"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Nella Bibbia, le nozze rappresentano il simbolo per eccellenza dell'alleanza tra Dio, lo Sposo, e il suo popolo, la sposa. Il vino richiama la gioia dell'amore sponsale mentre le sei giare di pietra vuote (lett. keìmenai = sdraiate, giacenti per terra, e per questa ragione non utilizzabili) alludono alle tavole della Torah, la Legge di Mosè, una Legge non ancora compiuta che ha perso la sua vera funzione. Conosciamo bene, purtroppo, come un matrimonio senza amore, presto o tardi, diventa un inferno; allo stesso modo una religione che non mette al primo posto l'amore e la misericordia per ogni creatura umana, si trasforma ben presto in un tribunale implacabile, dispensatore di sofferenze e, spesso, anche di morte. Perché Gesù diffonde amore e misericordia invece di indicare la rigida osservanza della Legge di Dio, magari condita con astinenze, digiuni, sacrifici e mortificazioni varie? «Gesù ha cambiato l'acqua della Legge nel vino della gioia sapendo bene che i suoi seguaci avrebbero successivamente trasformato il vino buono del Vangelo nell'acqua della Legge» (cit.). Gesù è sempre 'scandalosamente' differente da come noi ce lo immaginiamo; Egli va sempre al di là delle nostre attese, delle nostre teologie, dei nostri catechismi. Il dono del Vino Buono, anticipo della sua 'ora' (chiara allusione all'Eucaristia e alla sua passione), non rappresenta solo il primo, in ordine di tempo, dei segni da Lui compiuti, ma è soprattutto l'Arkhè, il Principio inteso come Fondamento, la Fonte ("Fons et Culmen", per dirla con il Concilio Ecumenico Vaticano II) dal quale scaturiscono tutti gli altri segni che Gesù porrà in essere.