Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



domenica 19 aprile 2020

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 24/2019-2020 (A)

"Un cuore che ascolta - lev shomea"
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino





Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica
a cura di Santino Coppolino

II DOMENICA DI PASQUA (ANNO A) 

Vangelo:

Gv 20,19-31



Dopo essere apparso a Maria di Magdala, ora il Risorto si rende presente in mezzo ai suoi discepoli che, per paura, sono barricati in casa. «Del cenacolo ne hanno fatto una tomba. Mentre il sepolcro di Gesù è aperto e vuoto, il luogo dove sono riuniti è sprangato e odora di morte, come il loro cuore» (cit.). Il Vivente, però, irrompe anche nella nostra morte e ci mostra le mani e il costato, segni del suo amore per noi, dalle cui ferite scaturisce la nostra salvezza (cfr. Is 53,5). E perché anche noi potessimo vivere da risorti, egli ci fa dono della sua Pace rinnovandoci nel suo Soffio Santo. «Lo Spirito che si posò e dimorò sull'Agnello di Dio (1,32-33) ora viene donato anche a noi perché anche noi possiamo continuare la sua opera.» (cit.). E' la nascita della Chiesa, è la Pentecoste. Ma è una Chiesa monca, orfana già di Giuda, e ora priva anche di Tommaso, il gemello di Gesù e nostro. Fuori dal gruppo di coloro che hanno visto Gesù Risorto e ricevuto il suo Spirito, Tommaso si rifiuta di credere e vuole una prova che gli sarà concessa solo «otto giorni dopo», la Domenica successiva, giorno in cui la Comunità fa memoria del Maestro. Come Tommaso, anche noi, oggi, siamo chiamati ad avere fede senza vedere e toccare; facciamo esperienza del Risorto nella sua Parola, che ci illumina e vivifica; nell'Eucaristia, nutrimento per il nostro cammino di fede; e nella Carne sofferente del Povero, sacramento vivente e santo della sua presenza in mezzo a noi, davanti alle cui piaghe siamo tutti chiamati ad esclamare: «Signore mio e Dio mio».