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venerdì 3 gennaio 2025

La culla della vita e il silenzio di un bimbo - La lettera del vescovo: «Tutti coinvolti»

Neonato trovato morto a Bari

La culla della vita e il silenzio di un bimbo

Un dramma silenzioso ha scosso Bari: un neonato è stato trovato senza vita in una culla per la vita presso una chiesa della città, un luogo simbolo di accoglienza e protezione. L’episodio, intriso di dolore e domande, non deve oscurare il valore di questi strumenti, che incarnano la speranza e la solidarietà di una società capace di accogliere. Tra sgomento e riflessione, si riafferma l’urgenza di monitorare costantemente le culle e di promuovere una legislazione che le valorizzi come parte integrante di una comunità accogliente

(Foto ANSA/SIR)

La notizia è esplosa con il fragore di un esplosivo, ma è una notizia triste, tanto triste. E amara. Nella culla per la vita installata presso una chiesa di Bari è stato trovato un bimbo senza vita. Una stridente contraddizione: nel luogo adibito a custodire e a proteggere l’esistenza dei più piccoli e fragili degli esseri umani, il corpicino senza vita di un bambino nato da poco. Che contraddizione! Perché? Cosa è successo? Al momento sono in corso le indagini del caso e si avanzano delle ipotesi: potrebbe non aver funzionato il meccanismo di allarme oppure il piccolo era già morto… Quali riflessioni accanto allo sgomento?
Primo: l’amaro episodio non deve assolutamente mettere in ombra il grande significato delle culle, quello di essere espressione di una società che accoglie, che parla di speranza, di solidarietà e di fiducia, di riconoscimento dell’uguale valore di ogni vita umana. Le culle non parlano di “abbandono”, ma di “affidamento”, come si è reso evidente nei molti casi che dall’inizio degli anni ’90 – per quanto riguarda l’esperienza del Movimento per la Vita Italiano – hanno visto neonati e neonate salvati grazie a un’alternativa sicura alla morte per aborto, infanticidio o tragico abbandono o rifiuto in un cassonetto della spazzatura. Questa è anche la via per aprire, pur in situazioni difficili, di miseria morale e materiale, uno spazio di serenità nel cuore della mamma che quel bimbo o quella bimba ha dato alla luce e nei genitori che quel figlio o quella figlia hanno generato: il figlioletto o la figlioletta saranno accolti e amati da chi potrà prendersene cura.

In fondo, anche nella disperazione, questo desiderio alberga nelle profondità dell’animo di una madre e di un padre, anche quando manca la lucidità per decifrarlo in tutti i tratti.

Secondo. Se non avesse funzionato il meccanismo di allarme? Solo il pensiero fa sentire forte la morsa della beffa, ma contiene un monito: non basta installare le culle, le culle vanno periodicamente monitorate. Sono troppo importanti per essere lasciate a se stesse, perché sono chiamate a proteggere il bene più fondamentale di tutti, la vita umana, e non possiamo permetterci sviste. Certo, errori, difetti di costruzione e di manutenzione, possono accadere e di fatto accadono – purtroppo – in tanti contesti che dovrebbero tutelare la vita (edifici, mezzi di trasporto, ambienti di lavoro…), ma proprio per questo l’accortezza deve essere sempre massima. Sempre, in ogni luogo dove gli uomini vivono, abitano, viaggiano, lavorano…
Terzo. E se il bimbo fosse stato deposto già privo di vita? Sarebbe un segnale: che qualcuno si accorga che è esistito, che è uno di noi, che merita una degna sepoltura! Quelle spoglie invocano preghiera, raccoglimento, riflessione… Quanti bambini muoiono nelle guerre senza che vengano ricordati, forse senza neanche una cerimonia funebre… E quanti bambini non nati sono invece considerati “rifiuti speciali” anziché sorelle e fratelli che, come tutti i nati, meritano il rispetto che si deve a chi ha oltrepassato la vita terrena! Che dire poi di quella moltitudine di bimbi cui viene impedito di nascere?

Ecco quante cose ci dice quel piccolo bimbo trovato senza vita nella culla per la vita.
 Abbiamo di che meditare.

