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sabato 11 aprile 2020

Sabato Santo e Veglia Pasquale (A) 2020 - Con Maria in silenzio e in preghiera in attesa della Risurrezione del Signore a cura della Fraternità Carmelitana di Barcellona P.G.

Sabato Santo e Veglia Pasquale (A) 2020 
Con Maria in silenzio e in preghiera 
in attesa della Risurrezione del Signore
a cura della Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G.

1. Il Sabato Santo con Maria
1. Il Sabato Santo – terzo giorno del Triduo Pasquale – è considerato giorno “aliturgico”, poiché non si celebra né la Liturgia della Parola, né la celebrazione dell’Eucaristia. In realtà, in questo giorno si prega con la Liturgia delle Ore, che è la preghiera della Chiesa. Si prega in un clima di silenzio contemplativo in attesa della Risurrezione del Signore e della nostra Risurrezione. Perciò il giorno del Sabato Santo è il giorno dell’Attesa e della Speranza.

2. Nella tradizione cristiana c’è chi ha voluto conferire a questo giorno di preghiera, di silenzio, di attesa e di speranza una tonalità mariana. Si tratta di vivere il Sabato Santo con Maria, nostra Madre e Sorella, in attesa della Risurrezione del Signore, così come con Maria, la vigilia della Pentecoste (cf. At 1,14), si vive l’attesa del dono dello Spirito Santo.
I vangeli non ci testimoniano la presenza di Maria al sepolcro di Gesù. Il vangelo di Giovanni, come abbiamo ascoltato ieri nella narrazione della Passione, è il solo che ci testimonia la presenza di Maria accanto alla Croce, assieme al discepolo amato (cf. Gv 19,25-27).
Quella di Maria accanto alla Croce, evento pasquale del Signore, è una presenza significativa. Qui ella sta in piedi, con fede salda, accanto a colui che è stato ingiustamente crocifisso. Senza banalizzare il dramma e il dolore, ella, l’Addolorata, sta in piedi come Madre e come Discepola, vivendo il dramma, con maturità umana e fede salda, facendosi partecipe del mistero della passione del Figlio, che è rivelazione dell’amore appassionato di Dio per l’umanità.
Accanto alla Croce c’è anche il “discepolo che Gesù amava”, figura tipico-rappresentativa di tutti i discepoli amati da Gesù e dal Padre suo, perché che vivono in conformità alla parola del vangelo (cf. Gv 14.21) e seguono Gesù sulla vita della Croce (cf. Lc 9,23).
Dall’alto della Croce, Gesù consegna alla madre il discepolo amato, come Madre spirituale di tutti i credenti. Ella, chiamata «Donna», è costituita, per volontà di Gesù, Madre della Chiesa, con la missione di radunare nell’unità in Cristo i figli dispersi (cf. Gv 10,16; 12,32) e diventare per loro un modello esemplare di vita cristiana, com’è compito di ogni padre e madre spirituale (cf. 1Cor 4,15-16; 1Ts 2,7-8). Inoltre, Gesù consegna al discepolo amato la madre, che l’accoglie «con sé», nella sua casa e nella sua esistenza umana e cristiana, come un tesoro prezioso da custodire, come il valore di una testimonianza di fede da interiorizzare.
Se Maria sta nell’Ora della Croce, nel Venerdì Santo, certamente sta – anche se non fisicamente – nell’Ora della Sepoltura del Signore, nel Sabato Santo. Vivere il Sabato Santo con Maria, vuol dire viverlo alla luce della sua fede salda. È come se in questo giorno tutta fede della Chiesa si raccoglie in Maria. Mentre i discepoli sono fuggiti e vivono nella tristezza, nello smarrimento e nell’incertezza del futuro (cf. Lc 24,17.19-21), è Maria che mantiene salda e viva la fede e la speranza nella Risurrezione di Gesù, conservando e meditando nel suo cuore gli eventi del Figlio e la sua parola che preannunciava (cf. Lc 9,22 e par.) il suo patire, la sua morte e la sua risurrezione al “terzo giorno” (il “giorno della salvezza”: cf. Os 6,1-2).

