"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
II DOMENICA DOPO NATALE
Il Prologo del Vangelo di Giovanni è come l'ouverture di una sinfonia, una meravigliosa sintesi del suo Vangelo, un canto d'amore alla Parola, fonte di tutte le cose, vita e luce per il cammino dell'uomo. La Parola sarà l'argomento principe di tutto il Vangelo di Giovanni nel corso del quale l'autore svilupperà i temi che nel prologo sono accennati. «Dio nessuno lo ha mai visto!». Non abbiamo di Dio alcuna immagine e nemmeno possiamo farcene una (cfr.Es 20,4). «Solo l'Unigenito Dio che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato », ne ha fatto l'esegesi, la spiegazione, attraverso la sua Parola e le sue opere, con la sua intera esistenza. La Gloria di Dio, prima inaccessibile, «si è manifestata e noi l'abbiamo veduta» (1Gv 1,1-3), ha piantato la sua tenda tra di noi e in noi assumendo la nostra carne, la nostra fragilità, il nostro limite, prendendo un volto e un nome: Gesù, salvezza e vita per tutti coloro che lo accolgono. E' questo il Mistero nascosto da secoli di cui ci parla Paolo (cfr.Col 1,26), il grande progetto d'amore del Padre: fare di ogni uomo un figlio se solo accoglierà il Figlio come unico modello di vita (cfr.Fil 2,6). A Filippo che gli domanda di voler vedere il Padre, Gesù risponde: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). L'evangelista ci dice così che non è Gesù ad essere uguale al Padre, ma è il Padre ad essere uguale a Gesù, perché chi vuole conoscere il Padre deve guardare solo a Gesù e a nessun altro. Anche noi perciò siamo invitati a mettere da parte tutte quelle immagini di Dio che non trovano riscontro nella persona e nel vissuto di Gesù. «Quel Gesù che con la Parola e i segni s'è manifestato a noi nel Vangelo, ci racconta quel Dio che nessuno mai ha potuto vedere, Dio stesso che si fa carne per dimorare tra di noi e in noi» (cit.).