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sabato 12 maggio 2012

Crisi finanziaria, suicidi, media e Chiesa

La nostra paura del futuro aumenta ogni giorno, c’è una continua perdita di fiducia e di speranza e l’attenzione degli italiani è calamitata dalle notizie di chi si toglie la vita, le più lette in assoluto nelle ultime settimane.
Un lettore di Modena, rappresentativo delle centinaia di e-mail che arrivano qui al giornale da settimane, mi scrive angosciato che «suicidi per motivi economici, fallimenti di impresa e debiti anche fiscali, stanno aumentando di giorno in giorno in maniera preoccupante». Il presidente del Consiglio e il primo partito della sua maggioranza duellano sulle responsabilità della crisi e sulle sue conseguenze, evitando solo di pronunciare la parola suicidio, di gettarsi addosso l’accusa più grave e infamante.
Ma stiamo discutendo di un fenomeno davvero nuovo, che non conoscevamo prima, esploso soltanto negli ultimi tre mesi, o di qualcosa che per anni non abbiamo visto e abbiamo sottovalutato? 

È proprio vero che c’è un’ondata di suicidi economici in Italia? È proprio vero che si sta ammazzando un numero senza precedenti di bravi imprenditori strozzati dal fisco, da Equitalia, dallo Stato che non rimborsa, dal costo del lavoro troppo alto? In molti cominciano a dubitarne e a pensare che si tratti di una manipolazione mediatica. Il sociologo Marzio Barbagli, ripreso dal Blog di Gad Lerner, afferma apertamente che «non c’è nessuna emergenza suicidi dovuta alla crisi economica».
Come per il caldo o il freddo “senza precedenti”, le rapine in villa o gli stupri commessi da immigrati, sui quali i media dominanti costruirono ad arte la destabilizzazione del governo presieduto da Romano Prodi, anche l’ondata di suicidi di imprenditori sarebbe innanzitutto un fenomeno percepito, mediatico, portato in prima pagina non perché davvero rilevante o perché segni un picco particolare rispetto al passato, ma perché così conviene a fomentare una polemica anti-fisco che sarà l’argomento fondamentale delle destre nella prossima campagna elettorale.

Una lista di necrologi che non si ferma. I suicidi delle vittime della crisi continuano. La Cgia di Mestre denuncia la situazione drammatica e fa un appello a Giorgio Napolitano, perchè intervenga! 

«Non c' è nessuna emergenza suicidi dovuta alla crisi economica». Il sociologo Marzio Barbagli la mette giù così, quasi brutalmente, con la sicurezza di chi ha in tasca le statistiche corrette. Epurate cioè da interpretazioni fuorvianti o da ondate emotive.I 38 suicidi tra piccoli imprenditori contati dalla Cgia di Mestre dall' inizio dell' anno ad oggi sono un dolore per le famiglie, ma «non rappresentano un' anomalia a fronte delle 1300 persone circa che nello stesso periodo si sono tolte la vita in Italia. I suicidi in questa categoria sociale c' erano anche negli anni passati, più o meno con la stessa frequenza». 

... Dal punto di vista scientifico è oggi prematuro stabilire se la crisi economica farà crescere i suicidi per ragioni economiche, ma è realistico attendersi che l’aumento della disoccupazione, della instabilità familiare (collegata alle separazioni, ai divorzi, agli abbandoni di fatto), della solitudine degli anziani che vivono nelle grandi città, della secolarizzazione e della perdita di valori “certi” renderà più fragile la coesione sociale che, secondo una consolidata tradizione di studi sociali, rappresenta il principale contrappeso alle correnti suicidogene. 
Leggi tutto: SUICIDI IMPRENDITORI/ Il sociologo: i giornali "uccidono" più della crisi

Si sono presi porte in faccia dappertutto. Negli ultimi giorni della loro esistenza hanno girato a vuoto fra associazioni di categoria, sportelli comunali e sindacali, Caritas, sindaci, banche e finanziarie. Per chiedere un aiuto, la riscossione di un credito, un margine di tempo, un prestito, una parola di conforto. Non hanno cavato un ragno dal buco. E hanno finito la loro vita al chiuso di un capannone o di un ufficio, con una pistola alla tempia o una corda stretta al collo. 

Esiste una parte di opinione pubblica che si sorprende quando la chiesa, anziché usare la ferocia di una disciplina dismessa, parla il linguaggio di misericordia che le è proprio. Lo si è visto dopo la morte di Lucio Dalla e ora per le esequie di Maurizio Cevenini. Il politico bolognese che s'è tolto la vita e che riceverà sabato un funerale cristiano. Probabilmente lo shock causato dal rifiuto delle esequie cristiane a Piergiorgio Welby ha pesato nel formarsi di questa attesa (smentita) di una chiesa spietata. Ma al netto di quella controproducente forzatura del diritto canonico, bisogna ricordare che la pretesa di disciplinare i morti è finita con il regime di cristianità e quella fine ha giovato alla comprensione del Vangelo.