3. Ma qual è il significato peculiare del Sabato Santo? Normalmente ci sfugge, perché di solito questo giorno, vigilia di Pasqua, è dedicato alla preparazione frenetica della Veglia Pasquale della Notte e alla spesa al supermercato... Quest’anno la quarantena forzata può diventare per noi cristiani – se lo vogliamo – l’occasione per riflettere e vivere il tempo della preghiera, dell’attesa e della speranza del Sabato Santo, in vista della liturgia domestica della Veglia Pasquale della sera (la proposta è più avanti).
Il Sabato Santo, allora, è il giorno in cui Cristo si riposa nella terra, come il chicco di grano seminato nel terreno in attesa di germogliare (cf. Gv 12,24); ma è anche il giorno in cui egli discende agli inferi, ovvero negli abissi più profondi della terra, prende per mano, lui il giusto, tutti coloro che sono in attesa della salvezza e tutti gli ingiusti che sono prigionieri nelle tenebre del non-senso, li fa risalire e li riconduce a Dio Padre. È quanto leggiamo nella seconda Lettera di Pietro 3,18-19. È questa una verità di fede che viene affermata anche nel Credo: «… fu crocifisso, morì e fu sepolto: discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte».

4. Visto che il Credo pone la discesa agli inferi in connessione con la sepoltura, è opportuno soffermarsi sulla sepoltura del Signore. Leggeremo e mediteremo sulle pagine di Matteo 27,57-61 e di Giovanni 19,38-42. 


a) Nella pagina di Mt 27,57-61 si narra di un discepolo di Gesù che appare per la prima volta qui al sepolcro (Luogo del Memoriale) sia nel vangelo di Mt, sia negli altri vangeli: Giuseppe di Arimatea. Questi chiede a Pilato il corpo di Gesù. Pilato dispone che gli venga consegnato. Giuseppe «prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era scavato nella roccia…» (vv. 59-60).
Notiamo che Giuseppe di Arimatea ha lo stesso nome di Giuseppe, lo sposo di Maria. Possiamo dire che il vangelo di Matteo, in un certo senso, si apre con Giuseppe, lo sposo di Maria (cf. Mt 1,19-25), e si chiude, in un certo senso, con Giuseppe di Arimatea il discepolo di Gesù.
C’è una certa assonanza tra i due. Giuseppe lo sposo di Maria è chiamato ad accogliere, a “prendere con sé Maria” e, implicitamente, anche Gesù, a chiamarlo “Gesù” dopo la nascita, cioè ad invocarlo come “Dio salva” (questo è il significato del nome), e a diventare il custode di Gesù, a prendersi cura di colui che è il dono gratuito di Dio per l’umanità, dono gratuito di Dio perché non è stato Giuseppe a generarlo.
Anche Giuseppe di Arimatea, come vero discepolo, si prende cura di Gesù, prende il suo corpo, cioè accoglie la sua persona, il suo stile di vita, e lo depone nel sepolcro (Luogo del Memoriale), nel “grembo materno” della terra, così come si deposto un seme, affinché possa germogliare il frutto, la vita nuova.
Sì, il corpo di Gesù riposa come seme fecondo nel grembo della terra. È già questo un segno di speranza e di vita. E non a caso di fronte alla tomba troviamo comunque la presenza di due donne, Maria di Màgdala e l’altra Maria, che di per sé, in quanto donne, evocano la vita. E sono donne che stanno in silenzio a contemplare il Luogo del Memoriale.

b) Nella pagina di Gv 19,38-42 incontriamo lo stesso Giuseppe di Arimatea, discepolo di Gesù, che chiede di prendere/accogliere il corpo di Gesù. Pilato glielo concede. Al sepolcro (Luogo del Memoriale) giunge anche Nicodemo, colui che ebbe un dialogo notturno sulla possibilità di rinascere alla vita anche quando si è anziani (si legga: Gv 3,1-15). Nicodemo porta con sé piante aromatiche per la sepoltura di Gesù, «circa trenta chili di una mistura di mirra e aloe».
È interessante notare che questa mistura molto profumata era usata come incenso per il culto nel Tempio di Gerusalemme, come a dire: Nicodemo riconosce il corpo di Gesù come il vero Tempio. D’altronde lo aveva affermato lo stesso Gesù in Gv 2,18-22 e in 19,31 il sangue e l’acqua che escono dal suo fianco, evocano la visione di Ezechiele dell’acqua che esce dal Tempio e che risana tutto (cf. Ez 47,1-12).
Ma questa mistura evoca anche le vesti del Messia Re e Sposo, come prega il Salmo 45,9, come a dire: Nicodemo riconosce Gesù come Messia, Re e Sposo della Chiesa e dell’umanità.
Entrambi, Giuseppe e Nicodemo depongono Gesù nel sepolcro, Luogo del Memoriale, ovvero nel grembo della terra, come seme che deve marcire per germogliare. D’altronde Gesù stesso aveva paragonato la sua morte e resurrezione all’“accadimento” del seme che cade nel terreno per marcire e poi fiorire e dare frutto (si legga: Gv 12,24). E riguardo al sepolcro come “grembo materno”, Gesù stesso aveva parlato della sua morte e risurrezione come parto doloroso e gioioso (si legga: Gv 16,21-23).

