A Torino, pochi giorni fa, il rogo al campo nomadi che ha il sapore di un pogrom: un centinaio di giovani che assalta le baracche al grido «gli zingari devono bruciare», con la pretesa di vendicare una violenza sessuale poi rivelatasi inesistente.
L’altro ieri, a Firenze, un uomo che spara e uccide, non all'impazzata, ma mirando con precisione solo su uomini neri, come su questo giornale ci ha ricordato Marina Corradi (ndr vedi post La feroce follia di Firenze, il segno di Lampedusa). Sono i segni di una «involuzione antropologica mortale», che ci indicano – come scrive su il manifesto uno dei più intelligenti osservatori della nostra società come Marco Revelli (ndr Laboratorio Torino) – che le nostre città sono «prive di anticorpi contro i nuovi mostri che emergono dalle viscere provate dalla crisi»?
Penso che al pessimismo della ragione di Revelli dobbiamo rispondere con l’ottimismo della volontà. Affermando che gli anticorpi ci sono: come ci ricorda l’indignazione diffusa a questi fatti, il non rassegnarsi agli umori di pancia...
Leggi tutto: Contrastare l’eclisse di umanità con un incontro sui valoriA Firenze sparano sugli ambulanti di colore. A Liegi buttano granate sui passanti. E altri fatti, più o meno eclatanti, ci hanno ricordato in queste ore una verità nuda: noi odiamo. Siamo capaci di odiare. In casi tragici e spaventosi come i fatti di Firenze e di Liegi si chiama in causa la pazzia, il raptus.
Come se questi gesti di follia finale, di odio fatale non crescessero giorno per giorno da un nutrimento dell’odio, da tante piccole progressive scelte avvelenate di odio. Le biografie dei colpevoli di questi gesti estremi spesso dimostrano una assidua, continua coltivazione dell’odio. Il fatto che in questi casi ci sgomenta, se non ci distraiamo subito in analisi sociopolitiche consolatorie, è così, infine, la capacità di odio che possiamo alimentare. Quando il suo magma erompe e si fissa in gesti micidiali, di sinistra e a volte meticolosa precisione, rimaniamo impressionati.
Accade di fronte a fatti di cronaca come questi recenti, ma anche di fronte a fatti privati che ci toccano personalmente. Siamo disposti, per così dire, a comprendere l’invidia, la gelosia, l’avidità e tutta la spettacolare gamma dei vizi che ci troviamo tutti un po’ addosso. Poi quando appare lui, nudo e tremendo, come una pietra liscia senza appigli, restiamo senza parole. L’odio abita nel fondo del cuore dell’uomo, di noi uomini, come un antico demone addormentato. Ma sì, sappiamo odiare. È nelle nostre possibilità. Volere la fine dell’altro. Limitarlo. Violarlo.
Leggi tutto: Ammettiamolo, siamo capaci d’odio E la vera libertà sta nello scegliere il beneGuarda anche i nostri post precedenti: