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domenica 11 marzo 2012

"Una volta il tempio era il luogo di mercato, ora si fa del mercato il tempio" di Silvano Fausti

Alessandra De Gennaro,

 «La cacciata dei mercanti dal tempio»

Nel tempo le istituzioni, immancabilmente, diventano fine a se stesse, oggetto del potere dei re e dei sacerdoti che ci campano su, tutti e due, a spese del popolo. Queste istituzioni – rappresentate da chi governa politicamente, il re, e da chi rappresenta il mondo dei valori, i sommi sacerdoti, oggi diremmo la Chiesa – ci sono sempre state in tutte le culture.
Nell’antico Israele c’era, però, qualcosa di più, e di diverso. Da un lato, re e sacerdoti che difendono le istituzioni: è il loro mestiere. Dall'altro, c’è sempre il profeta, che è un anti-istituzionalista e che richiama re e sacerdoti. Il profeta è il grillo parlante alla loro coscienza. Se manca il profeta, sia il sacerdote sia il re decadono perché nessuno dice la verità e ognuno fa i propri interessi. Allora ci si calpesta a vicenda, tutto diventa un mercato, un’oppressione. E quella che dovrebbe essere la casa di Dio, un mondo giustamente governato con leggi oneste, diventa invece tutto un luogo di avallo dell’ingiustizia e dell’oppressione. 
Nel brano che segue, Gesù si mette sulla linea dei profeti, di fatti non è né re, né sacerdote, è profeta, annuncia la Parola: il suo potere è quello della parola di verità.

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Il testo è la sintesi redazionale della lectio divina tenuta dall'autore nella Chiesa di San Fedele in Milano. L’audio originale può essere ascoltato qui.