Una corsa a perdifiato verso le braccia del padre ha ripagato in un solo istante il viaggio di quattromila chilometri dal Gambia a Palermo per poterlo rivedere. Quel numero di telefono, scritto su un pezzetto di carta e conservato gelosamente in tasca durante i giorni di navigazione sul barcone, ha rappresentato l’unica speranza per incontrarlo di nuovo.
Giovedì la speranza è diventata realtà: mentre era ancora a scuola con i suoi compagni, l’ha visto spuntare all’improvviso. Una sorpresa che le ha tolto il fiato e l’ha gettata al collo del papà, Abdoulie Gai, per tutta la mattina: "Sei qui — continuava a ripetere — papà sei qui. Guardami, guardami".
E poi, con un sorriso gigante stampato sulla faccia, indicava uno dopo l’altro tutti i nuovi compagni di classe, le maestre, i volontari della struttura di Piana degli Albanesi che l’ha accolta insieme alla zia Absa. Abdoulie Gai ha 27 anni ed è arrivato a Palermo dopo 17 ore di treno e un biglietto acquistato mettendo da parte la paghetta settimanale come migrante in attesa di asilo, vuole ricominciare una vita in Italia con la sua famiglia: Jorr, appena ritrovata, ma anche la moglie Margot incinta, ancora in Gambia con altri due figli. "In Gambia — dice Gai — avevo un impiego come meccanico. So lavorare il ferro e l’acciaio e sono sicuro che a Reggio Emilia riuscirò a trovare lavoro come operaio. È quello che voglio: vivere qui con tutta la mia famiglia" (Claudia Brunetto, foto di Mike Palazzotto - fonte: La Repubblica Palermo 14/12/2013)
Jorr al suo arrivo a Palermo
sul mercantile King Julius
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