II Domenica di Pasqua (A) 2020
Manifestazione di Gesù Risorto ai discepoli
a cura della Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G.
1. Ascolto orante
del vangelo di Giovanni (20,19-31)
1.
Siamo nel Tempo Pasquale: cinquanta
giorni fino alla Pentecoste, dono dello Spirito che porta a compimento la
Pasqua del Signore.
Questo Tempo è iniziato il giorno di Pasqua, giorno che, nel
computo della settimana ebraica, è venuto dopo il settimo giorno del sabato (cf. Gen 2,1-3) – così è scritto
nei vangeli –, e che quindi è considerato il giorno ottavo, un giorno nuovo
che si aggiunge ai sette giorni della settimana. Questo nuovo giorno è «il
giorno che ha fatto il Signore»: così ripete la Chiesa in questo tempo, con un
versetto, il v. 24, preso dal Salmo 118 («Questo è il giorno che ha fatto il
Signore, rallegriamoci ed esultiamo»). Questo giorno «fatto dal Signore» è opera della creatività di Dio: risuscitando il Figlio, colui che gli uomini
hanno scartato (cf. Sal 118,22), Dio ci ha donato un giorno nuovo, l’ottavo, un giorno senza tramonto, un
giorno che non avrà fine, il giorno in cui sperimentiamo, già qui e adesso, la creazione nuova, l’eternità, la
condizione di figli e figlie risorti davanti al suo Volto.
Adottando il calendario planetario, dove i
giorni assumono il nome dei pianeti, la Chiesa ha collocato il giorno della
Risurrezione del Signore nel settimo giorno dedicato al sole, dando a questo
giorno il nome di “Domenica”, cioè
“Giorno del Signore”. In questo giorno si celebra la memoria-attualizzazione
della Resurrezione del Signore. È
considerato il settimo giorno, perché
indica la pienezza, e nello stesso tempo è l’ottavo giorno, perché ci apre al giorno che non avrà fine, come si
diceva sopra.
Per queste ragioni la Pasqua come festa
annuale si celebra di Domenica e le altre domeniche dell’anno vengono celebrate
come Pasqua settimanale, la quale
conferisce senso e significato ai giorni
feriali della settimana, dove siamo chiamati a vivere come uomini e donne risorti in Cristo,
collaborando all’opera creativa di Dio, nel rispetto e nella cura amorevole di
ogni persona umana, dell’ambiente e della natura. È questo un impegno che noi
cristiani non possiamo più trascurare dopo la quarantena forzata a causa del
coronavirus.
2.
Con questa consapevolezza apriamo oggi con fiducia il vangelo di Giovanni al
cap. 20.
Facciamo una breve pausa di silenzio, chiedendo allo Spirito che ci apri alla
comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi.
Adesso leggiamo
attentamente e con calma la pagina del cap. 20 dal verso 19 fino al verso
31.
3.
La pagina del vangelo ci parla della manifestazione
agli apostoli del corpo di Gesù che
Dio ha trasfigurato risorgendolo dai
morti. Non si tratta di un’apparizione, nel senso di come noi intendiamo le
varie apparizioni mariane o di santi. No. È una manifestazione, che chiede da parte nostra un serio discernimento nella fede, così come allora è stato chiesto agli apostoli. Vale a
dire: discernere i segni della Presenza del Risorto in mezzo a noi, nella nostra esistenza e
nella nostra storia. Sì, perché Gesù Risorto non è un fantasma, uno spirito
vagante. È, invece, un corpo trasfigurato
(si legga la pagina del vangelo della trasfigurazione, ad esempio Mt 17,1-8,
che “anticipa” Gesù nella condizione di Risorto), e proprio perché “corpo” è
una presenza relazionale che si
manifesta nei “segni” e non
fisicamente.
Assieme agli apostoli, anche noi dobbiamo
saper discernere questi segni. E non
a caso la Chiesa intende i cinquanta giorni del Tempo Pasquale come tempo di mistagogia. La mistagogia, infatti, è
quella azione pedagogica finalizzata ad accompagnare verso un’autentica
esperienza di Dio. Quindi chiede il discernimento.
Riguardo ai segni della Presenza del Risorto, il vangelo di Giovanni, come
anche gli altri evangeli, li indicano chiaramente. Il Signore Risorto è
presente stabilmente («stette») in mezzo a noi:
- Nel “segno” della Pace (cf. Gv 20,19.21.26): là dove si opera per la pace, si creano
rapporti di fraternità, di amicizia vera, di giustizia, di solidarietà e di
accoglienza, là è presente il Signore Risorto.
- Nel “segno” del perdono (cf. Gv 20,23): là dove si vive l’esperienza faticosa e
creativa del perdono che riconcilia, che riapre una relazione, che dona un
futuro di speranza, là è presente il Signore Risorto. Notare che qui il dono
della capacità e responsabilità di perdonare è accompagnato dal soffio creativo dello Spirito ed è affidato a tutti gli apostoli e a tutti i cristiani, non soltanto ad
alcuni.
- Nel “segno” di un fianco trafitto e di una mano ferita (cf. Gv 20,27), segno di una
vita sofferta ma anche donata: là dove incontriamo un corpo ferito, torturato,
scartato, emarginato, escluso e disprezzato, là è presente il Signore Risorto;
là dove incontriamo persone (i santi della vita quotidiana, i santi della porta
accanto che non fanno notizia…) che donano la vita per gli altri, che non
badano esclusivamente ai propri interessi, che non vivono solo per se stessi,
ma hanno attenzione agli altri, là è presente il Signore Risorto.