Ma c’è ancora un altro aspetto – il quarto, ma non meno importante – che esige una riflessione: forse è davvero giunto il momento di mettere mano a un provvedimento legislativo che disciplini le culle in armonia con il parto in anonimato, nel contesto di una campagna di sensibilizzazione sul significato e la portata delle culle per la vita come autentica espressione di una comunità accogliente che sa prendersi cura dei più fragili.

Infine, l’ultima parola, quella che raccoglie tutte le riflessioni, è lasciata all’abbraccio verso tutti coloro che questa vicenda coinvolge: il bambino che ha raggiunto il Cielo, la sua mamma, il suo babbo, chi è stato ed è loro vicino, il parroco della chiesa che ospita la culla, addolorato e sconcertato, chi sta facendo le indagini, e tutti noi, chiamati idealmente a raccolta da un bimbo piccolo piccolo che dal Cielo sembra dirci: “Non lasciatevi vincere dallo sconforto. Potete migliorare, potete ancora salvare, continuate a fidarvi perché la Vita vince e la Speranza vi accompagna”.
(fonte: Sir, articolo di Marina Casini 02/01/2025)

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La lettera del vescovo sul neonato morto nella culla termica:
«Tutti coinvolti»

È ancora sotto choc, la città di Bari, dopo il ritrovamento del corpicino esanime di un neonato nella culla della vita di una chiesa. Un macabro “gioco”, secondo il parroco don Antonio Ruccia, secondo cui il sistema di allarme legato al dispositivo non sarebbe suonato perché il piccolo vi sarebbe stato deposto già privo di vita, forse perché la madre ne voleva garantire il funerale. O - ma la circostanza dovrà essere dimostrata dopo accurate analisi - un malfunzionamento della culla stessa, che non si è azionata come avrebbe dovuto. Oggi intanto sulla drammatica vicenda ha deciso di intervenire l'arcivescovo della città, Giuseppe Satriano, richiamando ciascuno alla propria responsabilità: «Il neonato senza nome, ritrovato esanime nella culla, è una speranza di vita negata, e rappresenta il culmine di una serie di fragilità e difficoltà sociali, che spesso non emergono alla luce dei riflettori. È un richiamo urgente per tutti noi: nessuna vita, dal concepimento fino all’ultimo respiro, sia abbandonata nell'indifferenza. È un invito a un impegno più forte, collettivo, per dare supporto a chi si trova in condizioni di vulnerabilità, per costruire una società che non lasci indietro nessuno, anche nelle situazioni più difficili. Con amarezza profonda prendiamo coscienza che dietro la vetrina luccicante del Natale, esistono storie di solitudine, di fragilità e di disperazione, che non possiamo ignorare. Simbolo di rinascita, di solidarietà e di vicinanza, il Natale di Gesù ci invita a guardare oltre le apparenze, a cogliere le difficoltà e le sofferenze che talvolta si nascondono dietro a sorrisi forzati e auguri di circostanza».

Ancora, continua Satriano, «come pastore di questa comunità, soffro con voi per la perdita di una tenera vita, e provo dolore per quanto vissuto da chi ha deposto quel corpicino nella culla termica della parrocchia. Entrambi sono il frutto di una cultura dello scarto che inesorabilmente si fa strada in un mondo sempre più avvitato su se stesso e poco attento ai più deboli e fragili. Invito tutti, a partire da me, a un momento di riflessione personale e collettiva, affinché il dolore di oggi diventi un impegno concreto per un futuro più giusto e solidale. Lunedì 6 gennaio, solennità dell’Epifania e giornata dedicata all’infanzia missionaria, si abbia cura nelle celebrazioni eucaristiche di ricordare questo bambino e il tragico evento della sua morte nella preghiera dei fedeli: "Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede per il piccolo fratello che ha sfiorato questa nostra esistenza. La sua drammatica scomparsa ci rattrista il cuore e se con forza gridiamo la nostra indignazione, al tempo stesso avvertiamo il dovere di un maggiore impegno a servizio della vita. Accogli tra le tue braccia questo nostro fratellino e donaci l’audacia di un amore senza misura per chi è fragile ed è smarrito"».

La speranza del vescovo è che «questo dramma susciti in noi maggiore attenzione e cura verso la vita, quando è più indifesa, offrendo sostegno concreto a chi vive nell’ombra. Onoriamo il senso profondo del Natale facendo in modo che eventi come questo non rimangano solo segni di dolore, ma anche di riflessione e cambiamento». ...