di Alberto Melloni
Nel Sinodo la Chiesa si schiera sulle crisi ambientali
e la protesta giovanile
E ascolta il grido del povero
Il sinodo "della" Amazzonia è stato preparato da attese, fraintendimenti, speranze che adesso, con l' inizio dei lavori si vanno componendo come pezzi di un puzzle.
All' inizio qualcuno pensava che Francesco avesse convocato un sinodo "sulla" Amazzonia: avendo intuito il modo di intestarsi la questioni chiave nell' equilibrio del pianeta: un po' come hanno fatto i membri del G7 a Biarritz, quando il moltiplicarsi degli incendi, ha acceso in alcuni di loro emozioni e commozioni lunghe come un tweet.
Per altri l' unica spiegazione di questa convocazione amazzonica, perimetrata senza badare ai confini coloniali o statuali, era che il papa volesse fare un sinodo in cui "grazie" alle chiese di quell' angolo del mondo, poneva il problema cruciale per il cattolicesimo di domani: cioè la scelta e la formazione del prete (giacché se non si ripensa il ministero, senza indugiare sul sesso o la sessualità di chi lo esercita, si negherà a un numero crescente di comunità e di diocesi l' annuncio del vangelo e la celebrazione della liturgia che le generano). Così qualcuno pensava che il papa volesse farsi chiedere dai vescovi più marginali del Pianeta le domande che i vescovi europei, teologicamente autorevoli e vistosi, non riescono nemmeno a balbettare.
Il sinodo però toccava un nodo politico maggiore: perché sul clima è evidente la divaricazione fra l' agnosticismo ecologico della Casa Bianca e il papato che sentendo il grido del povero, sente quello della povera terra. Il sinodo dunque come un organo capace di produrre atti sinodali - dunque dotati sia dell' autorità del papa che li riceve, sia della comunione che li produce - che avrebbero approfondito un fossato sul quale l' Amministrazione Trump aveva schierato i teorici del sovranismo e i loro opachi legami politici, soprattutto nell' Italia in cui il papa abita e abita la diocesi di cui è vescovo.
E poi c' era un nodo istituzionale: perché papa Francesco pensa che le migliori riforme siano quelle a norme invariate.
E dunque ha prodotto, anche con la costruzione di questa assise, un altro pezzo della riforma del sinodo: trasformato da megafono che ripeteva le cose che il papa voleva sentirsi dire, in un organo di comunione polifonica. Al sinodo infatti il papa ha chiamato vescovi, chierici, fedeli e anche persone che si dichiarano non credenti (come Carlin Petrini, che lo ha detto al papa con la purezza di cuore che tanti sedicenti credenti dovrebbero invidiargli), perché portatori di una "esperienza" che per ragioni teologiche non può non essere ascoltata.
Adesso che il sinodo inizia i pezzi del puzzle si dovranno ricomporre. Sull' incremento dei "preti sposati" la chiesa latina già dai tempi di Pio XII ha introdotto delle eccezioni, vedremo chi saprà articolare qualcosa che non sia una meschina apertura al sacerdozio per vecchietti, ma una intuizione su nuovi nessi fra sacerdozio comune (quello dei battezzati e delle battezzate) e sacerdozio ministeriale (quello di chi ha l' ordine).
Sul nodo politico vedremo se la linea Pompeo, che ha licenziato i crociati del sovranismo e riaperto un dialogo con la Santa Sede, farà sì che le decisioni sinodali vengano accolte dal cattolicesimo americano senza quei distinguo che cercano di spacciare l' insofferenza di schegge reazionarie come una chiesa pronta alla scisma.
Ma soprattutto il sinodo posiziona la chiesa cattolica davanti ai leader mondiali sulla crisi ambientale e anche davanti alla vitalistica protesta giovanile, che sente il grido della terra, ma non quello del povero: sul quale il vecchio papa, che non ha bisogno di vampirizzare politicamente il loro voto, può attirare lo sguardo
(Fonte: La Repubblica - 8 ottobre 2019)