Ecco, questi sono i segni che dobbiamo discernere. Non sono “apparizioni”. No. Sono
segni eloquenti che parlano attraverso le persone. E noi dobbiamo saperli
ascoltare e discernerli nella fede del Signore Risorto, perché sono segni che
ci permettono di uscire dalle nostre chiusure, come gli apostoli dalle loro
chiusure e paure. Solo così il Signore dirà di noi: «Beati quelli che non hanno
visto e hanno creduto!» (Gv 20,29).
Nei cinquanta giorni del Tempo Pasquale –
giorni di mistagogia e di discernimento – ci accompagni Maria, nostra Madre e Sorella nella fede e in umanità. Non è
scritto nei vangeli che a lei si manifestò il Figlio Risorto. Perché?
Don Tonino Bello nella sua fine
intelligenza spirituale delle S. Scritture diede questa risposta: perché non ne
aveva bisogno! Lei fu testimone della Risurrezione.
Gli altri, la Maddalena e gli apostoli, invece furono testimoni del Risorto.
Maria fu testimone della Risurrezione quando al “terzo giorno”
ritrovò Gesù nel Tempio (cf. Lc 2,46), quando nelle nozze a Cana – siamo anche
qui al “terzo giorno” – fa anticipare l’Ora del Figlio che dona il “vino bello”
della nuova alleanza pasquale (cf. Gv 2,1-11).
«Santa
Maria, donna del terzo giorno, destaci dal sonno della roccia. E l’annuncio che
è Pasqua pure per noi, vieni a portarcelo tu, nel cuore della notte. […] Vieni
prima tu, coi riflessi del Risorto negli occhi e con i profumi della tua
testimonianza diretta. […]
Santa
Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la
morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i
giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci
crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che
la fame, il razzismo, la droga, sono il riporto di vecchie contabilità
fallimentari. […]
E
che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore
saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera» (Don Tonino
Bello).
Apriamo adesso il Libro dei Salmi e
preghiamo con il Salmo 118, salmo pasquale
che ringrazia delle opere che Dio opera per noi, la più significativa: la Risurrezione del Figlio, che gli uomini
hanno scartato e che Dio, invece, ha posto a fondamento della nostra esistenza,
dedicando a lui anche un Giorno per gioire in lui e con lui.
2. Intercessioni
Il Signore Crocifisso Risorto
è il Vivente ed è sempre presente in mezzo alla comunità radunata nel suo nome.
Guidati dal suo Santo Spirito innalziamo al Signore Risorto le nostre preghiere
ed insieme diciamo:
R/ Donaci la tua
pace, Signore
- Abbi pietà della tua Chiesa,
Signore Gesù. Essa è sempre tentata di rinchiudersi nei suoi dogmi, nelle sue
paure, nei suoi privilegi. Come hai fatto quel giorno con i tuoi discepoli nel
cenacolo chiuso per la paura, così anche oggi torna a soffiare sulla Chiesa,
perché possa respirare a pieni polmoni e sia pronta ad aprirsi al mondo per
annunciare con la vita il tuo perdono la tua misericordia e la tua liberazione.
Preghiamo.
- Scenda, Signore Gesù, la tua
pace su tutti i popoli e su ogni terra. Fa’ che la dura esperienza di questa
pandemia possa tramutarsi da tragedia in un’occasione irripetibile per
riconsiderare il valore della vita e della dignità di ogni singola persona, non
riducibile a semplice consumatore o a forza lavoro a buon mercato. Preghiamo.
- Accogli, Signore Gesù, come
lode della tua gloria il silenzio liturgico di queste settimane. Accogli lo
smarrimento vissuto da tanti credenti per l’impossibilità di partecipare all’eucarestia
domenicale. Riversa su tutti e su ciascuno la tua luce e la tua sapienza,
perché si possa riscoprire la casa, chiesa domestica, e la stessa cella del
cuore come luoghi di incontro con Te. Preghiamo.
- Nella tua misericordia,
Signore Gesù, chinati su tutti i malati, su quanti sono costretti alla misura
della quarantena. Accompagna e dona forza al personale sanitario, a quanti sono
addetti alla vigilanza, al trasporto e alla raccolta dei rifiuti. Dona pazienza
e comprensione a quanti si ritrovano in difficoltà economiche o privi della
necessaria assistenza. Preghiamo.
-
Davanti a te, Signore Gesù, assieme ai nostri parenti e amici defunti, ci
ricordiamo delle numerose vittime del coronavirus (pausa di silenzio); come pure ci
ricordiamo di tutti i migranti che continuano a morire nel mare e delle vittime
delle varie guerre disseminate nel mondo. Dona a tutti di partecipare alla tua
Risurrezione. Preghiamo.
-
Pregare il Padre Nostro…
-
Concludere con la seguente preghiera:
Ascolta la nostra
preghiera Signore Gesù. Fa’ che sappiamo essere cristiani veri e sinceri nella
pace, nella misericordia e nella comunione fraterna. Te lo chiediamo perché sei
nostro Fratello e Pastore misericordioso, vivente nei secoli dei secoli. AMEN
- PREGARE IN FAMIGLIA - Preparare in casa l’“angolo della preghiera” a cura della Fraternità Carmelitana di Barcellona P.G.