Domenica di Passione di N. S. Gesù Cristo (A)
"Ingresso in Gerusalemme di Gesù, re mite e pacifico.
Memoria della Passione del Signore"
a cura della Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G.
1. Ascolto orante del vangelo di Matteo (21,1-11)
Con la consapevolezza che nel battesimo (o iniziazione cristiana) siamo stati inseriti in Cristo, morti, sepolti e risorti con Lui alla vita nuova nella regalità del servizio, della mitezza e della pace, apriamo oggi con fiducia il vangelo di Matteo 21,1-11, che narra dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, e poi ancora Matteo 26,14-27,66, che narra della Passione di Gesù.
Facciamo una breve pausa di silenzio, chiedendo allo Spirito che ci apri alla comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi.
2. Leggiamo attentamente e con calma la pagina di Matteo, cap. 21, dal verso 1, fino al verso 11.
La Settimana Santa si apre con l’icona dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Egli entra come un Re totalmente diverso dai re di questo mondo. Questi entravano su di un cavallo, animale da guerra (pensiamo oggi ad un carro-armato), simbolo di forza e di violenza, con al seguito una schiera di soldati armati (cf. 1Re 10,26-29). Gesù, invece, entra su di un’asina e un giovane puledro, animali pacifici da trasporto di persone e merci (pensiamo oggi ad una moto-ape); c’è da notare che l’asino era la cavalcatura di Davide re d’Israele (cf. 1Re 16,2), poiché compito del re era quello di assicurare al popolo la pace e la giustizia (si legga: Sal 72).
Gesù realizza fino in fondo quanto aveva annunziato nei tempi antichi il profeta Zaccaria, riguardo al Messia inviato da Dio che visiterà Gerusalemme (si legga: Zac 9,9-10): egli sarà un re umile, che farà sparire i carri e i cavalli da guerra, spezzerà gli archi delle frecce e annuncerà la pace.
Ecco la regalità di Gesù: un Messia Re mite e umile di cuore (cf. Mt 11,29), che non agisce con arroganza e violenza, ma vive le beatitudini che ha insegnato: quelle riguardanti i poveri in spirito, i miti e gli operatori di pace (Mt 5,3.5.9).
La folla, numerosissima, accoglie Gesù Re Messia inviato da Dio, acclamandolo Figlio di Davide, perché Gesù realizza le promesse riguardo al Messia che Dio aveva rivolto al re Davide e alla sua discendenza, e che oggi viene a visitare il suo popolo. La folla esprime la sua accoglienza gioiosa agitando e stendendo per terra rami di alberi, il vangelo di Giovanni scriverà «rami di palme» (Gv 12,13).
Noi oggi (purtroppo quest’anno non è
possibile), in ricordo della folla osannante, portiamo nelle mani rami di palme
e di olivo. Essi hanno un significato. Le palme
sono simbolo dell’uomo giusto (cf. Sal
1; 92,13), colui che ascoltando la Parola di Dio, la mette in pratica prestando
attenzione in modo particolare ai poveri
e ai deboli.
I rami
di olivo, dai cui frutti si ricava l’olio, con il quale si fa il crisma per
le unzioni crismali (cf. Es 30,25), simbolo dello Spirito (cf. 1Sam 16,13; 2Cor
1,21-22; 1Gv 2,20.27), il cui frutto è l’amore, dal quale scaturiscono scelte
di pace, di benevolenza e di mitezza (cf. Gal 5,22); Spirito capace di
penetrare – come l’olio – in ogni fessura, di lenire le “ammaccature”, di
togliere ogni “ruggine” e di “lubrificare” gli ingranaggi delle nostre
relazioni “bloccate”… Le palme e i rami di olivo, in un certo senso ci
ricordano lo stile di vita di Gesù e il suo amore per l’umanità. Seguiamolo,
allora, nell’ascolto del vangelo della Passione.
3. Leggiamo attentamente e con calma la pagine di Matteo dal cap. 26, verso 14,
fino al cap. 27 verso 66.
1.