Ecco: con Maria, Donna del Sabato Santo (così l’ha invocata il card. C. Martini), contempliamo nella preghiera e nel silenzio la presenza feconda di Gesù nel grembo della terra e in particolare nei luoghi più oscuri della nostra esistenza e della storia di questo nostro mondo. Gesù, come seme, “cade” nella terra, nella nostra storia, e questo suo “cadere” suscita un “accadimento”, un evento di vita nuova, una speranza per il futuro. Perciò con Maria attendiamo la Risurrezione di Gesù e in Lui la nostra Risurrezione.

«Ecco il silenzio riempire il cielo
da quando il sangue cessò di fluire;
ora anche il figlio, pur vivo, taceva,
la madre invece da sempre taceva. […]

Quando su tutto si infranse il suo urlo,
ecco si infranse il velo del tempio
da cima a fondo, la terra fu scossa:
mai si è udito un simile urlo. […]

E tutto dentro la notte avveniva,
la grande notte discesa nel giorno:
è sempre notte l’assenza di Dio,
la nostra notte che ancora ci avvolge!

Finita, madre, anche tu nella notte?
Ma tu credevi per tutti da sola:
invece noi non abbiamo mai scampo,
sempre a scegliere o fede o paura.

Ti giunga almeno fra tanta rovina
il grido raro di quanti confessano
che il vero figlio di Dio era lui,
e che ogni vittima è sempre tuo figlio.

(Davide M. Turoldo)


2. Veglia Pasquale
1. Proponiamo, se è possibile, una liturgia domestica della Veglia Pasquale: scegliere la lettura dell’Esodo (Es 14,15-15,1) con il salmo corrispondente del cantico di Mosé (Es 15), poi la lettura di Paolo ai Romani (Rm 6,3-11) con il Salmo 118, quindi il vangelo della Risurrezione secondo Matteo 28,1-10. Poi il rinnovo delle promesse battesimali e le invocazioni con la preghiera conclusiva.
Sarebbe significativo se alla veglia pasquale seguisse subito dopo la cena come agape fraterna della famiglia alla presenza di Cristo Risorto.

2. Riguardo alle letture bibliche prima del vangelo. Ne abbiamo indicate due, ma, se si vuole, si possono scegliere anche le altre proposte dalla liturgia. Nell’insieme le letture prima del vangelo sono otto e mostrano il percorso della storia della salvezza nella prospettiva della Pasqua del Signore.
Ma prima di indicare le letture, è importante evidenziare che noi nella Veglia di Pasqua non vegliamo da soli: vegliamo con Dio. Anzi, è lui che veglia per primo, e noi con lui, affinché impariamo a fare Pasqua, cioè a “passare”, a fare “un salto di qualità” da una esistenza vecchia e senza significato, ad una esistenza nuova e autentica. Così è scritto in Es 12,42: «Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra di Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli israeliti, di generazione in generazione».
Ecco, allora, luce della Pasqua l’itinerario che ci propongono le otto letture bibliche prima del vangelo della Risurrezione.
Con la prima lettura (Genesi 1,1-2,2) siamo chiamati a prendere coscienza che la risurrezione in Cristo per noi è una nuova creazione animata dallo Spirito del Signore.
Con la seconda lettura (Genesi 22,1-18) siamo chiamati a prendere coscienza che Dio non vuole sacrifici umani, perché l’unico sacrificio che egli gradisce è quello dell’obbedienza alla sua Parola.
Con la terza lettura (Esodo 14,15-15,1) siamo chiamati a prendere coscienza che abbiamo bisogno di essere liberati dalle nostre molteplici schiavitù che mortificano la nostra dignità di persone umane e di figli e figlie di Dio.
Con la quarta lettura (Isaia 54,5-14) siamo chiamati a prendere coscienza che il nostro Dio è uno Sposo fedele nell’amore e nella misericordia. È questa sua fedeltà che ci sostiene.
Con la quinta lettura (Isaia 55,1-11) siamo chiamati a prendere coscienza che l’acqua della Parola di Dio e del suo Spirito purifica e rinnova la nostra esistenza.
Con la sesta lettura (Baruch 3,9-15.32-4,4) siamo chiamati a prendere coscienza che stare lontani dalla Parola di Dio, dalla sua sapienza, vuol dire vivere in esilio lontani da lui. E allora è necessario ritornare a lui, compiere un vero cammino di conversione.
Con la settima lettura (Ezechiele 36,16-28) siamo chiamati a prendere coscienza che solo Dio può cambiare il nostro cuore di pietra in cuore di carne, e renderlo capace di amare come lui ama noi.
Con l’ottava lettura (Romani 6,3-11) siamo chiamati a prendere coscienza del nostro battesimo, della nostra immersione nella sua morte e nella sua sepoltura, per risorgere con lui e camminare in una vita nuova.
Con il Vangelo (Matteo 28,1-10) siamo chiamati a contemplare il giorno nuovo della Pasqua, il giorno che ha fatto per noi il Signore: il giorno della Risurrezione che sta a fondamento della nostra esistenza cristiana. Gesù Risorto continua ad essere accanto a noi come il nostro Fratello e compagno di viaggio: «Non temete. Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea, là mi vedranno».



