Cristo è nato per noi! Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama. A tutti giunga l’eco dell’annuncio di Betlemme, che la Chiesa Cattolica fa risuonare in tutti i continenti, al di là di ogni confine di nazionalità, di lingua e di cultura. Il Figlio di Maria Vergine è nato per tutti, è il Salvatore di tutti.
Così lo invoca un’antica antifona liturgica: “O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei popoli: vieni a salvarci, o Signore nostro Dio”. Veni ad salvandum nos! Vieni a salvarci! Questo è il grido dell’uomo di ogni tempo, che sente di non farcela da solo a superare difficoltà e pericoli. Ha bisogno di mettere la sua mano in una mano più grande e più forte, una mano che dall’alto si tenda verso di lui. Cari fratelli e sorelle, questa mano è Cristo, nato a Betlemme dalla Vergine Maria. Lui è la mano che Dio ha teso all’umanità, per farla uscire dalle sabbie mobili del peccato e metterla in piedi sulla roccia, la salda roccia della sua Verità e del suo Amore (cfr Sal 40,3).
In fondo, sta tutto in quelle quattro parole. «Veni ad salvandum nos», recita l’antica antifona liturgica evocata da Benedetto XVI nel messaggio Urbi et Orbi: «Vieni a salvarci». Il senso profondo del Natale sta tutto in questa invocazione da prigionieri, o da naufraghi. Ma noi, sappiamo ancora di avere bisogno di essere salvati? A volte sembra che il senso del Natale se ne resti coperto da una crosta spessa di tempo, di abitudine, di sentimentalismo; e che anche fra noi cristiani si smarrisca la memoria della drammaticità dell'avvento di un Dio che nasce come un uomo, da una donna. Che bisogno ce n’era? potrebbe chiedersi uno dei nostri figli. Che bisogno ce n’è, se gli uomini sono così potenti, audaci nella scienza e nella tecnologia, e da sé ben capaci di sapere cos'è bene e cosa è male? Nulla è più inutile di un salvatore, in un mondo che non ha bisogno di essere salvato.
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