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martedì 6 dicembre 2011

“Non siamo tutti uguali” di don Luigi Ciotti

Tutti, anche quelli che per anni hanno ostentato ottimismo, parlano ormai di crisi economica e di paura del futuro.
Chi sta nel sociale, sul territorio, sulla strada lo tocca con mano da tempo e ne ha segnalato, inascoltato, le avvisaglie. È una crisi da cui non si uscirà facilmente. Se ne uscirà solo - a dispetto di chi, dopo averla provocata, ne promette il superamento grazie a una nuova crescita dietro l’angolo - con trasformazioni sociali profonde. E, soprattutto, non chiudendo gli occhi. Perché la crisi non è uguale per tutti.
Non è uguale per i vecchi che frugano nelle pattumiere e per i 200.000 acquirenti annui di auto di lusso da 100.000 euro e più. Non è uguale per i milioni di giovani senza lavoro o con lavori finti e per chi incrementa rendite miliardarie, evadendo ogni forma di tassazione. Non è uguale per chi muore di lavoro nero e pericoloso pagato quattro euro all'ora e per chi si arricchisce sfruttando quel lavoro. Non è uguale per l’operaio che guadagna 1.000 euro al mese e per l’amministratore delegato che guadagna più di quattrocento volte tanto.
La crisi è una lente di ingrandimento che mostra anche a chi non vuole vedere due mondi diversi e divaricati (accompagnati da una zona grigia che slitta sempre più verso la povertà). Due mondi che non si parlano, dove la parte soddisfatta della società sembra vivere come problema la presenza e la visibilità degli ultimi...

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