l’aveva fatta?». Naturalmente ci vogliono entrambe. Ma è vero, c’è stato un tempo in cui le buone notizie non facevano mai notizia. Forse ce n’erano troppe in giro e mancava loro il requisito primario di qualsiasi notizia: l’eccezionalità. O forse quelle brutte sono sempre state più comode da scrivere e più confortevoli da leggere: paragonandosi ai cattivi ci si sente più buoni.
Senza contare che la morale prevalente considerava disdicevole mettere in piazza gli slanci positivi. Quasi che il bene, come la ricchezza e la bellezza, fosse un’esagerazione di cui vergognarsi. La crisi economica ha cambiato le regole. Il racconto del bene ha perso un po’ del suo sapore dolciastro per acquisire una funzione di conforto e di stimolo. Se un meccanico lascia in eredità l’officina ai suoi dipendenti o un gruppo di giovani medici decide di trascorrere le vacanze in un ospedale da campo africano (due storie estive tra le tante), significa che si può ancora continuare a sperare. Il bene e il male si fronteggiano di continuo, spesso anche dentro la stessa persona. Ma, come mi disse Andrea Bocelli, se la razza umana non si è ancora estinta è perché ogni giorno nel mondo il numero delle azioni positive supera quello delle azioni negative. Magari di poco, ma lo supera.
Dai media esce invece il quadro distorto di un’umanità che pensa soltanto alla sopraffazione e al potere. Anche sui social abbondano il cinismo e l’invidia travestita da indignazione. Un inserto come «Buone notizie» non è solo un’ottima notizia. È la fine degli alibi. D’ora in poi nessuno potrà più dire: dateci storie positive. Eccole qui, ogni martedì. E non si tratterà di predicozzi astratti (come il mio...) ma di veri e propri racconti del bene. Il bene non teorizza. Il bene fa. La sua forza sta nei gesti. E il linguaggio dei gesti, a differenza di quello delle parole, non si ferma allo stomaco o alla testa. Trova sempre la strada per arrivare al cuore.
(fonte: BUONE NOTIZIE - L'IMPRESA DEL BENE)
Se conoscete un’associazione, una storia, una persona che vi ha colpito per originalità ed energia segnalatecela via mail o via social