La narrazione della Passione di Gesù non ha nulla che l’avvicina alla
narrazione di un funerale. Qui non stiamo davanti alla celebrazione del
funerale di Gesù, con grandi lamenti e pianti. No. L’unico pianto di cui si
parla qui è quello di Pietro, il quale, dopo averlo rinnegato («non conosco
quell’uomo»), si ricordò delle parole di Gesù e uscì fuori dal cortile del
Sommo Sacerdote e «pianse amaramente» (Mt 26,75). Il pianto di Pietro non è un
pianto funerario, bensì di pentimento e di lavacro battesimale.
La narrazione della Passione di Gesù,
invece, è la rivelazione e la manifestazione più alta dell’amore appassionato di Dio per tutta l’umanità. Passione = Amore
appassionato, in particolare per quelli che sperimentano il fallimento della
vita, il non-senso dell’esistenza, l’angoscia e la paura per l’incertezza del
futuro. Passione = Amore appassionato di Dio in Gesù per noi oggi, che viene a visitarci come Messia
Re umile e mite, di pace e di giustizia.
Con questa consapevolezza, allora, ci
accostiamo alla lettura di queste pagine.
2.
Nell’annuncio del vangelo della Passione secondo Matteo ritorna ancora, in modo
chiara ed esplicita, l’identità mite e pacifica del Messia Gesù, quando, al
momento dell’arresto, «uno di quelli che erano con Gesù messa mano alla spada,
la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
Allora Gesù gli disse: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che
mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa
pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma
come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?”.
In quello stesso momento Gesù disse alla folla: “Siete usciti come contro un
brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel
tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto
perché si adempissero le Scritture dei profeti”. Allora tutti i discepoli,
abbandonatolo, fuggirono» (Mt 26,51-56).
Gesù non
risponde alla violenza con altra violenza. Neanche di fronte a Giuda, suo
discepolo, che l’ha tradito e consegnato e salutato con un bacio, Gesù risponde
con violenza, ma lo chiama «amico» (Mt 26,50), perché per lui tutti i suoi
discepoli – quindi anche noi –, anche quelli che l’hanno abbandonato e sono
fuggiti, oltre che suoi fratelli (cf. Mt 27,10), sono/siamo anche suoi amici (cf. Gv 15,13-15).
Come risponde Gesù?
Lui, che è stato consegnato per
tradimento, lui che ha subito un ingiusto duplice processo, religioso e
politico – processo religioso (cf. Mt
26,57-68), da parte delle autorità religiose di Gerusalemme (le quali, come
fanno spesso uomini e donne pii e religiosi di ogni tempo e latitudine, l’hanno
“spiato” per tre anni, al fine di annotare i suoi possibili errori dottrinali
ed etici: cf. Mt 26,55); processo politico
(cf. Mt 27,12.11-26), da parte delle autorità politiche romane che occupavano
la Palestina –, lui che è stato sputato in faccia sia nell’uno che nell’altro
processo, lui che è stato schiaffeggiato, spogliato, deriso e insultato perfino
quando era crocifisso in Croce, ecco, lui ha risposto nell’unico modo che può
rispondere chi per tutta la vita si è affidato
a Dio e alla sua Parola, ha pregato davanti a Dio e non davanti agli uomini per
farsi notare, ha amato e non odiato, ha accolto e non respinto: ha preso su di
sé la violenza e dall’alto della Croce ha
emesso il suo Spirito (cf. Mt 27,50),
morendo ha donato la vita, morendo ha
lasciato su di noi lo Spirito della
vita nuova, un modo alternativo di essere
umani e credenti. È un lascito gratuito
da parte di Gesù per coloro che l’hanno crocifisso e per l’intera l’umanità.
Ecco la sua risposta alla violenza.
3.
Proprio per questo la morte di Gesù non è un funerale, bensì evento pasquale, evento di salvezza!
L’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani 5,6-10 così scrive (stiamo attenti
alla scansione dei tempi):
- «Mentre eravamo
ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per noi» (v. 6).
-
«Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora
peccatori, Cristo è morto per noi» (v. 8).
