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mercoledì 28 dicembre 2011

Benedetto XVI - messaggio urbi et orbi - "Veni ad salvandum nos! Vieni a salvarci!" - "La vera sapienza" di Marina Corradi

Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero!
Cristo è nato per noi! Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama. A tutti giunga l’eco dell’annuncio di Betlemme, che la Chiesa Cattolica fa risuonare in tutti i continenti, al di là di ogni confine di nazionalità, di lingua e di cultura. Il Figlio di Maria Vergine è nato per tutti, è il Salvatore di tutti.
Così lo invoca un’antica antifona liturgica: “O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei popoli: vieni a salvarci, o Signore nostro Dio”. Veni ad salvandum nos! Vieni a salvarci! Questo è il grido dell’uomo di ogni tempo, che sente di non farcela da solo a superare difficoltà e pericoli. Ha bisogno di mettere la sua mano in una mano più grande e più forte, una mano che dall’alto si tenda verso di lui. Cari fratelli e sorelle, questa mano è Cristo, nato a Betlemme dalla Vergine Maria. Lui è la mano che Dio ha teso all’umanità, per farla uscire dalle sabbie mobili del peccato e metterla in piedi sulla roccia, la salda roccia della sua Verità e del suo Amore (cfr Sal 40,3).



In fondo, sta tutto in quelle quattro parole. «Veni ad salvandum nos», re­cita l’antica antifona liturgica evocata da Benedetto XVI nel messaggio Urbi et Orbi: «Vieni a salvarci». Il senso profondo del Natale sta tutto in questa invocazione da prigionieri, o da naufraghi. Ma noi, sappiamo ancora di avere bi­sogno di essere salvati? A volte sembra che il senso del Natale se ne resti coperto da una crosta spessa di tempo, di abitudine, di sentimentalismo; e che anche fra noi cristiani si smarrisca la memoria della drammaticità dell'av­vento di un Dio che nasce come un uomo, da una donna. Che bisogno ce n’e­ra? potrebbe chiedersi uno dei nostri fi­gli. Che bisogno ce n’è, se gli uomini sono così potenti, audaci nella scienza e nella tecnologia, e da sé ben capaci di sapere cos'è bene e cosa è male? Nulla è più inutile di un salvatore, in un mon­do che non ha bisogno di essere salvato.
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