3. Lo schema della liturgia domestica della Veglia Pasquale:
-Si inizia con il segno della Croce e con la Preghiera letta da uno della famiglia. Ecco la preghiera:
O Dio che illumini questa santissima notte con la luce della risurrezione del Signore, ravviva nella nostra famiglia e in tutte le famiglie e in tutte le comunità cristiane del mondo il nostro essere tuoi figli, rinnovati nella Pasqua del tuo Figlio Gesù. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. AMEN.

-Segue la lettura e l’ascolto della Parola di Dio (scegliere le letture come indicato sopra, e i lettori).
- Dopo la lettura del Vangelo, una pausa di silenzio, e poi la Rinnovazione delle promesse battesimali, le Invocazioni, il Padre Nostro e la Preghiera conclusiva.

Segue, se è possibile, la cena della famiglia.

3. Rinnovo delle promesse battesimali
Lettore 1: Il nostro essere qui stasera, esprime una precisa scelta nella sequela di Cristo, nostro Unico Signore e Maestro, morto a causa dei nostri tradimenti e risorto per la fedeltà di Dio alle sue promesse.
La Chiesa ci invita a riprendere in mano la nostra vita per presentarla al Padre, rinnovando le promesse del Santo Battesimo, attraverso le quali, in prima persona, ci impegniamo a servire Dio secondo la logica delle beatitudini nella santa Chiesa Cattolica.

Rinunziate al peccato, al riconoscere all’economia o alle armi le uniche leggi capaci di regolare i rapporti umani; rinunciate ad ogni forma di indifferenza e di superficialità, per vivere nella libertà costosa dei figli di Dio? Rinunzio!
Rinunziate alla facile seduzione del male, alle suggestioni della violenza e della ritorsione, alla pratica della corruzione, per non lasciarvi dominare da simili schiavitù? Rinunzio!
Rinunziate ai rancori, alle vendette, ad ogni forma di violenza e di guerra e a tutto ciò che prepari ad essa? Rinunzio!
Credete in Dio, padre di Misericordia, sostegno del debole e dell’indifeso, che chiama tutte le creature umane a vivere come una sola famiglia? Credo!
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio e nostro Signore, Agnello di Dio che ha dato la sua vita per noi, che nacque da Maria Vergine, morì sotto Ponzio Pilato, fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre? Credete nella sua Parola che ci rende figli liberi e nel suo Regno di condivisione e di pace? Credo!
Credete nello Spirito Santo, spirito di fedeltà e di coraggio, di pace e di amore? Credete la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne e la vita eterna?Credo!

Tutti: Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa e noi, nella fedeltà a Cristo Signore, chiediamo al Padre, nello Spirito, di poter crescere in essa, ogni giorno della nostra vita. AMEN.

4. Invocazioni
Lettore 2: In risposta alla Parola che ci salva, presentiamo al Padre della Luce, la nostra lode e la nostra intercessione. Preghiamo insieme dicendo: 

R./ Gloria a te, Signore!

- Ogni credente sia nella gioia: ogni cristiano entri con allegrezza nella gioia del suo Signore. R./
- Chi ha lavorato dalla prima ora riceva la sua ricompensa: chi è giunto all’ultima ora non tema per il suo ritardo. R./
- Il Signore è pieno d’amore: accoglie l’ultimo come il primo, dà la sua liberazione a tutti. R./
- Entrate tutti nella gioia del Signore: donne e uomini, bambini e ragazzi: attenti e distratti, onorate questo giorno. R./
- Nessuno pianga il suo peccato: il regno è stato aperto a tutti. Nessuno tema la morte: il Signore l’ha vinta per sempre. R./

- Pregare il Padre Nostro

- Concludere con la seguente preghiera:
A te Signore, presentiamo la nostra vita e la nostra preghiera: Tu sostienila col tuo Santo Spirito e trasformaci ad immagine del tuo Figlio Crocifisso e Risorto, che vive e regna con te nei secoli dei secoli. AMEN.
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