Remigrazione
di Tonio Dell'olio
Le parole talvolta segnano la temperatura del mondo, sono il termometro che indica lo stato di salute della democrazia, delle relazioni, della fraternità. Indicano la direzione che stiamo prendendo.
Talvolta suonano come un allarme sociale o antropologico. Bisogna stare attenti alle parole, prendersene cura. Scrive Valeria Della Valle, condirettrice del Dizionario dell'Italiano Treccani: "Che cosa determina la diffusione di nuove parole? A volte la necessità, a volte la moda. I neologismi possono nascere perché non esiste il termine per indicare un fenomeno sociale, ("femminicidio") o geologico ("Antropocene"), uno scandalo ("tangentopoli") o un particolare genere di film ("cinepanettone"). L'affermazione e la diffusione delle nuove parole dipendono da molti fattori non prevedibili, e solo col tempo si può sapere se un termine è davvero entrato nell'uso dei parlanti o se si è trattato di un'apparizione effimera nell'universo linguistico di una lingua. Ad affacciarsi alla ribalta lessicale è ora la parola "remigrazione"". Le parole, quindi, non sono mai neutrali. Quando si dice remigrazione si dice lacrime di sogni ridotti a coriandoli, del vetro della speranza mandato in frantumi, della vita calpestata dalla miopia dell'egoismo di pochi. E allora che venga bandita dai vocabolari dell'anima questa deportazione forzata di esseri umani. Perché, al netto di edulcorazioni lessicali, di questo si tratta.
(Fonte: Mosaico dei giorni del 28 gennaio 2025)