- «Se…
quand’eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del
Figlio suo…» (v. 10).
Sì, la morte di Gesù, proprio per il suo modo di morire, è evento di salvezza,
dove riceviamo gratuitamente – senza
meritarlo – il perdono e la vita nuova
che ci riconcilia con Dio.
Ecco perché nella narrazione di Matteo,
subito dopo la morte di Gesù, ovvero subito dopo che egli emette il suo
Spirito, si apre davanti a noi la visione
profetica della Risurrezione che incide nell’umana esistenza (= la terra):
la terra trema, le rocce si spezzano, i sepolcri si aprono, i morti risuscitano
(Mt 27,51-53).
La morte salvifica di Gesù ci apre alla comunione con Dio (il velo del
tempio che si squarcia in due da cima a fondo) e ci dona la possibilità – se
accogliamo il suo perdono gratuito – di intraprendere un cammino serio di conversione, la possibilità di pensare
alle cose che veramente valgono nella vita e di ricominciare un cammino diverso e alternativo, in conformità allo
stile di vita regale del Messia Gesù: regale nel servizio, nel dono di sé,
nella giustizia che ci rende attenti agli altri e nella pace che ci apre alla
vera fraternità.
È quanto ci vogliono ricordare anche i
rami di palme e di olivo che oggi custodiamo nelle nostre case.
4.
Andiamo, allora, nella Bibbia al Libro dei Salmi e preghiamo con il Salmo 22, il salmo di colui che nella
sofferenza e nelle prove della vita si affida a Dio, nella certezza che vivrà per Lui. È il salmo che Gesù ha
pregato sulla Croce.
4. Intercessioni
Gerusalemme
è la città che ci attende. Essa è la città dove Dio vuole abitare, perché essa
è la città della vera fraternità, la città della convivialità tra popoli
diversi. Da veri discepoli del Signore saliamo con lui ed invochiamo Dio Padre
misericordioso per la salvezza di tutti gli uomini:
R/ Per la passione del tuo Figlio, ascoltaci o
Padre
- Per tutto il popolo cristiano in cammino
con Gesù verso la città della fraternità e della pace, perché non si lasci
sedurre da altri signori e non faccia proprie le logiche del disprezzo, del
respingimento, della negazione degli altri. Preghiamo.
- Per tutte le grandi religioni, perché,
lasciandosi guidare dalla forza dello Spirito, diventino in mezzo ai popoli un
fattore di comprensione e di tolleranza reciproca; Preghiamo.
- Per coloro che governano il nostro Paese
e le nostre città, perché non guardino esclusivamente ai propri interessi, ma
al bene delle nuove generazioni. Preghiamo.
- Per le regioni meridionali e per la
nostra isola, ridotte in schiavitù dal fenomeno della mafia e dalla logica
clientelare, perché la ricorrenza della Pasqua susciti in tutti il desiderio di
una vita nuova e dignitosa. Preghiamo.
- Per tutti noi, perché la celebrazione
della Pasqua di quest’anno, caratterizzata dalla quarantena, segni un vero
passaggio, un vero salto di qualità nella nostra vita di credenti e di
cittadini, affinché ci interroghiamo sul vero senso della vita e sulle cose che
veramente contano per noi esseri umani. Preghiamo.
- Davanti al Signore Crocifisso e Risorto,
assieme ai nostri parenti e amici defunti, ci ricordiamo delle numerose vittime
del coronavirus (pausa di silenzio); ci ricordiamo,
inoltre, di tutte le vittime della guerra e della criminalità mafiosa. Il
Signore accolga tutti nella pace del suo Regno. Preghiamo.
-
Pregare il Padre Nostro…
-
Concludere con la seguente preghiera:
Ascolta, o Padre, le
nostre preghiere: rendici capaci di accompagnare Gesù nel cammino della croce,
di assimilare la sua passione di amore per l’umanità, e così poter partecipare
alla sua risurrezione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. AMEN.- PREGARE IN FAMIGLIA - Preparare in casa l’“angolo della preghiera” a cura della Fraternità Carmelitana di Barcellona P.G.