A proposito della nota della CEI
Libertà di culto
non è libertà di infettare la gente
Libertà di culto
non è libertà di infettare la gente
di Giovanni Ferretti *
La nota CEI dal titolo "Il disaccordo dei vescovi" mi ha profondamente amareggiato, come cittadino, come cattolico e come prete. Vi si accusa il Governo di "compromettere l'esercizio della libertà di culto" con il Decreto sulla "Fase 2" e si "esige" di poter riprendere le Messe con il popolo. Sia per il tono che per il contenuto mi pare un errore politico e pastorale.
Il tono è perentorio, di chi è sicuro del suo diritto e della evidenza delle proprie ragioni. Proprio in tempi in cui veramente c'è poco di certo sul modo di affrontare la pandemia e le restrizioni riguardano non solo un aspetto della libertà di culto ( la Chiesa può continuare a diffondere per TV e nei media tutte le celebrazioni possibili...) ma la libertà di spostarsi, di riunirsi, di insegnare nelle scuole, di andare a teatro a a un concerto, di fare sport. ecc. Perché esigere eccezioni o privilegi e non accettare di dover contribuire con tutti a superare l'epidemia, condividendo la situazione comune della nostra gente?
Quanto al contenuto, mi chiedo: veramente abbiamo come Chiesa italiana un comitato tecnico-scientifico che ci dia valutazioni migliori di quello governativo? E' nostra competenza una tale valutazione? D'altro lato, siamo veramente in grado oggi di assicurare nelle Messe con il popolo, che non vi sarà pericolo di contagio per i fedeli? Sapremo sanificare bene le chiese come richiesto alle fabbriche e ai negozi, con controlli delle ASL e relative sanzioni? Metteremo alle porte delle chiese il controllo della temperatura della gente, un puntuale conteggio del numero contingentato degli ingressi, lasciando fuori gli altri? Sapremo obbligare la gente a tenere in chiesa le distanze richieste, a portare le mascherine, con un servizio d'ordine che faccia uscire chi non si adegua? E il prete celebrerà con la mascherina e lascerà cadere l'ostia dall'alto sulle mani dei fedeli? Che Messe con il popolo sarebbero mai queste?
Una libertà senza responsabilità, lo abbiamo sempre predicato, non è vera libertà. Tanto più quando in gioco c'è la vita delle persone.
(Fonte: facebook)
Giovanni Ferretti*, presbitero della diocesi di Torino, è professore emerito di filosofia teoretica dell’Università di Macerata, di cui è stato per sei anni rettore. Si è occupato prevalentemente di filosofia contemporanea, filosofia della religione e dei rapporti tra filosofia e teologia.
Tra i suoi scritti, opere su Max Scheler, Kant, Husserl.
Su Levinas ha pubblicato: La filosofia di Levinas. Alterità e trascendenza, Rosenberg & Sellier, Torino 1996, 2010; Il Bene al-di-là dell’essere. Temi e problemi levinassiani, Esi, Napoli 2003.
Vedi anche il nostro post già pubblicato:
- «Non ne avevamo bisogno» I miei pensieri sullo scontro CEI-Governo di don Cristiano Mauri