Nella “beauty farm”
dove si rinasce al futuro
di Laura Galimberti
Migranti, ex detenuti, disoccupati senza casa, minori arrivati al 18° anno e usciti dalle case famiglia e ancora beneficiari dell’istituto della “messa alla prova”. “Una fraternità ampia” quella del Convento Sant’Angelo di Valmontone spiega Fra Domenico Domenici, 66 anni, di cui 16 in Congo Brazzaville, tra i coordinatori del progetto RIPA, promosso 4 anni fa dai frati minori del Lazio.
“Volevamo recuperare lo spirito francescano delle origini e vivere il Vangelo in comunione fraterna. Ci siamo lasciati interpellare dalle povertà. Così è nato il progetto “Rinascere Insieme per Amore”, un percorso personalizzato per accompagnare ogni fratello al recupero della propria integrità, da quella interiore alla possibilità concreta di vivere in modo autonomo economicamente”. Come? “Vivendo relazioni d’amore, libere e rispettose, che permettono a ciascuno di valorizzare talenti e lavorare sui propri limiti attraverso l’impegno personale e la collaborazione con i fratelli, perché le fragilità umane non sono un ostacolo ma un inizio da cui ripartire verso il sole che ognuno custodisce nell’animo, che dà significato alla propria esistenza e la trasforma in capolavoro”
Tre gli step del progetto: prima accoglienza, permanenza in fraternità, reinserimento nella società. Non esiste un tempo di permanenza standard per tutti, ma unico per ciascuno.
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Il progetto nel suo complesso, ad oggi operativo su 4 comunità dei frati minori del Lazio (Valmontone, Villa Adriana, Artena e Roma-San Francesco a Ripa), ha permesso dal 2012 al 2014 l’accoglienza di 178 persone in difficoltà e il reinserimento di 82. “Di migranti ne ospitiamo al momento una trentina: provengono dalla Siria, dal Mali, dal Bangladesh, Pakistan, ancora da Romania e Albania”. I servizi offerti vanno dalle pratiche per i documenti, al lavoro sulla propria interiorità, alla possibilità di un lavoro, al recupero di contatti con parenti o familiari.
Costi? “E’ totalmente gratuito. A sostenerci sono benefattori, associazioni, gente semplice. Così sperimentiamo quella precarietà bella che ci fa confidare nella Provvidenza e favorisce il graduale coinvolgimento della comunità locale: alcuni fanno la spesa e passano a lasciarci qualche pacco di pasta, c’è chi prepara per la propria famiglia le fettuccine e ne fa un po’ anche per noi e così via. Le persone piano piano si avvicinano, si conoscono, si prendono per mano ed iniziano a camminare insieme”.
Una ricchezza che è possibile condividere, con giornate di fraternità ed incontro al convento, per pacchetti benessere decisamente “a misura”.
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A Valmontone, nella “beauty farm” dove si rinasce al futuro
Mappa, in aggiornamento, delle risposte
“Aspetto da voi gesti concreti di accoglienza dei rifugiati, di vicinanza ai poveri, di creatività nella catechesi». Lo ha scritto il Papa nella Lettera apostolica per l’Anno dedicato alla vita consacrata. Un invito preso sul serio già da tanti: e così oltre alla rete del Centro Astalli, promossa dai gesuiti per i rifugiati, che da oltre 30 anni, opera con attività e servizi a Palermo, Catania, Vicenza, Trento, Napoli, Padova, Milano e Roma, hanno aperto i “monasteri” i guanelliani a Como, Lecco, Nuova Olonio e – dando disponibilità temporanea di una struttura – a Sormano, i francescani ad Enna, Roma e Piglio, i Comboniani a Brescia, i Pavoniani a Maggio diValsassina, gli Scalabriniani a Roma e Foggia, le suore Mercedarie a Valverde di Scicli, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza a Lora (Como) ed Ardenno (Sondrio), le Orsoline a Caserta, le suore della Provvidenza a Gorizia.
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“Aprite i monasteri” alla solidarietà. Mappa, in aggiornamento, delle risposte
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